CREARE UNA BANCA COOPERATIVA

A causa della recentissima riforma di Renzi, le maggiori banche popolari saranno costrette a trasformarsi in spa entro 18 mesi e quotarsi in borsa.

Intendiamoci, non che la cosa dia loro fastidio.

Certamente non godranno più di privilegi fiscali, ma avranno la possibilità, PER LEGGE, di vendere le proprie azioni, comprese quelle di Banca d’Italia che detengono, agli speculatori finanziari che non aspettano altro.

Il Black Rock Fund, tanto per fare un nome. Liquidità per le banche che dichiarano perenne crisi, mentre la verità è che con il signoraggio guadagnano enormi quantità di denaro che finiscono non nei bilanci, ma in fondi neri presso il cosiddetto triangolo delle bermuda, ovvero tre società con sede alle Caymans.

Perché non li mettono a bilancio?

Lo spiegherò nel modo più semplice possibile: secondo gli accordi di Basilea, ogni banca è obbligata ad accantonare in liquidità o comunque titoli facilmente liquidabili, parte del denaro prestato, a garanzia del loro patrimonio.

In termine tecnico si parla di RISERVA FRAZIONARIA.

Ebbene, in Italia l’ammontare della riserva frazionaria è del 2%.

Questo significa che la banca quando vi fa un mutuo, deve depositare presso la banca centrale il 2% dell’ammontare, a riprova che ha quei soldi.

Ed il restante 98%?

Viene creato dal niente, con una semplice digitazione su un computer centrale.

Facciamo un esempio di fatture acquisto e fatture vendita.

Un commerciante non può vendere fatturando regolarmente ciò che non ha acquistato con relativa fattura. Ecco che si crea il cosiddetto nero.

Stessa cosa per le banche.

Loro non possiedono il 98% di quanto prestano, quindi quando voi pagate, gli introiti non possono rientrare dalla porta principale, perché non c’è la fattura d’acquisto. Quindi fanno il nero, per miliardi di euro all’anno, creando un danno erariale enorme, e non sarebbe male se la Corte dei Conti cominciasse ad interessarsene veramente.

La riforma delle popolari a questo punto permette con la quotazione in borsa di avere tante fatture di acquisto, e di poter emettere tante fatture di vendita, sempre se interessate a dimostrare il vero reddito, con il rischio di perdere gli aiuti di Stato.

Ora, perché diventa fondamentale creare una vera e propria banca del Popolo?

Perché si riuscirebbe ad uscire da questo sistema marcio, immettendo liquidità nell’economia reale a tassi vantaggiosi, permettendo alle famiglie di risanare le proprie posizioni, ed uscendo da un sistema di segnalazione creditizia che è la nostra rovina.

Non paghi due rate? Sei segnalato, una bella bollatura in fronte e diventi un criminale a cui nessuno più presterà un centesimo, se non a tassi elevatissimi.

Vero, esiste una recentissima sentenza della Cassazione che condanna questa procedura, obbliga banche e finanziarie ad avvisare 30 giorni prima della segnalazione, per trovare un accordo di rientro, pena il pagamento del danno.

Ma se una persona i soldi non li ha, chissene se viene avvisata prima. Non può pagare, o mangia o paga.

Eh si, belle parole, però chissà cosa serve per creare una banca…

Ascoltatemi bene, perché i requisiti necessari sono molto più accessibili di quello che crediate.

Tolte di mezzo le banche popolari, restano le banche cooperative, che sono in ogni caso le più abbordabili.

Cosa serve per creare una banca cooperativa?

  1. Un programma di attività, o business plan che dir si voglia

  2. Un capitale minimo di 2 milioni di Euro

  3. il possesso di requisiti di onorabilità, professionalità per i soggetti che ricoprono cariche sociali

  4. requisiti anche per i soci con partecipazioni superiori al 5%

  5. La denominazione deve contenere l’espressione “Credito Cooperativo” e deve essere costituita una società cooperativa per azioni a responsabilità limitata

  6. Servono non meno di 200 soci

  7. Le banche di credito cooperativo devono destinare almeno il settanta per cento degli utili netti annuali a riserva legale.

  8. Il valore nominale di ogni azione non può essere inferiore a 25 € né superiore a 500 €

  9. Una quota degli utili netti annuali deve essere corrisposta ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione nella misura e con le modalità previste dalla legge.

  10. La quota di utili che non è assegnata ai sensi dei commi precedenti e che non è utilizzata per la rivalutazione delle azioni o assegnata ad altre riserve o distribuita ai soci deve essere destinata a fini di beneficenza o mutualità.

Possedendo tutti i requisiti, si sottopone il tutto a Banca d’Italia, che decide se rilasciare la licenza.

Ora, quanti saremo in rete?

Supponiamo che ciascuno di noi si associ, e che si stabilisca il valore nominale di ciascuna azione a 100 €: si possono avere 20.000 soci che acquistano un’azione, oppure molti meno che ne acquistano di più.

Premesso che le banche di credito cooperativo esistenti, per mia esperienza come esperto peritale, sono quelle che applicano più usura in assoluto, perché godono di un regime agevolato e minori controlli, in questo caso invece la fondazione di una banca verrebbe fatta NON con l’intento di lucrare, ma con lo scopo MUTUALISTICO per il quale sono state previste dalla legge.

Accesso al credito più facile, minori costi, interessi minimi applicati, specie considerando che una banca di credito cooperativo per legge ha obbligo di pochi sportelli operativi, almeno inizialmente, e può gestire il tutto grazie all’online.

In sostanza, una vera e propria banca appartenente ai cittadini, studiata per agevolare e migliorare la loro situazione economica, perseguendo un fine etico e sociale.

E crearla è molto più facile di quanto si possa immaginare, prova né è il numero di richieste sempre crescenti, ultima ad esempio la Banca di Ciampino, che, da statuto, si propone  di operare «prevalentemente al servizio degli abitanti dei comuni di Ciampino, Roma, Frascati, Marino e Grottaferrata», al fine di «migliorare le condizioni morali ed economiche dei soci, favorendo il risparmio ed esercitando il credito prevalentemente in favore dei soci stessi».

Pensate che sia un caso?

Assolutamente no.

Le richieste negli ultimi sei mesi sono numerosissime, soprattutto in regioni come il Lazio e la Campania, la Sicilia e la Puglia, dove l’ accesso al credito è più difficile e i tassi d’ interesse sono anche di diversi punti percentuali più alti rispetto alla media.

Ecco così che nella sola città di Napoli (una delle realtà d’ Italia più problematiche dal punto di vista creditizio, dove anche i mutui scontano un rischio criminalità spalmato sulla clientela) hanno cominciato a circolare nell’ ultimo anno le offerte di sottoscrizione della Banca di credito cooperativo di Pozzuoli e dei Campi Flegrei, della Banca Più Napoli Est, della Banca Medesia e della Banca popolare Normanna.

Sottoscrizioni non andate a buon fine, perché Voi avete compreso chi si nascondeva dietro.

In questo caso, invece, stiamo parlando di cittadini come me e voi che insieme stanno studiando il sistema per uscire da una situazione stagnante e da un mercato bancario sempre più vergognosamente ladro.

Nessuno scopo di lucro, ma voglia di ricostruire insieme il nostro Paese. Ed insieme si può fare.

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