Sotto questo sole, bello pedalare si, ma se non si cade…

Mi è partita la testa per la bicicletta: macino km più di quanto Vissani macina pepe, e ne sono felice.

Bellissimo sentire l’aria nei capelli (che oramai sono a lunghezza skinhdead, ma adoro illudermi), mettersi in competizione con se stessi, spingere la bici quando non ce la fai più…

Insomma, sono quelle cose che ti danno soddisfazione.

La questione però è altra: oltre ad acquisire un fiato incredibile che se sapessi fare una virata decente potrei anche sfidare la Pellegrini, sto provando 100 modi per cadere dalla bicicletta, e purtroppo per me sono appena agli inizi.

Un tombino. Un dosso. Una rotonda. Il bordo della strada.

Ma io non demordo… ah no. Non se ne parla proprio.

Per un semplicissimo motivo: i lividi non sono uniformi e sembro una che si è spalmata addosso un autoabbronzante stile anni 80, sono a chiazze praticamente ovunque, stile iena ridens.

E quindi, continuerò ad andare in bici e a cadere, fino a che riuscirò a spacciare questi lividi come abbronzatura presa alle Fiji. E le fiacche sulle chiappe come un culo brasiliano.

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