Eh, non ci sono più i creativi di una volta!

Doverosa premessa: scrivo a ruota libera, mentre omaggio la mia adorata nonna di una bella bevuta come se fosse qua con me, e non solo in una foto sulla scrivania. Prosit nonna, ci fossi ancora tu questo mondo avrebbe tutto un altro valore.

Che fa l’italiano medio in un sabato pomeriggio afoso di fine luglio? Se non ha la possibilità di andare al mare, si butta in una piscina affollata magari con sabbia stesa da un camion un paio di settimane prima, altrimenti, privilegiato di questi tempi, si lancia in acrobazie marittime, rigorosamente a riva ma in ginocchio, per far credere ai passanti che basta entrare in mare per due metri affinchè questo diventi di profondità dieci. In entrambi i casi, non sarebbe male un vaccino antitifo all’uscita.

Al contrario, io che sono italiana per nascita ma vagabonda per sogno, me ne sto al buio in camera, con pc appoggiato alle gambe che emana un calore che magari se lascia segni spaccerò per abbronzatura alternativa, e, tra un sorso ed un altro, in un mio rito propiziatorio ricordando la mia marvellous grandmother, al ritmo di Eddy Herrera, il figlio illegittimo di Helenio, che probabilmente conosco solo io, decido di scanalare tra satellite e digitale terrestre.

Non in cerca di un programma intelligente, per quello mi sono sintonizzata troppo presto, prima delle tre di notte non si vede nulla se non i Ris delitti imperfetti che ad ogni replica aggiungono un numero come se fosse una nuova serie, piuttosto che vedere quelli che sono pagati per essere in vacanza e per mostrarti cosa ti perdi perchè non hai i soldi per fare lo stesso.

E così, la cosa più interessante da vedere, soprattutto per chi arriva da studi universitari come i miei, sono gli spot pubblicitari.

Oddio, INTERESSANTE?

Senza voler offendere nessuno e considerando che sono della generazione dell’insuperabile Carosello, ma questi nuovi creativi, con tutto quello che vengono pagati, li ha partoriti Georgie che corre felice nel prato?

Ok.

Lo capisco. Nessuno mai riuscirà a lasciare il ricordo delle avventure di Carmencita, della Mucca Carolina, di Calimero, della bella olandesina o dell’omino Lagostina, per oltre trent’anni.

Ma avanti, le pubblicità che si vedono oggi sono oscene: basti pensare a quella della Schweppes con Uma Thurman per avere i conati, cosa si fa per i soldi direbbe giustamente chiunque. Sputtanarsi, o meglio, giocare a fare la mignotta di lusso.

Però il mio settore è quello delle auto, e non posso che fare una piccola considerazione, su come sono cambiati gli spot in questo ambito, per quanto mi riguarda simbolo evidente anche di una carenza di creatività persino nella produzione delle vetture.

Mi ricordo uno spot Volkswagen, anzi due: il primo mostrava un branco di pecore bianche, ed una sola nera; al passaggio della Golf, la pecora nera lasciava il branco ed inseguiva la vettura. Geniale.
Non da meno il secondo, che riporto grazie ad un video:

Mi permetto di dire che gli spot Volkswagen attuali si basano più su prezzi ed offerte speciali, che altro, sicuramente è quello che colpisce i clienti, salvo poi incazzarsi perchè quando entrano in concessionario si rendono conto che la pubblicità è una cosa, la realtà è altra.

Poichè Marchionne, che non gode evidentemente della mia stima (e questo si è capito da mooooolto tempo), ha avuto il coraggio di criticare la Volkswagen, dico, senza timore di essere smentita, che negli ultimi 10 anni, e sono davvero clemente, si ricordano più gli spot pubblicitari Fiat che le macchine prodotte: una su tutte, Palio ed il ciclista. In quanti ci siamo immedesimati nel guidatore? Certo, la vettura era un aborto, ma almeno la pubblicità era bella.

Adesso però vi invito a pensare con attenzione al nuovo spot di Fiat Freemont, ennesimo buco nell’acqua, che era stato presentato come l’arma vincente della nuova Fiat, talmente di successo che non riesco a trovarlo da nessuna parte: lo spot, firmato Leo Burnett, si basa sul fatto che il corpo umano è una macchina perfetta e la Fiat, notare bene, si è ispirata a questo per creare la Freemont, in grado di modificarsi a seconda delle esigenze di ciascun guidatore.

Ed ora facciamo un giochino, scopri le differenze:

LA DIFFERENZA E’ SOLO NEL COLORE!

La prima, Dodge Journey, un fallimento Chrysler, la seconda Fiat Freemont, l’ideona di Marchionne che ha tolto il marchio Dodge, ci ha messo quello Fiat ed i creativi lo spacciano pure come l’esito di una incredibile ricerca innovativa da parte della Fiat.

Eh si, non ci sono più i creativi di una volta, ma quelli che si fanno prendere in giro non mancano mai.

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3 Risposte a “Eh, non ci sono più i creativi di una volta!”

  1. Una domanda:se la TV è morta come dice Sparvoli come mai continuano a trasmettere in modo incessante programmi sempre più idioti ? Evidentemente significa che nel bene e nel male qualcuno continua a guardarli…E’ mio modesto parere affermare che la maggior parte della gente si sia abituata a questa abulica situazione di stallo culturale,ormai il danno è fatto.Ci troviamo così immersi in una società di zombie teledipendenti globalizzati,questo torna molto comodo a chi detiene il potere in quanto una popolazine strategicamente condizionata ridotta all’incapacità mentale, è più facilmente gestibile per indurla a fagli fare quello che si vuole per i propri torna conto;che siano idee cospirazioniste o meno,che piacciono oppure no al lettore “de facto” è quello che stà succedendo !Negli ultimi 10 anni il numero di raccomandati entrati in Rai e Mediaset è talmente grande, come nelle nostre Università e negli altri settori che ha prodotto lo stop totale delle intelligenze nazionali già provate dai passati governi ed ora definitivamente distrutte dagli attuali governanti.

  2. Un grande imprenditore, dopo aver sentito dire mille volte che in ogni momento di crisi si nascondono delle opportunità, decide di crederci. Il suo è un mercato competitivo, che lotta sul taglio prezzi in una lotta al ribasso che probabilmente ucciderà tutti. Lui ci è dentro, ma crede che continuando a ridurre i propri margini, poi ridurre la qualità dei prodotti per non andare in perdita, poi ridurre il personale per non fallire non sia il modo giusto. Deve assolutamente trovare quella famosa opportunità nascosta tra le rovine di un mercato che si sgretola.Allora inizia a studiare, a cercare ispirazione nei libri. Tra i vari testi che si trova a leggere ce n’è uno che si chiama “Storia della Pubblicità”. È pieno di aneddoti, di storie che – per quanto non riproponibili in un’epoca completamente diversa – gli accendono una lampadina sulla testa. Come nei fumetti.

  3. In questo periodo di offerte e promozioni (come quella di Eni) che scontano il prezzo del carburante, a tutto vantaggio del consumatore, reputiamo questa promozione di Fiat tutt’altro che conveniente e soprattutto a nostro parere la sua pubblicità presenta gli estremi dell’ingannevolezza. Per questo motivo abbiamo deciso di fare ricorso all’Agcm (l’Antitrust) per chiedere che venga bloccata la messa in onda degli spot e che fiat venga sanzionata.

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