Report: puntata del 10 aprile sulle Banche Popolari

Ieri sera a Report è andato in onda uno dei momenti più tristi (purtroppo non l’unico) degli ultimi anni della storia del sistema bancario italiano: la truffa ai danni degli azionisti delle banche popolari.

Quotazione azioni manipolate da professori bocconiani, contratti falsi, mancata corretta informazione ai sottoscrittori, clienti obbligati a comprare azioni per avere credito, impossibilità di vendere le azioni ed obbligazioni perchè non quotate sul mercato: reati ipotizzabili? UNA MAREA. Anche se il Procuratore Capo della Procura di Vicenza dice… “potrebbe”…

Verso chi?

I CDA delle banche, fino a tutti gli impiegati che hanno venduto questa spazzatura, per passare poi da Banca d’Italia, che si, ha commissariato, ma sapeva dal 2001 e non si è rivolta alla Polizia Giudiziaria, sentirete perchè. E LA POLITICA, UN GOVERNO RENZI VERGOGNOSO che ha permesso il compiersi dell’ultimo atto.

Le banche popolari sono le banche del territorio con migliaia di clienti che ricevono finanziamenti, ma che sottoscrivono anche azioni e obbligazioni perché si fidano dei dirigenti e degli impiegati che conoscono da anni. Quando Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Etruria vanno in crisi, si applica il bail-in, che per legge obbliga migliaia di azionisti e obbligazionisti a intervenire per salvarle e così alla fine perdono tutto. Ma come si è arrivati a questo? Banca Etruria è la più nota alle cronache perché il vicepresidente era il papà della ministra Maria Elena Boschi, e oggi è indagato per concorso in bancarotta fraudolenta. Dalle indagini emergono, con le responsabilità, anche liquidazioni milionarie per i manager e crediti concessi ai membri del cda senza le dovute garanzie. Nei guai sono finite anche le popolari venete, Veneto Banca e Bpvi, dove avevano gonfiato il prezzo delle azioni, che alla fine del 2014 valevano 62 euro e oggi 6 euro e 30. Quando il valore ha cominciato a crollare quasi nessun azionista ha potuto vendere. Tra coloro che ci sono riusciti anche Bruno Vespa che, intervistato, ci spiega come ha fatto. Dalle inchieste della magistratura emerge anche che la popolare, per gonfiare il capitale, finanziava l’acquisto di azioni per milioni di euro garantendo solo a pochi selezionati soci, con lettere segrete, il riacquisto. Gianni Zonin, grande produttore di vini ed ex dominus della popolare, oggi indagato per bancarotta, ha trasferito il suo patrimonio a moglie e figli.

Ma come si è arrivati a questo punto se tutte le banche erano commissariate da Banca d’Italia?

E a Bruxelles ci spiegano come funzionano le regole europee e come sono andate le trattative intraprese dal nostro governo per evitare di far pagare i danni agli obbligazionisti. Vista da fuori sembra che l’Europa a noi italiani non conceda di salvare banche e aziende con aiuti di stato mentre, per esempio, alla Germania sì. E’ veramente così? Risponde anche Daniéle Nouy, presidente della Vigilanza della Bce.

TROVO NECESSARIO CHE TUTTA LA TRASMISSIONE, SIA NEL TESTO CHE NELLE IMMAGINI, SIA DIVULGATA IL PIU’ POSSIBILE, AFFINCHE’ NON ACCADA PIU’ NULLA DEL GENERE E LE PROCURE SI MUOVANO VERSO QUESTO LADROCINIO.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA PUNTATA E I VIDEO.

“SALTIMBANCHE”
Di Giovanna Boursier
Collaborazione Cinzia Gubbini
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Oggi le banche, le popolari, quelle di cui ti fidi perché conosci da sempre gli
impiegati e magari pure il direttore. Che cosa hanno fatto? E perché salta fuori
solo adesso che i grandi clienti non pagano i debiti? Per esempio, in Etruria,
dove la sua parte l’ha fatta anche l’ex vicepresidente Pier Luigi Boschi,
diventato famoso per via della più nota figlia Maria Elena, soffre per 2 miliardi
di euro. Soffrono anche i suoi obbligazionisti, che dalla banca non vedranno più
niente. Bene. Il governo ha varato le riforme; chi riguarda e cosa cambia.
Le nuove regole dell’Europa: quando una banca va male chi paga? E poi il
sospetto che in Europa contiamo poco perché oltre le banche, vedremo, ci sono
anche le aziende: quando la Francia aiuta la Peugeot va bene, se noi diamo
una mano all’Ilva, tante storie. Cominciamo con la Popolare di Vicenza, e
Veneto Banca con la nostra Giovanna Boursier.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
La Banca Popolare di Vicenza esiste da 150 anni. Non è quotata, ma è la
decima banca d’Italia e in Veneto è la prima popolare, che vuol dire: al servizio
del territorio e dei cittadini.
PROMO DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA
“Tornano i tempi dove una banca non ti guarda troppo dall’alto, né troppo dal
basso. Dove una banca, fa solo la banca”.
UOMO
C’è stata una vigilanza assolutamente carente e quindi qualcuno ne dovrà
rispondere.
GIOVANNA BOURSIER
Ma voi come siete diventati azionisti?
DAVIDE LUNARDON – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Allora, noi siamo diventati azionisti perché ci hanno venduto queste azioni
come un investimento sicurissimo. Perché la Banca Popolare di Vicenza non è
una banca quotata in borsa, quindi con le speculazioni dei mercati finanziari ci
dicevano “metti, compra le azioni della nostra banca che è una banca solida è
una banca del territorio”.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Negli ultimi 20 anni il valore delle azioni arriva a superare 10 volte quello di
UniCredit. Nel 2014 vale 62 euro e 50. Poi nel 2015 arriva l’ispezione della BCE
e l’azione scende a 48 euro. E chi vuole vendere non può, perché l’azione è
bloccata.
DAVIDE LUNARDON – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Ci hanno raccontato una marea di frottole. Ti mostro anche dei documenti che
ci mandava la banca! Questo è un documento datato 14 luglio 2014. Certifica il
valore dell’azione di 62 euro e 50, documento firmato da Samuele Sorato,
Direttore Generale della Banca Popolare di Vicenza. Sei mesi dopo il titolo
perdeva il 23% e si rendeva un titolo illiquido, cioè noi non abbiamo la
possibilità di prendere i nostri risparmi!
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Sono 117mila i risparmiatori che restano a guardare azioni che continuano a
scendere. Imprenditori, operai, pensionati e persino gli impiegati della banca.
GIOVANNA BOURSIER
Sua mamma è azionista di Banca Popolare di Vicenza?
ELISABETTA GATTO
Sì, sì perché era una cosa, avere come oro, era una cosa che potevi vendere in
qualsiasi momento, dicevano loro! Adesso che è invalida ha bisogno di pagare
le rette della casa di riposo e adesso che ci servono i soldi non ce li danno, e li
perderemo anche tutti.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
A Vicenza quasi tutti hanno in casa un problema legato alla Popolare. La
mamma di Martina ha tentato il suicidio.
GIOVANNA BOURSIER
Cioè per lei il problema della banca, dei soldi persi in banca è il problema che…
MARTINA FACCI
Sì, sì, sì: lei non era così.
GIOVANNA BOURSIER
Quanto perdevano in totale?
MARTINA FACCI
Hanno perso sui 50mila euro.
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Io nel 2014 la Banca Popolare di Vicenza mi ha lusingato e rassicurato sulle
azioni della Popolare di Vicenza che io non ho mai preso in vita mia! Io non
sono mai stato socio, non ho mai investito soldi in borsa, non ho mai giocato
con niente. La mia risposta è stata: posso anche farlo se mi garantite che non
c’è una minima percentuale di rischio e questo me l’hanno garantito al 1000
per 1000.
GIOVANNA BOURSIER
Quanto ci ha investito?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
65mila miei e 65mila mia moglie.
GIOVANNA BOURSIER
Spero non fosse tutto quello che avevate risparmiato…
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Sì, una vita di lavoro.
GIOVANNA BOURSIER
Ma lei ha dei contratti di questo?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Mi han messo là un pacco di carte e io non ho letto neanche una, nella fiducia
che avevo, della persona che avevo davanti, non ne ho letto neanche una, e ho
firmato.
GIOVANNA BOURSIER
Prima di firmare bisognerebbe leggere?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Purtroppo sì. Adesso ho capito.
GIOVANNA BOURSIER
E ci sono cose inesatte? Scusi: conosce i titoli di stato, Bot, Ctz, Btp e
eccettera?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
No.
GIOVANNA BOURSIER
Però c’è scritto sì. Conosce i certificati di deposito?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
No.
GIOVANNA BOURSIER
Qui c’è scritto sì.
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Non ho neanche la terza media.
GIOVANNA BOURSIER
Mai più? Eh?
ELIA BORGO – AZIONISTA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Mai più proprio. Ma neanche più banca.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Come funzionavano le cose dentro la Popolare di Vicenza, Banca d’Italia lo sa
dal 2001, quando durante un’ispezione sanziona i vertici perché il valore
dell’azione non era ispirato da criteri di oggettività, ma deciso dai consiglieri
della banca mettendosi d’accordo tra loro. Lo ribadisce nel 2008: “manca il
parere di esperti indipendenti”. E nel 2009: “il prezzo non è adeguato alla
redditività”. Nel 2011 arriva l’esperto, il prof. Bini della Bocconi, che alza il
prezzo a 62 euro e 50.
AL TELEFONO MAURO BINI – UNIVERSITÀ BOCCONI
Io sono convinto che il titolo non fosse sovrastimato. Era un prezzo in realtà
che veniva determinato sulla base in realtà dei piani aziendali e delle dotazioni
patrimoniali delle banche.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Quindi la banca è sempre solida fino a quando 2 anni fa a vigilare arriva la Bce
e dice: le garanzie sui crediti non sono sufficienti, dovete aumentare il capitale.
La perdita nel 2014 è di 758 milioni. A quel punto l’azione crolla.
GIOVANNA BOURSIER
Le hanno detto che non andava bene, per questo lei smette di fare la
valutazione del prezzo, quando lo fa scendere a 48?
AL TELEFONO MAURO BINI – UNIVERSITÀ BOCCONI
Non posso dire questo. Nel senso in realtà che alla fine del 2013 le banche non
potevano più utilizzare il fondo acquisto azioni proprie, che è quello che di fatto
utilizzavano per regolare questi scambi.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Il Fondo Azioni Proprie è quello in cui la banca vende e compra le azioni usando
la propria cassa. Ma c’è un limite massimo perché dietro ad ogni azione propria
non c’è un cliente, ma la banca stessa. Per questo non rientra nel capitale e
ogni movimento deve essere autorizzato da Banca d’Italia. Invece la Bce
scopre che quando alla Popolare di Vicenza serve capitale, avrebbe venduto ai
clienti le azioni proprie, per gonfiarlo, per poi ricomprarle e rimetterle nel
Fondo.
ANALISTA FINANZIARIO
É una partita di giro che serve per dare alle autorità di vigilanza l’impressione
di una banca più solida, con più capitale di quello che in realtà c’è.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Dalle ispezioni salta anche fuori un altro meccanismo: la banca trova il cliente
compiacente a cui fare un prestito di 5 milioni e con quelli il cliente compra 5
milioni di azioni. Oppure obbliga il cliente che chiede un prestito di 5 milioni, a
comprare 2 milioni di azioni. Che però la banca non può mettere a capitale.
GIOVANNA BOURSIER
Il finanziamento è irregolare?
ANALISTA FINANZIARIO
Sì, è irregolare, perché doveva essere autorizzato dall’Assemblea straordinaria
e dalla Banca d’Italia. Se mancano questi 2 elementi informativi vuole dire che
la banca ha gonfiato il patrimonio mettendo le azioni acquistate col credito nel
patrimonio di vigilanza.
GIOVANNA BOURSIER
Qui si fa un falso in bilancio?
ANALISTA FINANZIARIO
Assolutamente. Qui si crea un’apparenza contabile che non c’è e che
soprattutto è contraria alle norme.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
In queste carte potrebbero esserci alcune di queste operazioni. Si vedono
compravendite per milioni di euro nel giro di 3-4 mesi. Ad esempio, Autostrada
del Brennero: a luglio 2013 compra per 5 milioni, pari importo lo rivende a
ottobre, a febbraio 2014 compra 6 milioni e rivende a giugno. Oppure San
Lorenzo, compra e vende 5 milioni in 4 mesi e poi dopo 5 mesi, a fine 2014,
ricompra. Palladio, che vende 20 milioni l’11 giugno 2013.
GIOVANNA BOURSIER
Voi vi accorgete che l’azione è sovrastimata dal 2001; continuate a scrivergli e
loro se ne fregano. Vedete il Fondo azioni proprie dove ci sono movimenti
strani… Allora cosa potete fare oltre a scrivere? Perché se no, non si capisce
cosa vigilate a fare.
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Noi abbiamo insistito a lungo, per anni, come lei dice, perché le banche si
dotassero di strumenti, presidi, pareri esterni. Alla fine Vicenza si è deciso di
ricorrere ad un parere esterno.
GIOVANNA BOURSIER
Si dota di un esperto che è il professor Bini che arriva lì e alza il prezzo…
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Questa è la sua responsabilità e la sua decisione.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Chi gestisce da anni la Popolare di Vicenza è Gianni Zonin, oggi indagato dalla
procura insieme all’ex direttore Sorato, gli ex vicepresidenti Piazzetta e
Giustini, i consiglieri Dossena e Zigliotto, attuale Presidente di Confindustria
Veneto. L’ipotesi è ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio, falso in bilancio e
associazione per delinquere.
GIOVANNA BOURSIER
Ma il prezzo era gonfiato?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Si sente dire che fosse più che doppio rispetto a quello conforme al mercato.
GIOVANNA BOURSIER
Allora state pensando di bloccare i beni degli amministratori per eventualmente
recuperare qualcosa per i risparmiatori che hanno perso tutto?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Questo è un profilo di indagini in corso su cui non posso dire.
GIOVANNA BOURSIER
State verificando i finanziamenti concessi dalla banca per acquistare azioni?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Tra i finanziamenti concessi e la parte di finanziamenti di ritorno destinata
all’acquisto di azioni non c’è equivalenza.
GIOVANNA BOURSIER
Che vuol dire io ti finanzio 100, ma 10 li usi di azioni, ma quei 10 te li do in più
rispetto al finanziamento che mi hai chiesto.
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Ovvio.
GIOVANNA BOURSIER
E questo è un reato?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Potrebbe diventare reato se servisse per accrescere in maniera artificiale il
cosiddetto patrimonio di garanzia.
GIOVANNA BOURSIER
E serviva per questo?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Verosimilmente può essere il movente.
GIOVANNA BOURSIER
Anche tu hai chiesto un finanziamento di 80mila euro e loro ti han detto
“compri azioni per 13.000”.
UOMO
Si per forza è così.
GIOVANNA BOURSIER
E se ti rifiuti di comprare le azioni?
UOMO
Non ti danno i soldi!
GIOVANNA BOURSIER
Non ti danno il finanziamento.
UOMO
Ma no, ma certo.
GIOVANNA BOURSIER
E ne hai persi quanti di soldi? Un sacco?
UOMO
Abbastanza.
GIOVANNA BOURSIER
Ma è tutto così qua, eh?
UOMO
È tutto così qua! Perché tanto Veneto Banca e Popolare qua la fanno da
padrone.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Veneto Banca è l’altra popolare del territorio. E anche qui per mascherare i
conti davano credito in cambio di azioni.
MASSIMO CECCHINERI – AZIONISTA VENETO BANCA
Chiedo 90mila euro a Veneto Banca al che il funzionario di banca mi dice
“nessun problema, però compri 5.000 euro delle azioni di Veneto Banca”. Io
dico: “non mi interessa comprare azioni quindi preferirei non farlo”. “Non lo
puoi fare”.
GIOVANNA BOURSIER
E lei cosa ha detto?
MASSIMO CECCHINERI – AZIONISTA VENETO BANCA
“Ok. Se non posso fare diversamente compro 5.000 euro di azioni”. “Non ti
preoccupare per le azioni”, soliti discorsi che fanno in banca.
GIOVANNA BOURSIER
Che tanto andranno bene.
MASSIMO CECCHINERI – AZIONISTA VENETO BANCA
Tanto andranno bene, non è un problema, certo, certo.
GIOVANNA BOURSIER
E adesso ci ha perso 4 mila su 5 mila?
MASSIMO CECCHINERI – AZIONISTA VENETO BANCA
Ho perso il 75%.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
I problemi cominciano con l’ispezione di Bankitalia del 2013, ci sarebbero
crediti dati senza le dovute garanzie e saltano fuori le perdite: 968 milioni nel
2014. A quel punto l’azione comincia a crollare, viene sospesa e nessuno riesce
più a vendere. Anche Bruno Vespa aveva comprato un bel pacchetto di azioni,
però a lui è andata meglio.
GIOVANNA BOURSIER
Però è buffo che un abruzzese che vive a Roma investa gran parte dei suoi
risparmi – posso dire così? – in una banca veneta.
BRUNO VESPA
Ah, in un mondo globalizzato avrei dovuto investire alla Cassa di Risparmio
dell’Aquila?
GIOVANNA BOURSIER
Allora ci spieghi lei perché ha deciso di investire in Veneto Banca?
BRUNO VESPA
Intorno al 2000 io conobbi sia l’Amministratore Delegato Consoli, che l’allora
Presidente Tronca. Veneto banca mi sembrava molto affidabile e lo era! Io
cominciai a comprare azioni di Veneto Banca nel 2001 e le ho comprate fino
all’estate del 2010.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Con l’ex Amministratore Delegato della banca, Vincenzo Consoli, oggi sotto
inchiesta per ostacolo alla vigilanza, condivideva questa masseria in Puglia.
Succede che nel 2010 l’Espresso gli fa i conti in tasca: all’epoca le sue azioni
valevano 6 milioni e 700mila euro.
BRUNO VESPA
Mi sembrava una violazione della privacy talmente enorme e anche talmente
rischiosa insomma, che io mi infuriai con Veneto Banca, anche se loro dissero
che non c’entravano niente, ma insomma, e chiesi di vendere immediatamente
tutte le azioni.
GIOVANNA BOURSIER
Lì c’è un problema, no? Ci sono piccoli azionisti che non riescono a vendere
eccetera e poi, come dire, Bruno Vespa che ha il privilegio di riuscire a vendere
quando vuole.
BRUNO VESPA
No un momento, no, no, no, quando vuole un piffero! Perché nel 2010 io chiesi
di poter vendere e non riuscii a vendere. Io ho premuto, insistito in maniera
costante per 2 anni e 8 mesi e dopo 2 anni e 8 mesi, nell’estate del 2013, son
riuscito a vendere una parte rilevante delle azioni.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Per fortuna, perché in quei due anni il titolo arriva al suo valore massimo, e
Vespa incassa 8 milioni. Il 2013 è proprio l’anno dell’ispezione di Bankitalia; i
clienti ancora non sanno cosa sarebbe successo.
BRUNO VESPA
Purtroppo non le ho vendute tutte, mi hanno offerto delle obbligazioni, io le ho
comperate, non sapevo che fossero convertibili, che sarebbero state convertite
in azioni e quindi ho parecchi, parecchi, parecchi soldi che sono andati in fumo.
GIOVANNA BOURSIER
Ci dice più o meno quanto?
BRUNO VESPA
In fumo? 873 mila euro.
GIOVANNA BOURSIER
Lei quanto è amico di Vincenzo Consoli?
BRUNO VESPA
Oddio quanto è amico? Io sono amico di Vicenzo Consoli, lui nel 2011 aveva
rilevato con altri una masseria in Puglia, mi chiese di prenderne una quota,
l’anno scorso gliel’abbiamo venduta e io poi me ne sono presa un’altra per
conto mio.
GIOVANNA BOURSIER
Quindi non ce l’avete più?
BRUNO VESPA
No, quella no.
GIOVANNA BOURSIER
Però siete in buoni rapporti?
BRUNO VESPA
Sì, certo, assolutamente.
GIOVANNA BOURSIER
Quindi uno dice, però, forse era più facile per lei trattare con la banca?
BRUNO VESPA
Ma io non ho trattato mai con la banca, che vuol dire trattare con la banca?
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Vuol dire riuscire a vendere quando gli altri non riescono. Ce la fa anche il re
dei maglioni, Stefanel. E riesce a vendere, prima del crollo, anche il suo milione
di azioni dentro la popolare di Vicenza. Fra i fortunati anche Renzo Rosso, che
possiede il marchio Diesel, per 3 milioni e 2.
AL TELEFONO RENZO ROSSO – DIESEL SPA
Io decido già nel 2010 di uscire.
GIOVANNA BOURSIER
Mi scusi come Diesel uscite nel 2014, però. Il punto di questa storia è che
uscite proprio nel momento in cui l’azione sta per crollare e gli altri che
chiedono di vendere, non ci riescono.
AL TELEFONO RENZO ROSSO – DIESEL SPA
Io ho detto ai miei manager di far uscire le aziende.
GIOVANNA BOURSIER
Lei lo sa che se non avesse venduto in quel momento lì, oggi si ritroverebbe
con niente? È stato lungimirante?
AL TELEFONO RENZO ROSSO – DIESEL SPA
Fa parte della vita dell’imprenditore: sai quante volte ho vinto e quante volte
ho perso?
GIOVANNA BOURSIER
È vero che avete trovato delle lettere in cui la banca garantiva soltanto ad
alcuni azionisti di ricomprarsi le azioni?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Grosso modo sì, è vero.
GIOVANNA BOURSIER
Grosso modo vuol dire sì…
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Vuol dire: esistono episodi di questo tipo.
GIOVANNA BOURSIER
Per esempio? Mi dice qualche nome?
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
No, nomi no.
GIOVANNA BOURSIER
E se glieli dico io? Tipo Stefanel..
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Non confermo nulla, no.
GIOVANNA BOURSIERI FUORI CAMPO
Risulta che lettera con impegno al riacquisto l’ha ricevuta anche Palladio, René
Caovilla e San Lorenzo. Secondo l’ex Vicepresidente Rigon, dentro la Popolare
di Vicenza ha sempre deciso tutto Zonin. Nel 2001 scrive a Bankitalia che
abusa del Fondo di beneficenza, elargendo somme a parrocchie in Toscana,
dove Zonin aveva possedimenti, e al convento di Porto Viro.
GIANFRANCO RIGON – EX VICEPRESIDENTE BANCA POPOLARE DI
VICENZA
Ogni mese tornava: Porto Viro 10 milioni. Porto Viro 10 milioni. Allora ho
chiesto di cosa si trattasse, e mi è stato detto: “Eh, c’è la sorella”. E ho tirato
fuori subito la questione in Consiglio, dove ho detto che c’era un conflitto di
interessi intollerabili.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Porto Viro è a 100km da Vicenza, convento delle Clarisse, dove c’è proprio la
sorella di Zonin.
GIOVANNA BOURSIER
Buonasera. Io volevo parlare con la sorella Zonin.
SUORA
Qua c’è suor Carla. Ma per cosa?
GIOVANNA BOURSIER
Siccome io mi sto occupando anche delle donazioni della Banca Popolare di
Vicenza…
SUORA
Viviamo di carità, viviamo proprio delle offerte che vengono fatte così, saprà la
Madre.
GIOVANNA BOURSIER
Io posso parlare con la Madre?
SUORA
No, proprio non è possibile, perché siamo proprio di stretta clausura papale.
Pace e bene.
GIOVANNA BOURSIER
Pace e bene a lei.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Pace e bene anche all’ex Direttore Sorato, che si è dimesso a maggio 2015 con
4 milioni di liquidazione, e pure il Presidente Zonin, che dalla banca incassava
uno stipendio di 1 milione l’anno. Ma è anche uno dei maggiori produttori di
vino italiani, con vigneti sparsi in tutto il mondo. L’azienda è a Gambellara.
Mentre questa è la sua tenuta in Toscana.
GIOVANNA BOURSIER
Senta, ma Zonin è proprietario di questo posto?
AL TELEFONO CASTELLO DI ALBOLA
Sì signora.
GIOVANNA BOURSIER
E non è che per caso è lì?
AL TELEFONO CASTELLO DI ALBOLA
No, no, no. Oggi no.
GIOVANNA BOURSIER
No?
AL TELEFONO CASTELLO DI ALBOLA
Cioè lui c’è non così frequentemente, insomma. D’estate di più.
GIOVANNA BOURSIER
Ma lui ha una casa anche qui no?
AL TELEFONO CASTELLO DI ALBOLA
Beh questo è un borgo, lui ha una villa sì.
GIOVANNA BOURSIER
Perché lo sto cercando…
AL TELEFONO CASTELLO DI ALBOLA
No, non lo trova qua.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Cavaliere del lavoro dal 1989, adesso a Vicenza Zonin non può neanche farsi
vedere in giro, perché lo insultano per strada. Abitava in questo palazzetto in
centro, mentre a Montebello, qualche chilometro da Vicenza, ha quest’altra
residenza. E il suo avvocato dice che è in Sudafrica.
GIOVANNA BOURSIER
Ma torna poi dal Sudafrica no?
AL TELELEFONO ENRICO MARIO AMBROSETTI – AVVOCATO
Sì certo, ma non rilascia interviste perché essendo in corso le indagini penali
finché non saranno concluse…
GIOVANNA BOURSIER
Vorrei che lei gli dicesse solo questa cosa: cioè lui è stato Presidente per quasi
30 anni. Chi parla con gli azionisti e con coloro che oggi si ritrovano a non
poter vendere le azioni?
AL TELELEFONO ENRICO MARIO AMBROSETTI – AVVOCATO
Quando torna settimana prossima gli riferirò quanto mi ha detto.
GIOVANNA BOURSIER
Quindi ci vuole l’Europa per capire come son messe le banche italiane…
ANTONINO CAPPELLERI – PROCURATORE CAPO VICENZA
Recentemente è stato così.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Le ispezioni della Bce partono da Francoforte nel 2014.
GIOVANNA BOURSIER
Ma avete trovato cose che Bankitalia non aveva visto?
DANIÈLE NOUY – PRESIDENTE CONSIGLIO DI VIGILANZA BCE
Credo che i miei colleghi italiani conoscessero molto bene il sistema delle
banche italiane. Del resto le ispezioni le facciamo insieme. Certo come Europa
abbiamo una maggiore distanza nel processo decisionale e quindi le decisioni
finali vengono prese dal board europeo.
GIOVANNA BOURSIER
E quali erano i problemi maggiori delle banche italiane?
DANIÈLE NOUY – PRESIDENTE CONSIGLIO DI VIGILANZA BCE
C’è sicuramente un grande problema di crediti deteriorati e poi quello delle
dimensioni e delle governance. Per questo il governo italiano ha varato una
legge per trasformare le banche popolari; ed è la direzione giusta.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Da giugno c’è un nuovo Cda, ma su 18 membri, 9 sono rimasti gli stessi,
compreso l’ex ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, vicepresidente della
banca dal 2013. Nuovo amministratore delegato è Francesco Iorio, ex direttore
generale di Ubi Banca, che per accettare ha chiesto 1,8 milioni e uno stipendio
annuo di circa 1 milione e mezzo. Presidente è Stefano Dolcetta, ex
Confindustria.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Prima di andare a vedere cosa deve fare questo nuovo Cda dentro la Popolare
di Vicenza, torniamo un attimo in Veneto Banca con una notizia che per noi è
fresca e riguarda l’ex amministratore delegato Consoli. Buon amico di Vespa,
dov’è il problema? Buon amico anche del comandante della Guardia di Finanza
di Treviso Giuseppe De Maio. Ecco. Aveva proposto a gennaio 2015, mentre
il comandante era in servizio nella stessa zona dove Veneto Banca ha la sua
sede legale, aveva proposto un contratto da 160 mila euro l’anno a tempo
indeterminato per un’assunzione dentro Veneto Banca con anche alcuni benefit
come il telefono e l’automobile di servizio. Ci risulta che il contratto sia stato
anche controfirmato. I due sono amici, quindi qual è il problema? Hanno fatto
pure un viaggio insieme, proprio a dimostrazione della grande amicizia, in
Brasile nel 2014 a vedere i mondiali di calcio; volo e soggiorno pagati da una
società lussemburghese con conti austriaci. Ecco. Magari una curiosità viene,
no? Sapere di chi sono questi conti. Bene. Torniamo sulla Popolare di Vincenza,
intanto che le cause faranno il loro corso, intanto che si accertano le
responsabilità sulle perdite da un miliardo e 4, Zonin, che di quella banca sa –
presidente – sa vita, morte e miracoli, perché ci è stato per 30 anni, si è
portato avanti con i lavori.
A fine dicembre 2015 cede alla moglie la sua quota della Tenuta Montemassi
e quella della società San Marco, con immobili a Gambellara e Montebello. A
metà gennaio 2016 invece dona al figlio Michele la villa del 700, Valmarana.
Bella villa.
Il 7 marzo sempre di quest’anno, trasferisce ai figli la maggioranza di Vineyard,
che ha dentro terreni e immobili e il controllo della società vinicola Zonin e la
Mobiliare Montebello spa. Ecco. Magari, pian piano diventerà nullatenente;
nullatenenti invece lo sono già molti azionisti della Popolare.

Allora, due settimane fa è successa una cosa che a noi non era
ancora capitata. Riceviamo questa lettera: “Vi invitiamo a valutare, anche sul
piano legale, l’opportunità di differire la puntata della trasmissione Report
dedicata alla Popolare di Vicenza a data successiva al 30 aprile”; firmato, il
responsabile della direzione legale della Popolare di Vicenza. Tradotto: “se
andate avanti vi facciamo causa perché stiamo facendo l’aumento di capitale,
ci stiamo quotando in borsa e le informazioni potrebbero essere interpretate in
maniera distorta e quindi interferire”. Come dire: “se volete parlare di noi
fatelo dopo”. Allora. Per quale motivo noi dovremmo dare informazioni che si
prestano ad essere interpretate in maniera distorta? Faremo del nostro meglio
per evitarlo. Ci auguriamo ovviamente che l’operazione vada benissimo e che
si risollevino le sorti della banca. Dopodiché quando si chiedono soldi al
mercato, la trasparenza deve essere massima. Con la riforma delle Popolari la
Vicenza deve diventare una Spa. Ma per continuare a stare in piedi sta
chiedendo ai suoi soci, che sono rimasti con un pugno di mosche, “metteteci
degli altri soldi, così ci quotiamo in borsa e poi il prezzo dell’azione lo fa il
mercato”. Vediamo.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Il Cda si riunisce la sera del 16 febbraio scorso. L’azione che fino a 2 anni fa
valeva 62 euro, viene prezzata a 6 euro e 30. Il 5 marzo la banca convoca i
soci, che arrivano a migliaia sotto la pioggia, in un teatro tenda sull’autostrada.
Devono votare l’aumento di capitale di 1,7 miliardi, e la quotazione in borsa. O
tirano fuori i soldi o la Bce commissaria la banca.
GIOVANNA BOURSIER
Posso chiedervi cosa avete votato e se siete in uno stato d’animo migliore?
UOMO
Per la maggioranza, abbiamo votato per la maggioranza.
DONNA
Dobbiamo avere fiducia, per noi, per i nostri figli e un pochino anche di riavere
i nostri soldi.
GIOVANNA BOURSIER
Lei dice che così riavrete i vostri soldi?
DONNA
Io sì, io spero proprio questo, infatti io ho votato per il sì.
UOMO
Abbiamo votato, alla fine abbiamo votato sì.
GIOVANNA BOURSIER
Eh perché ha votato sì?
UOMO
Eh perché? È l’unico modo per vedere di rilanciare la banca. Se ci riusciamo.
GIOVANNA BOURSIER
Ma lei non è veneto.
UOMO
No, sono siciliano.
GIOVANNA BOURSIER
E quante azioni ha?
UOMO
20 milioni abbiamo messo.
GIOVANNA BOURSIER
20 milioni? Ma lei ha una azienda in Sicilia?
UOMO
Dottoressa lasci perdere per favore che siamo seccati.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Anche il Governatore del Veneto è azionista di Veneto Banca e della Banca
Popolare.
GIOVANNA BOURSIER
Insomma ci ha perso un sacco anche il Presidente della Regione?
LUCA ZAIA – PRESIDENTE REGIONE VENETO
Consideri più o meno una trentina di mila euro nelle due banche. Questo
territorio perde circa 5 miliardi di euro, che sono i risparmi dei nostri cittadini,
inquietudini, ma sono anche i problemi delle nostre aziende che si sono
indebitate per avere un finanziamento, hanno dovuto comprare azioni in molti
casi e quindi oggi sono con il debito e con le azioni a bilancio delle loro aziende
che dovranno svalutare e quindi portano i libri in tribunale in molti casi.
GIOVANNA BOURSIER
Lei è d’accordo con la quotazione?
LUCA ZAIA – PRESIDENTE REGIONE VENETO
Allora io ho votato sì, però vorrei dire che i tempi dati e le modalità portano al
massacro queste due banche. Se a questo ci si aggiunge…
GIOVANNA BOURSIER
Ma non è questo che porta al massacro queste le due banche…
LUCA ZAIA – PRESIDENTE REGIONE VENETO
No, sto parlando rispetto alla quotazione. Vuol dire che poi dovremo chiedere a
dei compratori sul mercato borsistico di comprare due banche che sono
oggettivamente in difficoltà.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Il problema è se i soci ci metteranno altri soldi, sperando di recuperare quello
che finora hanno perso. A metterci quel che manca ci si è impegnata Unicredit,
che però comprerebbe a saldo per poi rivendere. E un aiuto lo darebbe anche
Cassa Depositi e Prestiti. Ma da anni ci dicono che il sistema è solido.
GIORGIO NAPOLITANO – TG3 DEL 5/09/2012
Questa fiducia è anche nella solidità del sistema bancario italiano che si è
rivelata maggiore di quella del sistema bancario di altri Paesi.
IGNAZIO VISCO – TG2 DEL 30/01/2016
Le banche italiane sono ben patrimonializzate, anche grazie all’azione prudente
e pressante della vigilanza italiana, nella quale siamo pienamente inseriti.
MATTEO RENZI – CONFERENZA STAMPA DEL 21/01/2016
Io credo che il sistema italiano sia solido, ci sono non le banche nel mirino, ma
alcune banche nel mirino. È il mercato, bellezza, è il mercato!
GIOVANNA BOURSIER
Il Presidente del Consiglio si riferisce alle popolari: Banca Marche, Carichieti,
Cari Ferrara e Banca Etruria. È la più nota perché nel Cda c’era il papà della
Ministra Boschi. Ci sono 2 miliardi di prestiti non rimborsati, si dava credito agli
amici anche senza garanzie, oltre a liquidazioni e consulenze milionarie. E poi
ci sono migliaia di obbligazionisti subordinati che perdono tutto.
GIOVANNA BOURSIER
Cosa sono queste obbligazioni subordinate?
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
Sono, appunto, subordinate ad un certo tipo di performance dell’azienda. Nel
caso in cui l’azienda abbia delle performance, appunto, dei problemi sullo stato
patrimoniale, possono non essere più rimborsate.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Ovviamente essendo più a rischio rendono di più, ma molti le han sottoscritte
senza sapere cosa fossero.
GIOVANNA BOURSIER
Cioè vi hanno consigliato di fare queste obbligazioni?
LUIGI MAGNANESI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Esatto, subordinate, queste obbligazioni subordinate.
PAOLA CHECCONI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Che non si sa neanche cosa vuol dire subordinato, sicché voglio dire, tra
ordinario e subordinato per me è la stessa cosa.
GIOVANNA BOURSIER
Ma voi quando avete capito che avevate perso tutto?
PAOLA CHECCONI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Quando lo disse la televisione, che dissero che Renzi aveva fatto questa cosa.
La mattina dico: Luigi, “vai a vedere un poco noi come siamo conciati”.
LUIGI MAGNANESI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Andai dal direttore e dico: “c’ho qui i soldi, ma come è la situazione?” Dice: “25
mila euro sono azzerati”. “Ma come?” Dice: “sì” e mi imbrodolò, disse, “è stata
la Merkel con Renzi, l’Europa”. Mi imbrodolò in quel modo.
GIOVANNA BOURSIER
Cioè le ha detto: sono azzerati?
LUIGI MAGNANESI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
“Azzerati”, il direttore mi disse, “Madonna” “è andata bene dovevano azzerare
anche i conti correnti”, mi disse. “Ah? Così?” Dico, “e rimaniamo senza niente”.
Proprio queste parole.
GIOVANNA BOURSIER
Ma il conto corrente ce l’avete lì voi?
PAOLA CHECCONI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Tutto lì è. Noi non ci si è avuto mai un’altra banca. La nostra banca è sempre
stata la Banca Popolare dell’Etruria! E ce l’han messa sul culo, parlando
all’aretina! Capito?
LUIGI MAGNANESI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Io ho fatto il portalettere, va bene? Ora, nel contratto, che per averlo! Mi ci
han messo imprenditore! Ma io che ho fatto il portalettere son un
imprenditore? A questa, son rimasto di stucco!
GIOVANNA BOURSIER
Avrebbero falsificato i dati del Mifid?
PAOLA CHECCONI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
No avrebbero: hanno falsificato!
GIOVANNA BOURSIER
Qua dice: “nella gestione dei propri investimenti lei preferisce decidere in
prima persona, ma dopo aver consultato un esperto”?
LUIGI MAGNANESI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
No, no. Non si è mai consultato nessuno. Io ho fiducia nell’impiegato avevo!
GIOVANNA BOURSIER
Sembra un pezzo di Benigni!
PAOLA CHECCONI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Sì ha ragione, ha ragione.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Per valutare se il prodotto è adeguato al cliente senza metterlo a rischio, la
banca è obbligata a compilare insieme al cliente un questionario.
ANGIOLINO CAMPIGLI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Io non l’ho mai riempito, a me non mi hanno mai fatto domande in banca
quando sono stato, che mi hanno dato l’obbligazione.
GIOVANNA BOURSIER
Cioè lei l’ha firmato però?
ANGIOLINO CAMPIGLI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Sì è firmato, ma per me queste firme sono troppo perfette, io non le riconosco
tanto.
GIOVANNA BOURSIER
Dice che è firma falsa?
ANGIOLINO CAMPIGLI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Non mi sembrano tanto le mie.
GIOVANNA BOURSIER
In ogni caso lei dice ci sono dati sbagliati tipo…
ANGIOLINO CAMPIGLI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Dati sbagliati, sì. Tipo: “quanti figli ha”? Loro hanno messo…
GIOVANNA BOURSIER
Due, due! E invece quanti ne ha?
ANGIOLINO CAMPIGLI – OBBLIGAZIONISTA BANCA ETRURIA
Ma io ce n’ho uno, uno. Poi dice qui: “qual è la sua attuale occupazione”?
Pensionato e loro avevano messo imprenditore. “Quale percentuale dei suoi
risparmi è attualmente investita in strumenti finanziari, azioni, obbligazioni e
fondi comuni”? Questo avevano messo meno del 10% e invece era più del
50%.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Le norme dicono che la banca non deve mettere a rischio il cliente facendolo
investire quasi tutto quel che ha in unico prodotto. E deve dirgli, in 100 pagine,
che rischi corre. Basterebbe questa semplice paginetta, ma nel 2011 la Consob
ha tolto l’obbligo.
GIOVANNA BOURSIER
Qua ti dice chiaramente, cioè, il risultato è negativo al 47%, neutrale al 48,
soddisfacente al 3. Uno quando legge questo, soddisfacente 3, non se la
compra.
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
No, certo. Ma sicuramente diventa consapevole.
GIOVANNA BOURSIER
Io mi chiedo perché la Consob, che è proprio l’organo che deve vigilare, toglie
uno schema semplice.
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
Perché non fanno il loro dovere. Cioè nel prospetto delle obbligazioni
subordinate c’è scritto chiaramente…
GIOVANNA BOURSIER
Sono subordinate a tutto.
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
Però se tu questo rischio me lo descrivi in maniera chiara, con quel prospetto
che nel 47,73% per cento dei casi tu hai prestato alla banca 100 e lei dopo 5
anni o dopo l’orizzonte te ne dà 28.
GIOVANNA BOURSIER
Viene da pensare così: su tutti i prodotti che le banche volevano piazzare era
meglio che non fosse chiaro il rischio, altrimenti…
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
Ex post sì, certo ex post questo lo si può pensare, come si dice.
GIOVANNA BOURSIER
Ne avrebbero venduti molto meno, no?, con…
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
Sì, sì. A pensar male, no? Come si diceva…
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Banca Etruria il 28 giugno 2013 emette 60 milioni di obbligazioni subordinate
con un rendimento pari a un titolo di stato: il 3,50%. Ma allora perché esporsi
al rischio con delle obbligazioni quando puoi comprare direttamente dei Bot?
GIOVANNA BOURSIER
Che senso ha?
RITA LAURA D’ECCLESIA – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA ROMA
La stai comprando immaginando che sia un’altra cosa. Non c’ha proprio senso.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Come piazzavano le obbligazioni subordinate, ce lo racconta un ex dipendente
di Banca Etruria.
EX DIPENDENTE BANCA ETRURIA
Senza che la banca ci spiegasse il vero motivo per cui servivano, per
aumentare il capitale sociale, soprattutto gli ultimi 2 o 3 anni prima del
commissariamento. Quindi la banca era ovviamente molto interessata a
emettere subordinate e c’era una forte pressione affinché le filiali le
collocassero e ognuno di noi veniva valutato sulla base di quante obbligazioni
collocava.
GIOVANNA BOURSIER
Ma informavate la clientela sui rischi del prodotto?
EX DIPENDENTE BANCA ETRURIA
Non completamente. Ma anche perché non lo dico per scusarmi, nelle riunioni i
vertici ci rassicuravano sullo stato di salute buono della banca.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
L’imprenditore delle calzature Soldini immaginava che il Cda della Banca
Popolare fosse un’altra cosa. Ci entra nel 2007 e a ottobre 2009 se ne va
sbattendo la porta.
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
Pensavo di dare il mio contributo come imprenditore per poter aiutare,
facilitare sia il lavoro della banca sia il territorio. E poi, invece, ho visto che i
soldi andavano altrove.
GIOVANNA BOURSIER
Cioè dove andavano i soldi?
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
Ai consiglieri, ai sindaci o ai loro parenti.
GIOVANNA BOURSIER
Lei ha parlato di affidamenti, a consiglieri e società affini per 200 milioni di
euro?
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
Circa. Quel periodo erano circa 200.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Non è vietato fare prestiti ai consiglieri, a parenti o amici, ci vuole però il voto
unanime del Cda, da cui è escluso il diretto interessato.
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
Però guarda caso si doveva discutere di dare l’affidamento a lei con lei
presente.
GIOVANNA BOURSIER
Ah cioè non si alzavano neanche? Perché normalmente esce il consigliere di
amministrazione coinvolto.
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
No, no, no, assolutamente.
GIOVANNA BOURSIER
Ma si ricorda qualcuno?
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
Sì: il signor Rigotti, che era membro del Consiglio, che aveva circa 40 milioni di
affidamento ed era in ritardo sui pagamenti.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Oggi quasi tutti i crediti all’ex consigliere Alberto Rigotti sono in sofferenza.
L’imprenditore intanto è finito in bancarotta, mentre in Etruria, il totale dei
crediti non rimborsati arriva a 2 miliardi. Prima di dimettersi, Soldini va in
Banca d’Italia a denunciare.
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
La Banca d’Italia ha ascoltato tutto, non ha preso niente, non ha voluto che
lasciassi niente.
GIOVANNA BOURSIER
Avrà fatto un verbale?
ROSSANO SOLDINI – CDA BANCA ETRURIA 2007-2009
No, no, assolutamente.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Solo nelle ispezioni tra il 2013 e 2015, Bankitalia scrive: “inerzia degli organi
dirigenti nell’affrontare l’aggravamento patrimoniale”. Impone
accantonamenti sui crediti e le perdite salgono a 1 miliardo e 100. In quel
periodo Pier Luigi Boschi da consigliere diventa vicepresidente e Rosi
presidente. L’11 febbraio 2015 Bankitalia commissaria Etruria e, oggi, il
salvataggio lo pagano i risparmiatori. Boschi e Rosi indagati per bancarotta
fraudolenta.
MICHELE DESARIO – AVVOCATO DI LORENZO ROSI
Le perdite che sono state imputate alla banca non sono perdite effettive. E poi
c’è da chiedersi per quale motivo non abbiano consentito agli organi della
banca l’11 febbraio di tentare un aumento di capitale che avrebbe raddrizzato
gli assetti della banca.
GIOVANNA BOURSIER
Ma perché qualcuno avrebbe voluto far fallire Banca Etruria anziché salvarla?
MICHELE DESARIO – AVVOCATO DI LORENZO ROSI
Questi sono giochi che avvengono evidentemente a livelli molto molto elevati
che non sono questi tecnici di oggi. Ci sono discorsi governativi.
GIOVANNA BOURSIER
Senta, ma tutti quei crediti in sofferenza, si può sapere a chi sono stati dati
tutti questi crediti?
MICHELE DESARIO – AVVOCATO DI LORENZO ROSI
Assolutamente no: io non ho la spaccatura di questi dati, non ce l’hanno
nemmeno gli esponenti apicali, cioè gli amministratori, i sindaci nella maniera
più assoluta.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Qualche dato lo abbiamo noi, e riguarda proprio prestiti non rimborsati dati a
società legate al presidente Rosi, come la Castelnuovese, Sant’Angelo Outlet,
Sant’Angelo Sviluppo e Innova Re. 10 milioni a sofferenza con la Casprini
Holding, li ha anche il capo del Comitato Rischi di Etruria: Nataloni. Anche l’ex
Direttore Generale Bronchi è indagato. In carica dal 2008, dava consulenze a
pioggia, ma se ne va nel 2014, con buonuscita di 1 milione e 2 che, secondo le
indagini, potrebbe aver “contribuito al dissesto”.
GIOVANNA BOURSIER
Ha preso 1 milione e 2 di liquidazione nonostante…
ANTONIO BONACCI – AVVOCATO DI LUCA BRONCHI
Non lo so, può darsi.
GIOVANNA BOURSIER
Beh, insomma, le avrà lette anche lei le ispezioni di Bankitalia…
ANTONIO BONACCI – AVVOCATO DI LUCA BRONCHI
Sì sì, ma non mi sembra questo l’argomento dell’odierna udienza.
GIOVANNA BOURSIER
No, però siccome lei lo difenderà su tutto…
ANTONIO BONACCI – AVVOCATO DI LUCA BRONCHI
Vediamo.
GIOVANNA BOURSIER
Senta, nel caso di quelle banche lì, quindi, come dire, voi fate le ispezioni e
poi?
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Due possibilità abbiamo: una è quella di andare dal magistrato se abbiamo il
sospetto che siano stati commessi dei reati.
GIOVANNA BOURSIER
Quindi siete andati dal magistrato che adesso sta indagando…
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Sì.
GIOVANNA BOURSIER
Voglio dire, voi non potete andare lì e dire: “vai a casa! Restituisci il maltolto”?
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
“Vai a casa” non lo potevamo dire fino a pochissimo tempo fa. Potevamo
commissariare e questo lo abbiamo fatto.
GIOVANNA BOURSIER
Una volta commissariata, però, i conti peggiorano ancora…
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Il punto è questo: quando una banca entra in difficoltà grave e viene
commissariata, si fa il tentativo di salvarla, cioè di riportarla in buone
condizioni. Questo tentativo normalmente lo si fa inducendo quella banca a
ricercare soluzioni di mercato, cioè a ricercare un’altra banca che se la compri,
che la assorba.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Nel 2014 si propone la Popolare di Vicenza. Un ex dirigente di Etruria,
indagato, la vede così.
EX DIRIGENTE BANCA ETRURIA
La Banca d’Italia fin dal 2001 aveva visto che a Vicenza c’erano dei problemi e
lì, anche per il fatto che c’era Monorchio e che la Popolare di Vicenza aveva
seguito sempre una politica clientelare verso la Banca d’Italia…
GIOVANNA BOURSIER
Quindi il rapporto tra Vicenza e Banca d’Italia?
EX DIRIGENTE BANCA ETRURIA
É un rapporto molto stretto, molto legato. Allora noi ci vediamo nella villa di
Zonin nel Chianti per trattare un accordo e decidiamo di arrivare
progressivamente alla fusione. Ma alla fine Banca d’Italia dice: “così
l’operazione non si fa”. In pratica loro volevano che si andasse con la Vicenza
perché così si poteva dire che eravamo noi ad aver portato il marcio dentro, se
no gli toccava ammettere che la Vicenza non andava bene dal 2001. É questo il
problema di fondo.
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
No, Banca d’Italia non fa niente di tutto questo, questo non è vero.
Semplicemente, non è vero.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Alla fine l’operazione con Vicenza salta, ma bisogna trovarne un nuovo
Direttore Generale. Il vicepresidente Boschi si rivolge a Mureddu, un sardo che
vive nelle campagne di Arezzo. Mureddu a sua volta chiama Flavio Carboni,
noto per aver venduto Villa Certosa a Berlusconi, ma soprattutto per aver
attraversato tanti misteri d’Italia, compreso il crac del Banco Ambrosiano e
l’omicidio del banchiere Calvi. Carboni a sua volta chiama Ferramonti, ex
amministratore della finanziaria della Lega Nord.
GIOVANNA BOURSIER
Senta mi spieghi il giro.
GIANMARIO FERRAMONTI
Il papà della ministra so che aveva chiesto a una persona che conosceva
abbastanza bene, che era un certo Valeriano Mureddu; e questa persona che è
legata, essendo sardo, a filo triplo a Flavio Carboni che è una persona che io
conosco da più di 30 anni e che stimo moltissimo, ha chiesto a Carboni di
trovargli qualcuno, e lui, Carboni, lo avrà chiesto non solo a me lo avrà chiesto
anche ad altri.
GIOVANNA BOURSIER
Non è che state facendo tutta questa storia, come dire, per screditare il
Presidente del Consiglio Renzi e i suoi ministri? Cioè, non avete creato una
montatura per…
GIANMARIO FERRAMONTI
E chi? A quale scopo?
GIOVANNA BOURSIER
Lei lo sa che si dice che intorno a quella Banca c’è sempre stato un giro di
massoneria?
GIANMARIO FERRAMONTI
Beh la massoneria, in Italia ci sono 30 massonerie diverse, i massoni più o
meno conclamati sono circa 40 mila, lei capisce che saranno presenti
dappertutto, no?
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Il governo sta anche varando la riforma delle Banche di credito cooperativo:
quelle con meno di 200 milioni di patrimonio devono accorparsi in una holding
solida.
MATTEO RENZI – CONFERENZA STAMPA DELL’11/02/2016
Qual è la sintesi di fondo? Che delle quasi 400 banche di Credito Cooperativo
noi riteniamo che nelle quasi 400 banche ci siano davvero esempi di
straordinaria buona gestione: gente valida, di grande livello. Questo modello
delle Banche di Credito Cooperativo è un modello non va buttato via: sarebbe
un clamoroso errore buttare via il bambino con l’acqua sporca. Quindi va
difeso, ma contemporaneamente va anche protetto.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Chi non corre il rischio di doversi accorpare, perché ha un patrimonio giusto
sopra i 200 milioni, è la Banca di Cambiano, dove direttore della filiale di
Firenze è Marco Lotti, papà del sottosegretario Luca Lotti. Nel 2009, la banca
finanzia la campagna elettorale di Renzi a sindaco di Firenze e concede un
mutuo di 700 mila euro al papà Renzi per un’azienda di famiglia. Anche Chianti
Banca può stare per conto suo e ha deciso di fondersi con il Credito
Cooperativo di Pistoia e quello Area Pratese. Candidato presidente è un pezzo
da novanta, Lorenzo Bini Smaghi, Presidente di Société Générale, che farà il
prezzo delle quattro banche salvate.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Allora. Qui la storia è da capire bene. Punto uno: il governo sta facendo le
riforme e decide chi sta dentro e chi sta fuori. Se chi sta fuori – una decina di
banche su 400 – ha anche legami stretti con chi decide… sarà una coincidenza.
Punto2: entro il 30 aprile, chissà mai se ci riusciranno, l’Europa ci impone di
vendere CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Etruria. Come stiamo
facendo l’operazione? La ripuliamo di tutte le sofferenze che valgono 8 mld,
messi dentro una bad bank e poi svalutate a 1 miliardo e 7. E tutto questo è in
vendita. È in vendita insieme alle 4 banche appunto, dove è stato messo
dentro però un po’ di soldi freschi. Bene. Chi valuterà quanto valgono queste 4
banche? Un ruolo ce lo ha di nuovo Bini Smaghi, che dall’alto della sua
potenza, in fondo è un uomo ex Bce, se andrà a dirigere la banchetta del
Chianti, immaginiamo che ci sia un progetto di espansione, e magari – chi lo
sa? – diventerà presidente della holding. Invece l’incasso delle 4 banche dove
andrà? Andrà a ripagare le banche che hanno prestato i soldi e non un euro ai
risparmiatori truffati. Perché?
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Perché per usare gli attivi bisogna liquidarle. Liquidare una banca è come fare
esplodere una bomba nucleare, perché vuol dire chiuderla, quella banca:
licenziare le persone, sospendere le linee di credito a tutte le imprese che le
hanno avute e chiederne l’immediato rientro… Certo, poi, se si riesce a vendere
l’attivo, se si riescono a ricavare dei soldi, quei soldi vanno a ristorare, a
rimborsare i creditori, e quindi gli obbligazionisti, i depositanti, ma dopo quanti
anni?
GIOVANNA BOURSIER
Mi sono chiesta: questi crediti deteriorati, potrebbero anche essere un affare?
ANTONIO SCARANO – ANALISTA FINANZIARIO
Ma certo, dipende dai prezzi che vengono scambiati. Mettiamo un imprenditore
che aveva dato in garanzia la sua villa in Sardegna o un suo maniero, valeva 1
milione e lo vendono per 100 mila.
GIOVANNA BOURSIER
E allora ad uno viene il sospetto che ci sia un traffico su questi crediti
deteriorati.
ANTONIO SCARANO – ANALISTA FINANZIARIO
Sono chiamati anche fondi locusta non a caso.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Un affare l’ha fatto certamente il fondo Fonspa che si compra la metà delle
sofferenze di Etruria 4 giorni prima che il resto finisca nella bad bank,
pagandole meno di quanto le han svalutate adesso. In testa al Fondo Fonspa
c’è la holding diretta, di nuovo, da Bini Smaghi. Ma perché adesso siamo
arrivati a far pagare il conto ai risparmiatori quando da anni in quelle banche
c’erano i commissari di Bankitalia?
GIOVANNA BOURSIER
Trattate per mesi con l’Europa. Perché aspettiamo tanto per intervenire?
Perché si aspetta che si arrivi a queste nomine?
SALVATORE ROSSI – DIRETTORE GENERALE BANCA D’ITALIA
Questa trattativa è andata avanti per mesi e mesi, perché eravamo convinti di
avere ragione. E siamo tutt’ora convinti che avevamo ragione. Cioè:
l’intervento del Fondo Interbancario di Garanzia dei Depositi, nella
ricapitalizzazione di alcune di quelle banche, non era un aiuto di stato perché si
faceva con soldi privati.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Insomma, stiamo dicendo: ma l’Europa non può impedirci di fare quello che
abbiamo sempre fatto e cioè sistemare le nostre cose attraverso il fondo
interbancario. Che cos’è? É un fondo regolato da una legge dello Stato dove
tutte le banche ci mettono un po’ e attingono quando ne han bisogno per
mettere a posto e sistemare le loro magagne. Mica sono soldi pubblici! Infatti.
Però la storia è un’altra e cioè: dal 2013 entrano in vigore le nuove regole
europee e bisogna adeguarsi: quando una banca va a male, a pagare sono
anche gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati perché comprano un
prodotto rischioso, hanno un rendimento alto, lo sanno e quindi partecipano al
rischio. L’Europa mica sa che noi vendiamo dei prodotti rischiosi anche ai
pensionati e ai postini. Noi che lo sappiamo, prendiamo tempo, speriamo che la
crisi passi e cominciamo a trattare con l’Europa, che dice: “ma voi usate pure i
soldi che volete, basta che rispettiate le regole”, anche perché dal primo
gennaio 2016 a pagare saranno anche i correntisti sopra i 100.000 euro
quando una banca va male. Si chiama bail-in, è legge e l’abbiamo firmata pure
noi. Però noi sempre lì ad insistere a dire: “ma perché con noi siete così poco
elastici quando invece con la Germania chiudete un occhio?” Bene. Andiamo a
vedere se con la Germania hanno chiuso un occhio, o siamo noi che abbiamo
capito male.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
La Commissione Europea non ha avuto non ha avuto niente da dire quando la
Germania ha salvato la sua banca HSH con soldi pubblici. Come dire: ci sono
due pesi e due misure.
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Ci sono ambienti e in particolare la direzione generale Aiuti di Stato, che a mio
giudizio, hanno un atteggiamento al tempo stesso rigido, ideologico e con due
pesi e due misure.
MARKUS FERBER –COMMISSIONE AFFARI MONETARI PARLAMENTO
EUROPEO
Non è vero! Noi ci siamo dati da fare prima dell’entrata in vigore delle norme
europee che dicono “al salvataggio deve contribuire anche l’azionista” che nel
nostro caso è pubblico perché i proprietari della banca sono i due länder e
quindi a pagare non è solo lo stato centrale tedesco coi soldi dei contribuenti.
GIOVANNA BOURSIER
Ma è vero o no che siete stati più severi con l’Italia che con la Germania?
DANIÈLE NOUY – BCE PRESIDENTE VIGILANZA UNICA EUROPEA
Mi rendo conto che gli italiani trovino più comodo pensare che vengano fatte
delle differenze, ma non è la verità. E sia chiaro che non sono io a prendere le
decisioni, ma i singoli governi con la Commissione Europea e il voto italiano ha
lo stesso peso di quello tedesco o francese.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
A rappresentare l’Italia nella Commissione Affari Economici e Monetari ci sono
5 parlamentari fra cui Antonio Tajani, ex Commissario europeo ai Trasporti e
all’Industria, grande sostenitore della famosa cordata Alitalia. L’avvocato
Martusciello, dipendente di Banca Italia; si mette in aspettativa nel ‘94 per fare
il consigliere regionale campano di Forza Italia. In Europa dal 2014, indagato
dal 2015 per concorso esterno in associazione mafiosa. Fra i sostituti invece c’è
anche Lara Comi, ex assistente di Maria Stella Gelmini. Il Presidente della
commissione è Roberto Gualtieri, professore di Storia Contemporanea alla
Sapienza, votato alla politica. Tutti hanno votato il bail-in.
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Io la ritengo una direttiva fatta male.
GIOVANNA BOURSIER
Ma perché l’ha votata?
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Era l’indicazione di voto di tutti i partiti.
GIOVANNA BOURSIER
Che cosa fa questa commissione di cui lei è Presidente se poi, come dire, si
vota sì quando si pensa no, non riesce a influire sulle decisioni, sugli aiuti di
Stato e quindi poi pensa: “eh, però ci sono stati due pesi e due misure”?
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Fa la legislazione su tutta la materia finanziaria, sulla materia della
concorrenza purtroppo, secondo i trattati, non abbiamo il potere che abbiamo
negli altri ambiti.
GIOVANNA BOURSIER
Senta e Martusciello, secondo lei, è una persona competente? Voglio dire: è
una Commissione fatta da persone competenti oppure da persone piazzate lì.
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Beh, ci sono ex banchieri centrali, ex ministri, due dei miei vicepresidenti sono
diventati ministri delle finanze.
GIOVANNA BOURSIER
Negli altri Paesi, no? Ma gli altri paesi magari nominano persone competenti. Io
dico gli italiani.
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO
Ci sono persone competenti e ci sono persone meno competenti.
GIOVANNA BOURSIER
Anche lei, lei ha una storia di storico, non tanto di economista no?
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO

Ho dovuto studiare molto per…
GIOVANNA BOURSIER
Per fare il Presidente di questa Commissione?
ROBERTO GUALTIERI – COMMISSIONE AFFARI MONETARI
PARLAMENTO EUROPEO

Ho dovuto, studio molto.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Però pare poi che nelle trattative non avevamo capito bene. In conclusione,
adesso che le regole bisogna applicarle, è tutto il sistema che è venuto al
pettine. Il fatto di 200 miliardi di crediti deteriorati non è tutta colpa della crisi.
Troppi sportelli, troppi direttori con rapporti incestuosi con la clientela, consigli
d’amministrazione che danno crediti a loro stessi senza rimborsarli – chissà che
qualcuno di loro non li abbia magari portati a Panama – e una vigilanza
timorosa. Così queste banche hanno cercato di far quadrare i loro conti
truffando anche i poveracci, e se mai rivedranno qualcosa, sarà il governo a
darglieli.

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