Era scritto da tempo che un accordo Renzi-Berlusconi presto o tardi sarebbe avvenuto.
E’ la fine della guerra dei vent’anni italiana, oppure è la fine della democrazia?
Dell’accordo si sa poco o niente, ma già quello che si conosce preoccupa e non poco:
1. rafforzare il bipolarismo
2. eliminare il potere di ricatto dei piccoli partiti parlando di una soglia di sbarramento oscillante tra il 5 e l’8% (posto che a me non pare che un partito che raggiunga il 7,9% dei votanti possa definirsi piccolo)
3. Riforma del Senato e sua trasformazione in Camera delle Autonomie
4. Riforma del titolo V della Costituzione, cioè quello che riguarda Regioni, Province e Comuni.
Ma nessuno parla del ritorno alle preferenze. Che è lo strumento fondamentale per restituire la possibilità ai cittadini di scegliere il proprio candidato, applicando una vera democrazia come descritta dall’art. 1 comma 2 della nostra Costuzione: la sovranità appartiene al popolo.
Il rafforzamento dei “grandi partiti” imporrà ai “piccoli partiti” di esserne assorbiti, se non vogliono scomparire del tutto.
Lo trovo profondamente anti-Costituzionale, perchè qui si tratta di togliere il potere anche alle piccole minoranze di avere una propria rappresentanza politica.
Ma forse il lato positivo esiste: questa nuova mossa di una politica decotta, obbliga noi cittadini ad unirci come lista civile e a combattere con le loro stesse armi per riprenderci la sovranità che ci appartiene.
Aspettiamo il testo definitivo. Certo è che questo intesa rianima PD e FI, due ex grandi partiti.
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