Monti chiede ai cittadini di indicare gli sprechi: siamo su scherzi a parte?

Il nostro Premier Mario Monti non finisce mai di stupire.

Quando si pensa di aver toccato il fondo ecco che arriva lui con grande flemma e ci dimostra che no, il peggio deve ancora venire.

La trovata di oggi è una via di mezzo tra il paradosso e l’idiozia più totale: il Governo ha predisposto sul suo sito un modulo dove i cittadini possono indicare gli sprechi della spesa pubblica, in modo da aiutare i super-tecnici nell’arduo cammino appena intrapreso della spending review.

Ho da fare solo tre considerazioni.

La prima.
Ma davvero il Governo vuole farci credere di non sapere dove sono gli sprechi di uno Stato che si mangia il 120% del Pil, al punto da dover chiamare in causa le segnalazioni di 60 milioni di cittadini??? Basterebbe guardare tutti i giorni Striscia la Notizia, ad esempio, per averne esempi lampanti. Verrebbe quasi da pensare che sia una mossa neppure troppo abile per distrarre l’attenzione del popolo sempre più indignato…

La seconda.
Quali sarebbero le competenze di tecnici e supertecnici se poi non hanno neppure una minima idea su come portare avanti il lavoro per il quale sono stati nominati, non dalla sovranità popolare, ma da un ottantenne che ci costa 7 volte più della Regina d’Inghilterra?

La terza.
Siamo su scherzi a parte?

I tecnici non bastano, arrivano i super-tecnici: toh, chi si rivede, Giuliano Amato.

Ci hanno raccontato che serviva un Governo di tecnici per salvare l’Italia dal default: sono arrivati i professoroni Monti & Co.

A distanza di qualche mese e di molti pasticci, i professoroni decidono finalmente di dare il via alla spending review, in sostanza un taglio dell’elefantiaca spesa pubblica.

E qui viene il bello: i professoroni non bastano, devono chiamare tre consiglieri speciali per portare a termine il proprio compito.

Il primo si chiama Enrico Bondi, l’uomo che prima ha risanato Parmalat e poi l’ha svenduta al gruppo francese Lactalis: avrà il compito di definire la spesa per l’acquisto di beni e servizi.

Il secondo è un altro professore bocconiano, Francesco Giavazzi, già vice presidente del Banco di Napoli, famoso per aver sostenuto che l’abolizione dell’art. 18 genererebbe un incremento delle attività produttive delle imprese italiane: dovrà analizzare il sistema dei contributi pubblici alle imprese.

La vera chicca è il terzo: Giuliano Amato.

Uno che è sopravvissuto al dissesto del PSI, nonostante ne fosse uomo di punta. Uno che ha saputo ricollocarsi praticamente in ogni Governo della Seconda Repubblica. Uno che è riuscito ad aumentare i contributi previdenziali dei cittadini e a diminuirne le pensioni, mentre al contempo andava lui stesso in pensione precependo 31 mila euro al mese, a prescindere dai contributi versati.

Giuliano Amato è stato chiamato come consigliere per quanto riguarda i finanziamenti pubblici ai partiti.

Gli autori di Zelig non saprebbero fare di meglio.

Mi aspetto Rocco Siffredi prossimo consigliere per le politiche sociali e della famiglia. Del resto, abbiamo già avuto come parlamentari Moana Pozzi e Cicciolina…

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