Avventure tragicomiche di una stordita in vacanza… appena rientrata: un volo fantozziano!

La vacanza a Cipro è finita. Col botto, ovviamente.

Dopo le peripezie iniziali, tutto è proceduto con discreta tranquillità, tra una cena alla “stocazaus” (gergo di una signora bresciana per definire una steak-house), una serata con spettacolo di animazione (che in realtà sembrava più rianimazione che cabaret) e una bevuta in compagnia.

Tutto liscio come l’olio che mi spalmavo quotidianamente addosso per non ustionarmi, diventando molto più simile ad una braciola arrosto piuttosto che ad una gnocca abbronzata. Con sommo divertimento di marito e figlia che invece dal primo giorno sono diventati color cioccolato.

In ogni caso, il gran giorno è arrivato: si torna a casa.

La partenza comincia bene: sveglia alle 3 di notte, per partire alle 7 e mezza. Ci sarà un trasferimento verso l’aeroporto lungo… Certo, esattamente 30 minuti!

Nella hall mi guardo intorno: me in primis, pare di vedere tutte le comparse per un remake de “Il ritorno dei morti viventi”. C’è chi chiede informazioni ad una colonna, chi pretende di spiegare in dialetto veronese che non è stato lui a sfondarsi il frigobar ma gli alieni che sono arrivati a bordo di moto d’acqua, chi a colazione, alle tre di mattina, si incazza perchè non ha trovato la frittata ai peperoni e questo non gli permette di sfruttare l’all inclusive fino alla fine, insomma, per tutti i gusti.

I pullman che ci portano all’aeroporto arrivano e sembrano perfino nuovi: il rientro sarà meno traumatico del previsto.

In effetti non si può dire che sia stato drammatico, quanto inverosimilmente fantozziano: tutto comincia nel momento in cui mettiamo piede all’aeroporto di Ercan, il cui nome è già un sinistro presagio.

Per inciso, l’aeroporto di Ercan non è altro che un enorme hangar fornito di posteggio in stile Iper, mettiamola così.

Percepisco subito che sarà dura, nel momento in cui arriviamo al banco del check-in: i turchi-ciprioti ci guardano piuttosto confusi, sul display che hanno in fronte esce la scritta “vada via i ciapp, non potevate starvene al mare, non sappiamo cosa dobbiamo fare”.

Scopro che nel 2009 esiste ancora qualcuno al mondo che non è computerizzato: il check in viene fatto manualmente, un addetto ti lascia un biglietto in cartoncino, che sembra più un segnalibro di un boarding pass, e scrive a penna il numero del posto, un altro prende le valigie una ad una, vi attacca sopra un adesivo e a mano ci scrive il numero.

Ma questo è solo il prologo, il bello deve ancora venire.

Non so se qualcuno si ricorda un film a mio parere geniale, “Pappa e Ciccia”, con Paolo Villaggio e Lino Banfi. Ebbene, in quel film c’era una presa in giro dei villaggi turistici, che stavano iniziando a spopolare, nei quali si arrivava con voli charter.

Il terrore dei voli charter: all’inizio nessuno capiva che erano aerei come gli altri, mi ricordo che c’era chi quando sentiva la parola “charter” si immaginava persone legate alla fusoliera, gente che chiedeva l’estrema unzione prima di salire a bordo, motori che si staccavano in fase di decollo e ali che si spezzavano in atterraggio. In sostanza, una tragedia annunciata.

Per chi non lo conoscesse, consiglio di vedere questo spezzone, perchè perfettamente rispecchiante quanto vi andrò a raccontare:

Sfido chi era con me su quell’aereo a non riconoscersi in questo strepitosissimo filmato!

Le cose sono andate in questo modo: al gate d’imbarco, per avvisare i passeggeri non c’erano pannelli luminosi, bensì un signore che urlava qualcosa di incomprensibile in turco. Ti imbarcavi sull’aereo giusto a culo.

Gli tendi il tuo elettronicissimo biglietto in cartone, questi ne strappano un pezzo e ti fanno segno di uscire da una porta. Ti ritrovi direttamente sulla pista e sei spaesato, perchè non ti trovi nessun pullmino che ti porta ai piedi dell’aereo, ma una specie di percorso ad ostacoli tra birilli che si riversa per circa un km su tutta la pista e uno che a gesti ti spiega che tu, con tipo 85 gradi all’ombra, devi fare a piedi questo percorso e raggiungere l’aereo, ovviamente senza sapere quale. I ciprioti evidentemente credono molto nella casualità.

In fondo a tutto, ecco spuntare l’aereo… sembra un miraggio in mezzo ad un caldo becco che ti stordisce peggio di un paio di All Stars portate per dieci ore consecutive.

Io sono tra i primi a salire, mi giro e vedo gente che accelera il passo, esattamente come la scena di Villaggio. Da morire.

Al momento del decollo l’aereo prende velocità ma non riesce a stare dritto, praticamente decolliamo in derapata. Il vento, ci dicono… poco importa che guardando fuori dal finestrino è tutto completamente immobile ed ingessato.

Calma e gesso, per l’appunto:

Cominciano a vedersi degli strani movimenti, hostess che propongono alle persone che stavano in coda come la sottoscritta di accomodarsi in prima classe. Sembra un affare, ma gatta ci cova.

Si atterra ad Izmir per uno scalo tecnico: l’aereo non aveva carburante, niente di che.

Dopo circa mezz’ora di sosta, iniziamo a vedere strani movimenti: le hostess cominciano a spostare bottiglie di acqua da una parte all’altra dell’aereo, dopo di che sale un tizio a bordo con una specie di livella, e si cominciano a spostare i passeggeri.

Si si, lo giuro. Una cosa mai vista.

Tutti stipati come sardine davanti, lasciando la metà posteriore dell’aereo praticamente vuota, il tutto perchè secondo il tizio con livella, l’aereo era caricato male e quindi non sarebbe riuscito a decollare. Mi aspettavo che la mossa successiva sarebbe stata quella di obbligare ogni passeggero a mangiare un chilo di fagioli, per poi usare le loro inevitabili flautolenze come propulsori aggiuntivi.

Qualche piccolo attimo di panico, una bella grattatina ai maroni, finalmente si riparte, con i bambini a bordo che urlano: dai che ce la fai.

Molto più che fantozziano…

Ma in ogni caso, tutto è bene ciò che finisce bene, e l’ultimo chiuda la porta.

In definitiva, in barba a tutti questi piccoli inconvenienti, le nostre valigie sono arrivate per prime e subito: un bello smacco alla ipertecnologica Malpensa!!!!

Alla prossima!

P.s.

Durante questa vacanza movimentata, ho avuto modo di incontrare tantissime persone che hanno dato un motivo a tutto. Sara, Enrico e la piccola Giulia, Roberta, Andrea e tutti gli altri dei quali stupidissimamente non ricordo i nomi. Del resto sono stordita, spesso dimentico pure il mio.

Un abbraccio particolare alla piccola Micaela e al piccolo Luca: loro non sanno ancora leggere, ma sono i protagonisti di una storia talmente bella, che mi viene ancora la pelle d’oca al pensiero… che Dio vi benedica e vi protegga, SEMPRE!

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5 Risposte a “Avventure tragicomiche di una stordita in vacanza… appena rientrata: un volo fantozziano!”

  1. bel resoconto di queste vacanze.
    e perfettamente vero i biglietto del aereo sembrava veramente i ormai sorpasati ticket per il cinema degli anni 70. in cartoncino.
    ti sei pero dimenticata di dire che a loro il peso delle valige fragava poco e niente potevi portare un elefante tanto non lo pesavano.
    e poi che loro li non rompono i coglioni come alla malpenza dove devi lasciare il acqua in bottiglia fuori dal metal detector.
    comunque sono state belle le vacanze

  2. PAPPA E CICCIA E’ MITTTTTTTTTTTTTICO!

    Grazie per questo video e questo racconto, ci vuole sempre una sana risata!

  3. Hoş tarih ama bizim tüm hava limanlarımız koyul çok kötü çok

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