Chi c’è nella lista Falciani?

Era il maggio del 2010: a seguito degli accordi tra Italia e Svizzera per rendere pubblici i detentori illegittimi (ovvero non per ragioni lavorativi) di conti correnti in Svizzera, colpevoli SOLO del reato di evasione fiscale ed esportazione illecita di capitali all’estero (ricordo uno su tutti il caso eclatante della FAMIGLIA AGNELLI), si decise che non ci sarebbe più stato segreto bancario.

Finalmente tutti avrebbero saputo chi nascondeva nella vicina cassaforte elvetica, grazie anche a sedicenti “commercialisti” di tutta Italia che si sono arricchiti con questo business, sottraendo così i propri redditi, per la maggior parte derivanti da operazioni in nero, dalle mani del fisco italiano.

Qualche stupido potrebbe dire, beati loro che hanno potuto.

Bene, ricordo a questi tarati mentali, che è grazie ai grandi evasori che la pressione fiscale in Italia ha raggiunto livelli indecorosi: non pagando tutti, sono stati tartassati coloro che non potevano scappare. Al posto di dire bravi, dovreste chiederne il pubblico ludibrio. Si, proprio come nel Medioevo, non pensiate che ne siamo tanto lontani.

Dicevamo, nel maggio 2010, un procuratore di Nizza, Eric de Montgolfier, consegnò  alla Guardia di Finanza italiana i nomi dei correntisti italiani sospettati di evasione fiscale presenti nella lista sottratta dall’ex dipendente Hervé Falciani alla divisione svizzera della banca Hsbc.

Lo ha confermato all’agenzia Adnkronos lo stesso magistrato francese, precisando che lo scambio di documenti è avvenuto a Parigi: “Abbiamo avuto l’ordine di elaborare l’elenco dei nomi italiani dalla lista, che contiene migliaia di nominativi. Abbiamo proceduto a estrarre i nominativi e li abbiamo consegnati alle autorità”.

I finanzieri hanno preso in consegna il faldone, che contiene i nomi di oltre 7000 italiani, e lo stanno riportando in Italia. La lista italiana ha attratto l’attenzione del Procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, che ne ha fatto richiesta al suo collega de Montgolfier. La palla, a questo punto, passa all’Agenzia delle Entrate che si occuperà di fare un’analisi approfondita sui soggetti da cui può nascere un eventuale accertamento fiscale.

Le indagini del Procuratore francese si stanno svolgendo in collaborazione con lo stesso Falciani (doppia nazionalità: francese e italiana), che, trasferitosi in Francia, ha contribuito a decifrare i dati sottratti e sequestrati dalle autorità d’Oltralpe, dopo la denuncia depositata dalla stessa Hsbc.

Il tecnico informatico  nel periodo in cui lavorava per la banca è riuscito a mettere le mani sui dati di oltre 120mila conti correnti dell’istituto con l’intenzione di offrirli ai governi interessati. L’apertura dell’inchiesta a Nizza deriva dalla convinzione che diverse persone che risiedono nella regione abbiano aperto conti nella banca di Ginevra per riciclare denaro sporco.

Prima che sparisca, perchè ho davvero fatto fatica a trovare questo documento, vi metto un link degli articoli dell’epoca, dove erano indicati i nomi principali di questi evasori: lista Falcioni

E non facciamoci mancare anche un bel video:

E l’Espresso pubblica la lista completa: lista Espresso con anche una bella galleria di immagini.

180 MILIARDI DI EURO SOTTRATTI AL FISCO ITALIANO, NO DICO, A NOI CHE NON ARRIVIAMO A FINE MESE, CI RENDIAMO CONTO??? TANTO PER FARE UN NOME DI UNO CHE AVEVA APPENA PATTEGGIATO CON IL FISCO PER UNA FINTA RESIDENZA A LONDRA, VALENTINO ROSSI AVEVA 24 MILIONI DI EURO PRESSO QUELLA BANCA SVIZZERA. 

Ma divertitevi pure a vederli tutti, da Briatore, alla Sandrelli, a famosi stilisti, attori, cantanti, sportivi, commercianti di pietre preziose, grandi aziende, politici, c’è di tutto.

I documenti della HSBC raccontano anche altre vicende. Tra i clienti dell’istituto di Ginevra ci sono almeno duemila commercianti di diamanti. A volte li chiamano diamanti insanguinati perché vengono usati per finanziare delle guerre, come è accaduto in Angola, Costa d’Avorio, Sierra Leone. Michael Gibb, che si occupa di diritti internazionali dell’uomo per Global Witness, ne è certo: «I diamanti sono legati a conflitti e violenze. La facilità con cui possono essere convertiti in strumenti di guerra è sorprendente».

I funzionari della banca svizzera, ad esempio, sapevano che un certo Emmanuel Shallop, successivamente condannato per questi traffici, era sotto indagine in Belgio.

Nel file del deposito infatti annotano: «Abbiamo aperto un conto per lui basato a Dubai… Il cliente è molto cauto attualmente perché sente la pressione delle autorità belghe, che lo tengono d’occhio per le sue attività nelle frodi fiscali sui diamanti». Contattato per chiarire l’avvocato di Shallop è stato tranchant: «Noi non intendiamo spiegare nulla. Il mio assistito non vuole vedere il suo nome citato in qualunque articolo per una ragione di privacy».

Ma tra i clienti ci sono pure personaggi che hanno maneggiato tangenti per favorire vendite di armi in Africa, rifornendo gli arsenali dei massacri in Liberia, e altri che si sono prodigati per piazzare ordigni sofisticati in diverse nazioni, dalla Tanzania a Taiwan. Ci sono addirittura i nomi degli esponenti di una ong saudita che è stata accusata di finanziare Al Qaeda.

I vertici di Hsbc hanno inizialmente intimato al network giornalistico di distruggere tutti i dati.

Poi, di fronte agli elementi scoperti dai cronisti, hanno assunto una posizione diversa. Con una dichiarazione scritta l’istituto ha riconosciuto che «la cultura e gli standard dei controlli erano molto più bassi di quanto avviene oggi. La banca ha intrapreso passi significativi per aumentare le verifiche e respingere i clienti che non rispettano i nuovi parametri, inclusi coloro che davano elementi di preoccupazione sul fronte fiscale. Come risultato di questa linea, la base dei clienti dal 2007 si è ridotta di quasi il 70 per cento».

Resta però il problema della finanza oscura. «L’industria offshore è la maggiore minaccia per le nostre istituzioni democratiche e per le basi del nostro contratto sociale», ha dichiarato a Icij l’ecomista Thomas Piketty: «L’opacità finanziaria è uno degli elementi chiave delle diseguaglianze. Permette a una larga parte di quelli che guadagnano di più di pagare tasse insignificanti, mentre il resto di noi deve versare tributi pesanti per sostenere i servizi pubblici indispensabili per lo sviluppo»

CI SONO VOLUTI 5 ANNI PER EFFETTUARE IL TRASFERIMENTO DELLA LISTA DEI 7000 ITALIANI EVASORI TOTALI????

No, perchè se pensate che la storia fili liscia, sbagliate. La vicenda denominata Swissleaks ha avuto ben altri risvolti.

Nel corso di questi cinque anni, i potenti ci hanno provato in ogni modo a fermare questa inchiesta.

In primis, accusato da Berna di spionaggio economico e violazione del segreto bancario, Falciani ha girato i dati al governo francese, che li ha condivisi con altri Paesi, permettendo finora il recupero di consistenti somme sfuggite al fisco.

Ma non basta.

Cè chi ha tentato in ogni modo di non far utilizzare questa lista, perchè ottenuta in modi illeciti, senza il consenso dei diretti interessati. Ma tu pensa, questo fottono il fisco in ogni modo, e si crede forse che siano d’accordo a rendere pubblico le merde che hanno fatto???

Nel 2013 finalmente la Cassazione derime la questione, dopo batti e ribatti tra diversi Tribunali che hanno prima screditato Falciani in ogni modo, e poi hanno tentato di far dichiarare illegittimi questi documenti.

La lista Falciani invece ha resistito, e la Cassazione si è pronunciata in questo modo:

Con Sentenza 10 luglio 2013, n. 29433, la Corte di Cassazione ha chiarito che è legittimo l’utilizzo come spunto di indagine dei dati contenuti nella c.d. “lista Falciani” anche se illegittimamente ottenuti e la distruzione della lista può essere chiesta solo dal pubblico ministero.

Gli Ermellini hanno ritenuto in particolare, alla luce dell’attuale formulazione dell’art. 240, comma 2, c.p.p., l’inutilizzabilità degli atti illegalmente formati non preclude che gli stessi possano essere impiegati come spunto di indagine analogamente a quanto accade per gli scritti anonimi.
 
Il potere di chiedere la distruzione dei documenti al giudice per le indagini preliminari, inoltre, è di esclusiva competenza del pubblico ministero ed è subordinata al suo assenso analogamente agli altri documenti di indagine acquisiti illegalmente.
 
Per i giudici di legittimità solo il pubblico ministero, può richiedere la distruzione dei documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni. Ne consegue che se la Procura non ritiene di distruggere le schede relative alla “lista Falciani”, pur avendo richiesto l’archiviazione della vicenda penale a favore del contribuente, questi non può pretenderne la distruzione.
Nel corso di un procedimento penale per dichiarazione infedele dei redditi nei confronti di un contribuente incluso nella nota “lista Falciani”, il diretto interessato, ottenuta l’archiviazione da parte del Gip, su conforme richiesta del Pm, richiedeva a quest’ultimo di attivare la procedura di distruzione della documentazione contenuta nel fascicolo di indagine a norme dell’articolo 240 del codice di procedura penale.
Il Pm, tuttavia, riteneva di non attivarsi in tal senso anche in presenza di archiviazione. La difesa del contribuente, allora, sollecitava il Gip a vagliare la richiesta di distruzione in questione. Il giudice la respingeva.Era quindi proposto ricorso per Cassazione.
In base all’articolo 240 del codice di procedura penale, il Pm dispone l’immediata secretazione e la custodia in luogo protetto dei documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni. Di essi è vietato effettuare copia in qualunque forma e in qualunque fase del procedimento e il loro contenuto non può essere utilizzato. Il Pm, acquisiti tali documenti, entro quarantotto ore, chiede al Gip di disporne la distruzione.
Per i giudici della Corte Suprema, il ricorso deve ritenersi inammissibile in quanto nessun autonomo potere di attivazione della pronuncia del Gip è previsto direttamente per la parte diversa dal Pm. Ciò a differenza di quanto accade, ad esempio, per le intercettazioni telefoniche, per le quali, (articolo 269 del codice di procedura penale) qualsiasi parte (e non solo il Pm) ha la facoltà di chiedere, a tutela della riservatezza, la distruzione dei verbali e delle registrazioni relative alle intercettazioni telefoniche al giudice che ha autorizzato o convalidato l’intercettazione stessa. Peraltro, l’inutilizzabilità degli atti illegalmente formati, secondo la sentenza, non preclude che gli stessi possano valere, al pari degli scritti anonimi, come spunto di indagine.

Perchè riporto questa sentenza?

Semplice, perchè ce ne sono state altre, centinaia, da Commissioni Tributarie e Tribunali di Primo e Secondo Grado, dove la sostanza è che è stata delegittimata la lista Falciani.

A questo punto mi chiedo: alla stessa stregua, perchè non delegittimare anche i verbali dei mafiosi collaboratori della Giustizia, che sono la base di una marea di procedimenti penali???

La verità è che quella lista SCOTTA, perchè in quei nomi ci sono tutti i veri POTENTI, non solo italiani, ma del mondo intero. 

E NOI ABBIAMO IL DIRITTO DI SAPERE.

Ma sapete un’ultima cosa?

La chiamano lista dei 7000.

Si scopre ieri invece che non si parla di 7000 tra privati e società, ma di oltre 100.000.

L’operazione “Swissleaks” porta la firma del network di Washington International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ). È lo stesso team di giornalismo investigativo che due mesi fa ha diffuso i dati sulle multinazionali di stanza in Lussemburgo per ottenere un fisco leggero, uno scoop che ha aperto il dibattito sulle leggi tributarie europee e messo alla berlina il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker, ex premier del principato.

Questa volta si tratta invece dei documenti raccolti da Hervé Falciani, un funzionario italo-francese di Hsbc. Nel 2008 la banca svizzera lo ha denunciato per avere sottratto le informazioni, ma il suo arresto in Costa Azzurra su richiesta delle autorità svizzere si è trasformato in un clamoroso autogol: Falciani ha collaborato con i magistrati francesi e consegnato gli elenchi dei correntisti. Che adesso Le Monde ha fornito al network investigativo. Materiale esplosivo, analizzato a fondo per otto mesi dai reporter di ICIJ, guidati dal direttore Gerald Ryle e dalla sua vice Marina Walker Guevara, con l’aiuto di una squadra di esperti in “data journalism”, Mar Cabra e Rigoberto Carvajal.

Il risultato è un dossier su oltre 100 mila clienti di più di 200 paesi con 81mila conti censiti dall’Iban tra il 1998 e il 2007. Per portare avanti le verifiche sui nomi, la rete americana ha coinvolto più di 140 giornalisti di 45 paesi, in totale 45 testate: tra queste, oltre a Le Monde, anche Guardian, Bbc, Suddeutsche Zeitung e, per l’Italia, “l’Espresso”.

È il più grande atto d’accusa contro i metodi delle banche svizzere, che hanno permesso di riciclare i tesori di politici, sovrani, evasori, mediatori di tangenti, trafficanti di armi e di diamanti di tutto il mondo. Dopo anni di voci confuse, superficiali, frammentarie, mai accertate, ecco la “lista Falciani”, l’elenco completo dei centomila clienti che hanno depositato cento miliardi di dollari nei forzieri della Hsbc, uno degli istituti più grandi del pianeta.

L’esame dei conti mostra come all’ombra dell’anonimato garantito per decenni da Hsbc, politici inglesi, ucraini, indiani, tunisini o egiziani hanno curato affari d’ogni genere. Ci sono numerosi conti di Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad considerato la mente finanziaria del regime di Damasco: un uomo accusato di gestire più della metà dell’economia del paese e ora incriminato dagli Stati Uniti. Rachid Mohamed Rachid, ministro egiziano del Commercio con l’estero, scappato dal Cairo durante la rivolta contro Mubarak, aveva una procura su un conto del valore 31 milioni di dollari: non a caso è stato condannato in contumacia per aver dilapidato fondi pubblici. Ad Haiti operava Frantz Merceron, ora deceduto, ritenuto l’uomo delle tangenti per conto dell’ex presidente Jean Claude “Baby Doc” Duvalier: Merceron fino alla morte poteva accedere a un conto intestato alla moglie con un milione e 300 mila dollari.

Frequentavano quella filiale di Ginevra anche personaggi colpiti dalle sanzioni americane per i rapporti con le dittature. Come ad esempio, Selim Alguadis, uomo d’affari turco, sospettato di aver fornito alla Libia di Gheddafi componenti dual use suscettibili di essere impiegate per un progetto di armi nucleari. O come Gennady Timchenko, miliardario russo, finito nel mirino degli Stati Uniti dopo la crisi ucraina. E c’è un deposito perfino riconducibile a Li Xiaolin, figlia dell’ex primo ministro cinese Li Peng, protagonista della repressione di piazza Tienammen. Ma ci sono anche i conti di numerosi imprenditori che hanno finanziato la fondazione di Bill Clinton, l’ex candidato repubblicano alla presidenza statunitense Mitt Romney e le conferenze dell’ex sindaco di New York Rudolf Giuliani.

Nel 2010 il governo francese ha distribuito la lista Falciani ad altri paesi, perché verificassero le posizioni dei loro cittadini. Le autorità inglesi hanno scoperto che 3.600 nomi, su 5 mila, non erano in regola, riuscendo così a recuperare 135 milioni di euro di imposte arretrate. In Spagna si è raccolto ben di più, 220 milioni, un record rispetto anche ai 188 milioni recuperati da Parigi. In Italia molti personaggi sono stati indagati per frode fiscale da diverse procure ma sulla possibilità di usare i dati nelle dispute fiscali sono stati aperti numerosi ricorsi. In Grecia invece si è arrivati al paradosso: la documentazione è rimasta nei cassetti fino a quando nel 2012, nel pieno della crisi, la rivista Hot.Doc ha pubblicato i nomi di duemila evasori fiscali. Ma in carcere, invece dei fuorilegge, c’è andato il suo direttore Kostas Vaxevanis.

PERCHE’ IN ITALIA LA GIUSTIZIA FUNZIONA SOLO PER CHI HA SOLDI, DA NASCONDERE E DEVOLVERE. ANZI, FORSE, FUNZIONAVA COSI’, ORA E’ UN NUOVO MONDO.

BENE, ATTENDO CON ANSIA L’USCITA DELL’ESPRESSO IL 13 FEBBRAIO. 

IO VOGLIO SAPERE CHI SONO I LADRI ED I CRIMINALI DI QUESTO MONDO. TUTTI DAL PRIMO ALL’ULTIMO.

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Una risposta a “Chi c’è nella lista Falciani?”

  1. Se ho ben capito,
    Per i grandi evasori L’AGENZIA DELLE USCITE.
    Poi predicano in TV
    pagate le tasse alla AGENZIA DELLE ENTRATE .
    Prima , portavano i soldi dentro le mutande , sotto gonna
    Poi con gli spalloni.
    Adesso con le banche .
    Un grande esempio di NUOVO ORDINE MONDIALE.
    State “tranquilli “, siete proprio al “sicuro”.
    La scialuppa di NOE è vostra disposizione .

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