Prima in Italia lo sport nazionale era salvare Fiat, ora è diventato salvare le banche. DI NUOVO.

Per decenni in Italia i vari governi sembrava avessero come hobby principale il rifondere le perdite del gruppo Fiat con denaro pubblico.

Ora, dopo aver spremuto tutto il possibile, Fiat è delocalizzata all’estero, e bisognerà pur usare una buona quantità di soldi NOSTRI per andare al salvataggio di aziende private, che magari evadono le tasse, dichiarano perdite inventate come si inventano il denaro che prestano a tassi usurai?

Si, il diktat imperante dei governi attuali è: SALVIAMO LE BANCHE.

Ma quante volte bisogna salvarle, specie sapendo che nascondono i loro fondi neri in paradisi fiscali?

A Bruxelles passa di mano in mano nelle ultime settimane una presentazione preparata alla BCE.

Il suo messaggio, espresso in grafici, è inconfondibile: la stretta al credito in Italia o altrove nel Sud Europa continua, ma non è per mancanza di liquidità, bensì per le sofferenze (e vi rimando ad un altro articolo che spiega come le banche le creano), la montagna dei prestiti a rischio di insolvenza (o già in default) prodotti dalla recessione e ora arenati nei bilanci delle banche.

Forse Bruxelles finge di non sapere che queste sofferenze sono create dalle banche stesse nel momento in cui chiedono il rientro immotivato da un giorno all’altro alle aziende, che quindi si trovano spiazzate, senza più il polmone del credito, dopo essere state alimentate e derubate per anni: da qui parte la crisi. Altro che fandonie.

Seguendo comunque il “consiglio” della BCE, Palazzo Chigi e il Tesoro stanno lavorando ad un progetto ambizioso ed ovviamente utile SOLO ALLE BANCHE, nonostante cerchino di farlo passare per un passo decisivo per la ripresa economica: rimuovere parte delle sofferenze. 

Come se fossero queste che impediscono alle banche di fare il loro lavoro: prestare denaro. Io sono invece convinta che questo passaggio serva solo per ripulire l’assetto patrimoniale bancario, perchè sulla base degli accordi di Basilea, queste sofferenze costano tantissimo alle banche ed impongono loro sempre maggiori riserve di garanzia.

Ad ogni modo, il geniale ed “innovativo” metodo individuato è farlo grazie agli acquisti di titoli sul mercato da parte della stessa Bce: quello che gli addetti ai lavori chiamano “quantitative easing”.

A settembre la Banca centrale guidata da Mario Draghi ha lanciato un programma di interventi su pacchetti di titoli privati (gli Abs, assetbacked securities) fino a 500 miliardi di euro. L’idea alla quale si lavora in Italia è far comprare alla Bce dei pacchetti di Abs che raccolgano parte dei crediti deteriorati delle banche italiane: prestiti alle imprese o mutui alle famiglie sui quali i debitori sono in ritardo o già in parte insolventi. Poiché si tratterebbe in gran parte di titoli di bassa qualità, la Bce verrebbe incoraggiata a comprarli grazie alla garanzia dello Stato italiano. In altri termini la Bce verrebbe rimborsata dal Tesoro in caso di ulteriori perdite, dopo aver acquisito quei titoli già a sconto rispetto al valore originario dei prestiti.

Se non avete capito bene, rileggete le righe qua sopra: la BCE compra le carte stracce delle banche, con GARANZIA DELLO STATO, OVVERO DEI NOSTRI SOLDI, DI VENIRE RIPAGATA DAL TESORO IN CASO DI ULTERIORI PERDITE, PRATICAMENTE CERTE. 

Eh si, proprio utile all’economia reale. Chissà quante tasse stanno pensando per poter REGALARE SOLDI ALLA BCE, BANCA CENTRALE EUROPEA DI PROPRIETA’ PRIVATA.

La proposta per liberare le banche di almeno 50 dei loro 180 miliardi di sofferenze è contenuta in un documento già inviato a Draghi e alla Banca d’Italia. Su di essa Matteo Renzi lavora da settimane con il Tesoro e i suoi stessi consiglieri. In realtà l’idea di intervenire per ridurre i crediti deteriorati era già stata discussa in un incontro di quest’autunno fra lo stesso premier, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Rimuovere le sofferenze delle banche con un’azione di governo è una priorità per la ripresa e, da anni, un tabù della politica. La Banca d’Italia ha pronto da tempo uno schema di “bad bank”, un veicolo finanziario sostenuto da garanzie pubbliche che riassorba dalle banche i crediti deteriorati. Per ora però non si è mai passati dagli studi alla pratica: sia il governo di Enrico Letta che l’attuale hanno a lungo esitato di fronte alla scelta, impopolare, di aiutare le banche con denaro dei contribuenti.

La proposta a cui si lavora in queste settimane non nasce nel governo. La firmano Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, il banchiere ed ex ministro del Bilancio Rainer Masera, gli economisti della Cdp Edoardo Reviglio e Gino del Bufalo, l’ex direttore generale dell’Abi Giuseppe Zadra e Marcello Minenna della Consob.

Tutta gente per bene che ha a cuore gli interessi dei cittadini italiani: la Cassa depositi e prestiti è in mano cinese, Masera ex Goldman Fucks si è dimesso da presidente di Banca Marche per i mancati contributi del mondo imprenditoriale locale in aumento di capitale, mandando in commissariamento la banca; per non parlare di Reviglio e Del Bufalo, ex Cassa depositi e prestiti, degli ex Abi e Consob, che si sveglia a distanza di un anno nel contestare il bilancio di Banca Carige.

Il tentativo è dunque di usare il quantitative easing della Bce per liberare le banche italiane della zavorra.

Circa 50 miliardi di prestiti originari posso essere venduti all’Eurotower a 20 miliardi circa. Eventuali perdite ulteriori per circa il 40%, a causa dei default dei debitori, comporterebbero poi per il governo un indennizzo di 8 miliardi all’Eurotower.

 In Italia non era mai accaduto che consumatori ed utenti truffati e taglieggiati dalle banche, costretti a pagare tassi ( +1,19 % sui mutui) e costi dei servizi bancari più elevati dell’Ue (231 euro contro 114), dovessero pagare –tramite la fiscalità generale- anche i lauti pasti dei banchieri con la garanzia statale di 179,2 mld di euro di sofferenze, in parte prodotti dalla recessione, in larga misura frutto dei crediti clientelari allegramente elargiti dalle banche di sistema dei  Bazoli e Profumo di turno a Zalesky, Zunino ed altri loro amici e sodali.

Il progetto a cui Palazzo Chigi e il Tesoro stanno lavorando con l’obiettivo di cedere buona parte della montagna di sofferenze bancarie, pari a 179,255 miliardi di euro (dati fermi ad ottobre 2014), per far acquistare a Bce pacchetti di Asset backed securities (o ABS)con un procedimento di  securitisation cartolarizzato analogo ed ancor più pericoloso dei mutui sub prime che generarono nel 2007 la crisi sistemica, per far scorporare dai bilanci delle banche crediti deteriorati, impacchettati con la garanzia statale, è un vero e proprio aiuto di Stato mascherato, un abuso di potere che occorre contrastare per la sua altissima nocività ai danni della fiscalità generale.

Diciamola tutta:  un vero e proprio aiuto di Stato mascherato,  per salvare le dorate poltrone di banchieri adusi a privatizzare i profitti con fior di dividendi alle fondazioni bancarie anche con bilanci in passivo, socializzando le perdite frutto di politiche creditizie imprudenti e scellerate.

Allora chiedo, perchè LE BANCHE E NON TUTTE LE AZIENDE CHE SONO FALLITE PER COLPA DELLE BANCHE, FACENDO PERDERE MILIONI DI POSTI DI LAVORO E PORTANDO L’ITALIA AL RATING SPAZZATURA?

Si parla di aziende private. Se dev’esserci aiuto di Stato, che sia per tutti, non certo per queste associazione a delinquere perchè lo impongono i figli di Troika.

Ammettiamolo: l’Italia è in default e questo è l’ultimo passo per buttarci nel baratro. 

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