Il ritorno di Venus Alfa e delle tette rotanti.

Sono da una settimana in Romagna, patria nazionale delle tette finte.

Le trovi di tutti i tipi e di tutte le età: dalle diciottenni alle ottantenni. Grandi, piccole, si riconoscono ovviamente quando una si stende sul lettino dal sembrare due palle da tennis o da rugby a seconda delle dimensioni.

Ci fosse una tromba d’aria accompagnata da tzunami resterebbero imperturbabili, e soprattutto potrebbero seriamente contribuire a salvare le loro proprietarie, chissà, probabilmente sono nate con quello scopo.

Sorvolo sul fatto che per una donna ad occhio con taglia 42/44 è biologicamente impossibile possa avere una ottava di tette, ma fossero tutte di quella taglia.

Mi spiego. Le tette finte ormai occupano una gran fetta del fatturato di ogni finanziaria, siliconi oggi paghi al termine della vacanza a tasso 0, che sono diventate alla portata di chiunque, quasi come un taglio di capelli.

Pertanto, magari finendo nelle mani di chirurgi estetici senza grandi scrupoli, vengono creati quelli che io ho chiamato l’INVASIONE DI VENUS ALFA.

Per i più giovani, non avrà significato, ma per chi come me arriva dalla generazione anni 80 non può dimenticare la “compagna” di Mazinga, che le prendeva da tutti, ma aveva un’arma micidiale: il lancio delle tette. Altro che bomba atomica!

Ora, il problema è davvero serio: accanto a tette perfette, si trovano culi debordanti, cellulite, braccia che sembrano gelati sciolti, pance che una non ha il coraggio di chiedere quanto tempo manca al lieto evento per non sentirsi rispondere: no, è mia naturale.

Perchè, se una si indebita per farsi le tette, non è che può farlo anche per tutto il resto del corpo: finito un debito, se ne comincia un altro, con tanto di imbarazzo della scelta: fondoschiena, ginocchia, braccia, collo, tirata di pelle sul viso… oh, hai voglia quanto puoi scegliere.

A meno che non ti facciano un mutuo per ristrutturazione, che tra l’altro è persino detraibile dalle tasse, ad occhio e croce il restauro completo si concluderà in una decina di anni.

Io già me le immagino queste signore, 12 ore sotto al sole per poi farsi tirare le rughe dal chirurgo ed essere scambiate per rifugiate politiche che arrivano in barcone, confrontarsi di anno in anno ogni intervento fatto: oh, guarda, io ho preferito l’addominiplastica perchè posso mettere un top più sexy, anche se poi sotto vado in giro in tuta; no, io invece ho preferito un culo brasiliano, perchè sai, la zumba va alla grande.

E via discorrendo. Fino a che arriveranno a commentarsi i tipi di dentiere che hanno scelto.

Mie care signore, io ho 43 anni, certo, non mi lamento della misura delle mie tette ma della forza di gravità (se continuo così d’inverno le posso usare come sciarpe), la gambe non sono male anche se andando in bicicletta sembrano un po’ quelle di Saronni, la pancia è il mio orgoglio, perchè ha cullato per 9 mesi mia figlia, ho qualche ruga sul viso ma meglio di quel veleno di botox. Non sono perfetta, anzi, sono ben lontano dall’esserlo.

Ma posso salire su un aereo senza paura di avere scoppi improvvisi al petto, ho un viso che sorride e rughe d’espressione che dimostrano la mia esperienza di vita, ho smagliature sulla pancia che amo alla follia, sono pallida e trovo stupido stare ferma sotto il sole a soffrire per ore.

Eppure cerco di accettarmi per ciò che sono. E cosa assurda, anche se vado in giro in jeans e scarpe da tennis e non vestita da drag queen, piaccio.

Vale la pena di soffrire così tanto, non per essere belle, ma per essere tutte ugualmente false?

E per finire, un giochetto che amo particolarmente: TROVA LE DIFFERENZE. Vi posso dare un indizio: una riguarda una persona famosissima, l’altra un’attrice in “abito” da scena.

Questo è difficile…

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