Altro salvataggio delle banche, con i nostri soldi!

Attenzione, ennesimo salvataggio delle banche in arrivo!

E tutto chiaramente a scapito dei contribuenti italiani.

Non sono bastati gli scandali di Banca Etruria, della Popolare di Vicenza, di Carichieti e di Veneto Banca.

A nulla sono serviti centinaia di migliaia di risparmiatori truffati che hanno visto i risparmi di una vita andare in fumo.

Nessun insegnamento dalla distruzione dell’economia italiana, dall’aver mandato sul lastrico famiglie ed imprese.

Nessun rispetto per coloro che hanno perso la vita per questi atti criminali decisi a tavolino.

Le banche si salvano sempre, e si salveranno ancora. Per gli italiani però non c’è tregua.

Il governo è pronto a varare la nascita di un fondo di salvataggio banche per salvare gli istituti di credito in difficoltà.

Un bell’assegno di cinque miliardi, integrabile fino a sette miliardi, è pronto per essere staccato per coprire le sofferenze che hanno in pancia le banche e per garantire la loro ricapitalizzazione.

Mi sono persa qualcosa?

Perchè sono anni  che i politici ci propinano la storia che il sistema bancario italiano è solido come nessuno mai.

Eppure, mentre Matteo Renzi si presenta a Camera mezza vuota a sbandierare le sue “strabilianti” riforme costituzionali, che passerano INDEMOCRATICAMENTE a colpi di fiducia, al Ministero dell’Economia si  incontravano i banchieri di Banco Popolare, Bpm, Bnl, Bper, Credem e l’AD di Intesa SanPaolo.

Per cosa?

Definire il cosiddetto “fondo Atlante” per sostenere la ricapitalizzazione delle banche italiane e favorire la cessione delle sofferenze del sistema.

Eh si, avete letto bene.

Il governo renzoide, quello che si professa contro le banche, sta varando l’ennesimo aiuto di Stato per le Popolari incriminate (supporto alla loro capitalizzazione) e per tutte le maggiori banche affinchè le sofferenze vengano ripulite.

Un vero e proprio intervento di sistema, non messo a punto da Bankitalia o dalla Cassa Depositi e Prestiti, come il renzie nazionale vuole farci credere, bensì da chi tira le fila della finanza italiana delle fondazioni, il benemerito Giuseppe Guzzetti.

Il fondo “Atlante”, con dote fino a 6 miliardi (più il debito), che dovrà intervenire sulle quote (eventualmente) scoperte dei prossimi aumenti di capitale e in un secondo momento acquistare i titoli derivanti da cartolarizzazioni di crediti deteriorati.

Che, novità rilevante, dovrebbero essere ceduti a un valore tendenzialmente in linea con quello di carico delle banche, e dunque lontano dai prezzi attualmente in circolazione sul mercato.

L’avvio formale del fondo è previsto nei prossimi giorni.

Ma ieri, nel corso di tre riunioni che si sono tenute al Mef, si è definita l’architettura del progetto e il probabile perimetro dei sottoscrittori: le principali compagnie assicurative (da cui ci si attende un miliardo), le Fondazioni (500 milioni) e soprattutto le banche, da cui arriveranno 3 miliardi (un miliardo a carico di Intesa e UniCredit, il terzo degli altri ma non di Mediobanca, che si è chiamata fuori).

A loro si dovrebbe poi aggiungere la Cdp, con una cifra di 5-600 milioni, e con un ammontare analogo la Sga, Società per la gestione delle attività, cioè la società pubblica creata nel 1997 per il salvataggio del Banco di Napoli, che in poco più di 15 anni è riuscita a recuperare l’85% dei prestiti non rimborsati all’istituto di via Toledo, oggi finito dentro a Intesa Sanpaolo.

La Sgr chiamata a gestire il fondo sarà Quaestio Capital Management sgr, guidata da Alessandro Penati, che fa capo per il 37,6% a Fondazione Cariplo.

Lo comunica una nota della società di gestione presieduta da Alessandro Penati.

«A seguito di incontri con un vasto numero di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp – si legge nella nota – Quaestio ha raggiunto un importante numero di adesioni per lanciare il Fondo Atlante». L’obiettivo è «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». Il secondo obiettivo sono le sofferenze. Atlante «concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori».

Non parliamo di conflitti di interessi, mi raccomando.

Nel CDA della Quaestio sgr., società con sede lussemburghese (che caso!), troviamo quindi anche Alessandro Penati: forse i più non sanno che è editorialista di Repubblica, che sta dipingendo questo fondo come la grande opportunità di investimento SICURO (un altro) anche per coloro che vorranno acquistare quote di tale fondo, mascherato come iniziativa privata, foraggiato da CDP che configura il salvataggio statale.

Un po’ come la questione Alitalia – CAI di qualche anno fa… sappiamo come è andata a finire.

La vergogna però di questo salvataggio, l’ultimo di una serie innumerevole, sta nel fatto che NESSUNO si sta preoccupando di risarcire i risparmiatori truffati, le notizie dell’accesso al fondo di solidarietà sono sempre rimandate e sempre più vacue.

Eppure ci si preoccupare di lanciare l’ancora di salvezza (fino al prossimo aiutino) a banche che creano fondi neri, speculano sulla pelle della gente, hanno la pretesa di dividere le perdite e incamerarsi gli utili, magari passando da qualche paradiso fiscale, della serie Panama Papers.

E  ancora una volta, il tentativo è quello di spacciarlo come ottimo investimento, fondo che verrà quotato sul mercato finanziario, dove tutti gli ignari piccoli risparmiatori potranno decidere di mettere i loro risparmi, mentre le Popolari fanno già a gara nell’accaparrarsi aumenti di capitale dagli azionisti, illudendoli nuovamente che in questo modo FORSE le loro azioni varranno qualcosa in più della carta su cui sono stampati i titoli.

Tutto nell’assordante silenzio di una politica sempre più asservita agli ordini delle banche, con il rischio che la Commissione UE (mai sia!) multi l’Italia per aiuti di Stato non consentiti.

La domanda è: CHI PAGA TUTTO QUESTO?

I veri colpevoli o le vittime?

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