La Croce Rossa Italiana destinata alla privatizzazione?

Questa notizia, che mi auguro con il cuore sia l’ennesima cazzata di un governuccio di pellegrini servi di troika, deve essere assolutamente divulgata: la Croce Rossa Italiana rischia di venire privatizzata.

Mentre a Roma – nel complesso di Santo Spirito in Sassia – una mostra celebra il lavoro della Croce Rossa militare dall’Ottocento ad oggi, il corpo si avvia alla privatizzazione e alla smilitarizzazione.

Un decreto del Governo Monti del 2012 – che sarà effettivo a partire da gennaio 2015 – prevede infatti che le funzioni della Cri passino alla costituenda Associazione della Croce rossa italiana, che diventerà un soggetto di diritto privato, con il corpo militare costituito solo da soldati in congedo. Ma questo decreto legge è stato in seguito modificato anticipandone l’avvio dell’iter nel 2014, e così sta già succedendo.

Sparirebbe in questo modo il personale di supporto amministrativo, logistico e in servizio. Parliamo in tutta Italia di oltre 1.200 posti di lavoro.

In Senato nel maggio scorso è stato presentato un disegno di legge di abrogazione del decreto del 2012, non ancora calendarizzato nei lavori parlamentari.

Ecco perché con la mostra nella Capitale – allestita fino al 23 novembre – il corpo lancia un appello“Il governo Renzi potrebbe risolvere il problema con un semplice emendamento, ma finora i ministri della Difesa e della Salute non hanno fornito risposte”, si legge in una nota. “I circa mille militari effettivi del Corpo saranno smilitarizzati e messi in mobilità non protetta. In conseguenza di ciò si perderà la possibilità di utilizzare i circa 20.000 volontari riservisti (medici, infermieri, logisti, tecnici etc.) che prestano il loro lavoro gratuitamente in Patria, sia per compiti di protezione e difesa civile che per l’assistenza sanitaria a tutte le Forze Armate. Questo, in un momento in cui le emergenze su immigrazione, Ebola, alluvioni e disastri ambientali rendono una struttura come il Corpo militare Cri tra le più titolate a intervenire”.

Ieri si è svolto un inconto al Ministero della Salute sulla privatizzazione, con l’intervento dei sindacati che si sono vigorosamente opposti all’illegittima anticipazione delle procedure.
Purtroppo però la giornata si è conclusa nel marasma più completo con due comunicati stampa opposti.

Il nodo è legale, riguarda gli effetti della privatizzazione, disciplinata dalla legge 101 del 2013, che indicava il 2014 come data d’inizio della trasformazione dei comitati locali e provinciali sulla base di un articolo inserito da un’altra legge, la 178 del 2012. La 178 pero’ e’ stata modificata inserendo il 2015 in ogni punto in cui era scritto 2014.

I sindacati sottolineano che “tutto deve essere rinviato al 2015. Ma la privatizzazione è già  iniziata.

I sindacati chiedono un decreto per regolamentare i rapporti con i comitati privatizzati. “Occorre un intervento chiaro del ministro Lorenzin. E oggi abbiamo chiesto al direttore generale della ricerca sanitaria e biomedica e della vigilanza sugli enti, Massimo Casciello, di mandare una nota alla Croce Rossa per sospendere gli atti gia’ assunti e ripristinare la situazione precedente al 31 marzo. Il tutto in attesa del tavolo e del decreto del ministro. Casciello – spiega Paolo Bonomo, segretario nazionale della Cisl-Fp – si e’ detto disponibile”.

Questo è quello che è emerso dopo la protesta del mattino dei lavoratori.

Per circa 300 persone, infatti, è già scattata la riduzione del 30% del salario dovuta all’applicazione unilaterale del nuovo contratto Anpas scelto per gestire la nuova fase ì, quella privatistica, mentre la Cri continua a guadagnare le stesse cifre sulle convenzioni in essere. Inoltre – proseguono i sindacati – senza le previste norme di raccordo, e con il totale disimpegno della Cri nazionale, non ci sarebbe alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali.

Dopo ave ricevuto la promessa di un decreto che regoli il trasferimento e una richiesta di stop alla Croce Rossa delle trasformazioni dei comitati dal pubblico al privato, nel pomeriggio i sindacati annunciano vittoria chiedendo  “la sospensione immediata dell’applicazione dei nuovi contratti e la riapertura del confronto sulle norme di raccordo”.   

Immediata la risposta via comunicato stampa di Francesco Rocca sul ministero e, in serata, un secondo comunicato.

“Nessuna sconfessione da parte del Ministero della Salute, ma solo un chiarimento conclusosi con la nota successiva del Ministero in cui viene ribadita la piena legittimità dell’operato di Croce Rossa posto in essere fino ad oggi in ordine all’applicazione del nuovo contratto collettivo. La Croce Rossa Italiana continuerà a rispettare la legge come ha sempre fatto e a salvaguardare i livelli occupazionali. La nota del Ministero ribadisce come legittima attribuzione dei Presidenti dei Comitati privatizzati l’individuazione della data di decorrenza del contratto Anpas”. “La Cri – ha aggiunto – auspica che vi sia un abbassamento dei livelli di conflitto con tutte le organizzazioni sindacali e che si possa riprendere un percorso sereno volto a migliorare alcuni aspetti del processo di riforma, ma nessun cedimento sulla privatizzazione dei Comitati locali e provinciali, elemento di prossimità verso i bisogni delle comunità vulnerabili e che finalmente grazie a questa privatizzazione possono operare sui loro territori con sempre piu’ dinamismo, efficienza e professionalità, sempre attenti ai bisogni di chi soffre”. 

Disorientati i sindacati di fronte a questa dichiarazione, accompagnata da un documento inviato a Rocca in cui il direttore generale del ministero Massimo Casciello sostiene che i contratti scaduti o già in scadenza vanno ormai regolati dalle norme Anpas, sgrida Rocca per non averlo informato di quanto si stava realizzando ma conferma la validità delle iniziative prese perché la data di decorrenza del nuovo contratto puòessere “ricompresa tra le legittime attribuzioni del Presidente dei comitati privatizzati”.

Parole che contraddicono quanto era stato promesso ai sindacati poche ore prima al ministero. A questo punto si annuncia battaglia. Dovrebbe esserci un nuovo incontro la prossima settimana, stavolta con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ma nel frattempo si preparano proteste. “Lo stato di agitazione proseguira’ fino a quando non avremo ottenuto una soluzione concreta – concludono le quattro sigle sindacali – e martedì  si terranno assemblee a Roma e in tutta Italia per informare i lavoratori e far crescere la mobilitazione”. 

Viene da dire che, visto l’inoperato fino ad ora svolto da Beatrice Lorenzin, per la Croce Rossa Italiana non ci sarà scampo: una nuova vergogna italiana che continuna a seguire il piano Kalergi ed i diktact della troika.

CI VOGLIONO STUPIDI, MANOVRABILI, IGNORANTI, SCHIAVI E POSSIBILMENTE MORTI.

Un altro tassello sta andando al suo posto, nonostante proteste, pubblicizzate denunce, manifestazioni di piazza, CHE NON SERVONO A NULLA, se non a riempire le tasche di chi le utilizza, nascondendo spesso di essere complice del sistema.

I casi sono due: o si aprono finalmente gli occhi e si capisce dove ci stanno portando, e si trova UNITA’ DEI CITTADINI che in massa AFFAMANO IL SISTEMA, oppure questo SARA’ IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI E NIPOTI.

Una piccola infarinatura sul piano Kalergi:

Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente,l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinché l’Europa sia dominabile dall’élite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘elite.
Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa. I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht.
Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia.
In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.
È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico: il piano Kalergi.
POSSIBILE CHE ANCORA NON VI RICONOSCIATE IN QUESTA DESCRIZIONE ED IN QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NEL NOSTRO PAESE???

Ebola.

In Italia non se ne sentiva parlare da decenni, ma ora, grazie alla politica allucinante di completa apertura delle frontiere, specie verso gli emigrati africani, il pericolo di un’epidemia nel nostro Paese, al punto che il Ministero della Sanità ha lanciato un allarme ufficiale.

Con una circolare del 4 aprile, il Ministero della Sanità ha comunicato l’attivazione di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia. La nota è stata inviata all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana. Per la prima volta, dal 1970 ad oggi, la nota dell’allarme è stata trasmessa anche al Ministero della Difesa.

Il dato che preoccupa maggiormente gli scienziati è il tempo di incubazione del virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni per contagio derivante dallo sperma.

Nella circolare il Ministero fa chiaro riferimento alla necessità di controlli accurati verso il numero impressionante di immigrati che proprio in questi giorni si sta riversando a Lampedusa, grazie alle decisioni scellerate del Ministro degli Interni Alfano.

Nelle ultime 72 ore infatti, a Lampedusa si è registrata la più grande ondata migratoria a partire dal 2011, quando nell’isola delle Pelagie arrivarono più di 50 mila migranti. Con il centro chiuso per lavori di ristrutturazione, i migranti intercettati dalla pattuglie navali di “Mare Nostrum” – il programma della marina Militare per contrastare gli sbarchi – vengono trasferiti sulla terraferma o restano in attesa sulla banchina del porto di Lampedusa, in condizioni igieniche disastrose.

Ma cosa causa questa epidemia di Ebola, che secondo Medici Senza Frontiere potrebbe durare almeno per quattro mesi?

Il 22 marzo 2014 è confermata la notizia di una epidemia di ebola in Giunea, che ha in brevissimo tempo raggiunto la capitale Conakry; la gravità e l’estensione del contagio ha indotto l’Europa prima (che ha inviato anche un team di specialisti dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani di Roma) e poi gli Stati Uniti (che hanno inviato un team di specialisti dell’Istituto malattie infettive di Atlanta-Georgia) a intervenire per arginare l’infezione.

L’Ebola è un virus che causa febbre emorragica che nel 90 per cento dei casi si rivela essere letale. L’ebola appartiene alla famiglia dei Filovirus e ancora non sono state trovate cure o vaccini efficaci contro questo virus. I primi sintomi che si possono riscontrare sono il vomito, la diarrea, senso di malessere generale e può, in molti casi, provocare emorragie interne ed esterne.

I sintomi della malattia sono molto variabili da persona a persona, compaiono solitamente in modo improvviso e sono difficili da individuare a causa della loro somiglianza con quelli di infezioni meno gravi come, per esempio, malaria o influenza.

Dopo un periodo di incubazione di 4-16 giorni, inizano a comparire febbre alta, brividi, inappetenza, vertigini, nausea e dolori addominali. Le condizioni del paziente peggiorano con la comparsa di forte diarrea, vomito, eruzioni cutanee e ulcere.

Gli organi interni, soprattutto reni e fegato, vengono sfruttati dal virus per moltiplicarsi e, in brevissimo tempo, si disintegrano causando estese emorragie interne. Capillari, vene e arterie si rompono provocando la comparsa di estesi lividi bluastri e petecchie.

Nelle ore che precedono la morte, che può verificarsi dai 6 ai 20 gioni dopo il contagio, il paziente ha fortissime perdite ematiche da occhi, bocca, naso, orecchie e ano (da qui il nome di febbre emorragica).

Ma ecco l’aspetto più angosciante: al momento non esistono vaccini o cure contro l’ebola, e questo la rende l’arma perfetta per il bioterrorismo.

Nel 2002, Luciana Borio, docente del Johns Hopkins Center for Civilian Biodefense Strategies: ”Un’epidemia di Ebola avrebbe un impatto fortissimo nella nostra società , sia per l’elevata mortalità  sia per l’assoluta mancanza di cure. Certo e’ impossibile predire con quale probabilità questi virus potrebbero essere utilizzati in attacchi biologici. Ma sappiamo che non e’ affatto impossibile trasformarli in armi. Per questo abbiamo l’obbligo di prepararci”.

L’ebola può diventare la nuova peste dei nostri giorni.

Non sarebbe quindi il caso di chiudere le frontiere e proteggere la salute dei cittadini, piuttosto che sollecitare la migrazione, con il solo scopo di ampliare il bacino di voti?

Quando i nostri politici la smetteranno di giocare sulla nostra pelle?

 

 

 

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