La bad bank: l’esempio più evoluto della democrazia italiana.
Quello che vedete sopra è lo schema della cosiddetta BAD BANK.
Osservatelo attentamente, e chiedetevi, non sarà un’altra sola per coprire aiuti di Stato alle banche?
Se siete arrivati a questa domanda, la risposta è unica: SI.
Partiamo come sempre dall’inizio di questo ragionamento.
Quanti “bad” abbiamo avuto nella storia della nostra splendida Penisola?
In Italia ci sono casi eclatanti: partiamo dalle privatizzazioni IRI, proseguiamo con il discorso di Alitalia ed AirOne, fino ad approdare ai giorni nostri con il caso Ilva.
Possiamo annoverare una miriade di casi, tutti diversi, ma con il medesimo denominatore: BAD per lo Stato, e quindi per i cittadini, che si sono trovati da decine di anni a pagare ENORMI BUCHI con le loro TASSE a causa di macroscopici errori manageriali e “magiche” sparizioni di liquidità degne del più rinomato illusionista.
Ai dirigenti i quattrini, ai cittadini le tasse.
Ed il campanello d’allarme dovrebbe suonare immediatamente allorchè la troika definisce la creazione di una BAD BANK un’ottima idea, perchè le banche italiane, investite finalmente in questi giorni da inchieste riguardanti le “presunte” irregolarità anche penali di cui si sono rese partecipi, hanno in pancia la bellezza di 183 miliardi di sofferenze (per comprendere come si formano vi rinvio a questo articolo, che prende in considerazione però solo le sofferenze causate dai mancati pagamenti dei correntisti, e non quelle derivanti dalla “finanza creativa e speculativa” che ha prodotto ingenti perdite patrimoniali nei conti delle banche stesse).