Denuncia di massa contro lo Stato per istigazione al suicidio.

Il promotore è l’Avvocato Antonio Grazia Romano, laureato in Giurisprudenza nell’ anno 1978, presso l’Università Federico II di Napoli con una Tesi in Scienze delle Finanze e Diritto Finanziario.

A suo parere, l’Italia  di quell’epoca aveva necessità di accompagnare la Lira nel progetto della costituzione di una moneta comune adottando il Piano Pandolfi, con lo scopo di renderla stabile in maniera tale da non generare grane sia all’interno della Comunità Europea che nei confronti degli Stati partecipanti.

Ma  il sistema monetario europeo (SME) si è realizzato NON con una moneta reale bensì attraverso un meccanismo con il quale alla Lira italiana veniva consentito una oscillazione fino al 6% sia in negativo che in positivo in relazione al cambio.

Costituito lo SME, che consentiva alla lira di oscillare del 6%, tutto andò bene sino al 1992.

Da quella data la fortissima rivalutazione del marco tedesco non consentì all’Italia di rimanere all’interno dello SME.

Tale apprezzamento del marco tedesco produsse effetti paradossali: addirittura gli stessi italiani potevano andare a cambiare 20 milioni di lire in 20mila marchi ed il giorno dopo guadagnarci al cambio.

Nel settembre 1992 l’Italia uscì definitivamente dal Sistema Monetario Europeo, con riguardevoli  ritardi: l’allora presidente del consiglio Amato non avrebbe dovuto perdere tempo, invece ne perse così tanto che la cosa si riflesse con perdite enormi sui conti pubblici dell’Italia.

Infatti Giuliano Amato lasciò che la speculazione da marzo del 1992 a settembre 1992 potesse aggredire le nostre valute pregiate sino a svuotare la banca d’Italia dell’ultimo dollaro, mandando in fumo gli ultimi miliardi di lire in valuta pregiata.

Per far capire a chi legge quanto deleterio fu il tergiversare di Amato basti considerare che a gennaio 1993, come il franco francese andò sotto attacco speculativo, la Francia decise di uscire dallo SME in appena 15 giorni, mentre l’Italia ne uscì dopo sei mesi.

Questa permanenza prolungata si tradussa in una manovra allucinante, che ancora tutti ricordiamo, del costo di 90mila miliardi di lire, compreso il furto studiato in una nottata infame da Amato stesso: un prelievo forzoso dai conti correnti dei risparmiatori italiani.

Ovviamente non avendo più valuta pregiata nelle nostre casse, il FMI intervenne facendo prestiti in dollari ed altre divise pregiate. E lo SME a Gennaio 1993 fu definitivamente accantonato.

Fu allora, dopo il 1993, che le Nazioni che avevano aderito allo SME dichiararono la volontà di giungere ad una moneta unica europea che desse definitiva stabilità al mercato dei cambi. Era intenzione comune che detta moneta unica riuscisse a far crescere le economie deboli del Sud Europa.

Nell’arco di qualche anno si vide la sciagurata nascita dell’Euro, presentato da Prodi con parole difficili da dimenticare, specie in questo periodo: “Con l’ EURO lavoreremo un giorno in meno,  guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”.

Ma mentre il progetto di fondo dello SME, per errato che fosse, concepiva comunque una moneta unica dei popoli europei ed una banca pubblica unica comune degli Stati europei, si arrivò incomprensibilmente alla realizzazione di una banca privata (l’attuale BCE) e ad una moneta privata (l’attuale euro).

Questo  stravolgimento ha messo la Banca Centrale Europea (BCE) nella condizione di cane da guardia dell’inflazione degli Stati membro. Essa regola l’inflazione sui flussi di denaro. Questo è l’unico suo compito.

Ogni singola banca centrale di uno stato possiede una quota della BCE, e la maggior parte delle banche centrali sono private perché il capitale sottoscritto è in quota alle banche dei singoli Stati che sono anch’esse private.

Come tutti ormai sappiamo, la Banca d’Italia è totalmente in mani private, fatta eccezione per un 5% del capitale di proprietà dell’INPS.

Nel 1981 si ebbe i distacco tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, con la conseguenza che la Banca d’Italia da allora non è più tenuta all’acquisto dei titoli di Stato e lo Stato italiano perse la propria sovranità monetaria, con l’aggravio di doversi finanziare sui mercati finanziari esteri, creando una voragine nel debito pubblico, che dal 56% sul Pil è arrivato oltre al 110%, a causa degli interessi passivi che lo Stato Italiano paga a speculatori, privati risparmiatori e banche.

In sintesi, fino al 1981 il debito pubblico era un deficit statale ovvero NON un debito vero e proprio MA la quantità di moneta che lo Stato stampava per sé su cui non pagava interessi in quanto rivendeva le cedole alla banca d’Italia stessa. Invece dal 1981 in poi lo Stato Italiano ha pagato gli interessi sia ai finanziatori sia alle banche private.

Oggi tutto funziona allo stesso modo, ovvero: lo Stato Italiano paga sempre gli interessi passivi sul debito pubblico IN EURO e non più IN LIRE e ciò determina un debito pubblico in valuta straniera che lo stato italiano ed i cittadini non potranno ai più pagare e che è destinato solo a crescere.

Questa è storia.

Premesso che c’è questo disegno della lobby finanziaria per schiavizzare e cinesizzare i popoli occidentali, c’è da considerare anche che stiamo vivendo in una fase in cui “i potenti” si sentono liberi di provocare sfacciatamente crisi ad hoc, tanto nessun tribunale darà mai loro la caccia.

Basti considerare che fino al 2007 le banche continuavano ad erogare mutui oltre le possibilità di restituzione dei singoli delle famiglie e delle imprese ben consapevoli del fatto che solo una minima parte dei soldi erogati sarebbe ritornata alla fonte. Addirittura abbassarono i criteri di allarme pur di dare soldi all’ultimo arrivato e soddisfare tutte le richieste.

Le banche sapevano perfettamente cosa stavano creando, ovvero le condizioni della peggior crisi mai vissuta, tanto è vero che improvvisamente dal 2008 in poi le stesse banche, pianificando tutto a tavolino, hanno cominciato la stretta al credito, uccidendo l’economia reale ed essendo loro stesse responsabili, insieme allo Stato inerme e passivo, della morte di centinaia di imprenditori.

Depressione. Un soggetto depresso è più facilmente manovrabile. 

Gli stessi Stati entravano in questo progetto di sottomissione all’usura internazionale ed i suoi nuovi rappresentanti hanno fatto di tutto per far intendere alle popolazioni che i soldi per finanziare il debito pubblico erano finiti a causa della crisi.

Ed ecco che la popolazione vinta ed umiliata ha ceduto alla oscena richiesta delle supertasse (imu, tares, ecc.), tutte manovre che hanno schiacciato il potere di acquisto della classe lavoratrice ed alienato quello del popolo dei pensionati. E le imprese, strette in questa mortale presa hanno chiuso. E malgrado tutto il debito pubblico è salito ancora.

Da qui la soluzione proposta dall’Avvocato Antonio Grazia Romano.

Analizzando gli ultimi due o tre anni di profonda crisi e verificata la perdita di centinaia di migliaia di posti lavoro e la chiusura di imprese e stante l’ossessivo obbiettivo dei governi Monti e Letta di prelevare dalle tasche del popolo sempre più tasse, il quadro fu chiaro: ciò stava innescando fenomeni recessivi (malgrado i due dicessero di intravedere la fine della crisi ben sapendo di mentire al popolo dato che il debito pubblico è cresciuto di 210 MLD di Euro).

E se considerassimo che è imminente l’impegno assunto da Monti attraverso la sottoscrizione del fiscal compact con cui ci ritroveremo impegnati nella finta battaglia di riduzione del debito pubblico (da ridursi di 50 miliardi di euro all’anno per 20 anni – 1000 miliardi in tutto, una somma inimmaginabile) tirare la somma è facile.

 “Qui sarà una vera e propria carneficina. Nessuno, almeno tra le fasce più deboli e più esposte alla crisi provocata dalla BCE (e quindi anche dalla da bankitalia che è socia al 20%), si salverà. E visto che i provvedimenti a tali fasce deboli tardano ad arrivare e che i suicidi ad oggi hanno superato le 2000 unità, non resta altro da fare che appellarsi con tutta la forza alla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo ed aggrapparsi con tutta la forza del Diritto alla nostra Costituzione la quale tutela il bene inalienabile della vita! Qui l’unico istigatore di questi suicidi è uno Stato che invece di tutelare la vita dei propri cittadini fa di tutto perché essi scelgano l’estremo gesto”.

Lo Stato, omettendo di emanare provvedimenti eccezionali per quanti potessero ritrovarsi senza lavoro e senza la propria azienda e quindi senza sostegno economico (pensiamo agli acquisti di F35, alle missioni di guerra, invio di 25 miliardi l’anno al fondo salvastati che l’Italia NON utilizza), si è comportato come un istigatore qualunque dimentico dei doveri costituzionali che impongono ai parlamenti ed ai governi di tutelare innanzi tutto il bene della vita dei propri cittadini.

L’Avvocato Romano ha ritenuto applicabile la fattispecie prevista e punita dal art. 580 Codice Penale a quanti hanno governato i paese dal 2011 in poi ed ai parlamenti che sostenevano detti governi.

Elaborata la possibilità di un esposto querela nei confronti di chi ha governato questa Nazione dal 2011 in poi, si è passati all’azione chiedendo ai cittadini: “Chi di vuoi vuole denunciare lo Stato”?

Bene: in meno di 10 giorni, ben 15mila cittadini italiani, da Nord a Sud, si sono precipitati presso gli organi di polizia  giudiziaria per denunciare lo Stato ed i governi Monti e Letta quali istigatori al suicidio e per aver abbandonato al proprio destino centinaia di miglia di cittadini al loro infausto destino.

Su internet è stato creato l’EVENTO 580 codice penale ed i cittadini possono scaricare gratuitamente il modello di denuncia da presentare direttamente presso la prima caserma dei Carabinieri di zona o Commissariato di PS.

In questo percorso saranno assistiti da un pool di avvocati specializzati che presteranno attività gratuita in quanto motivati sul piano etico e morale dalle continue disattenzioni di questi ultimi due governi i quali, invece di tagliare la spesa pubblica, hanno pensato bene di distruggere il futuro della Nazione.

E’ possibile, in linea teorica, vedere imputati Monti, Letta e ora Renzi.

Scontro durissimo che vedrà da un lato combattere i cittadini inermi e dall’altro i politici cui leggi ad hoc hanno dato privilegi e prerogative e salvacondotti.

La lobby della finanza massonica progetta a medio ed a lungo termine, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con queste realtà non può che condividere questa visione. Ma i progetti di queste massonerie sono giunti allo scoperto da pochissimo tempo a questa parte malgrado attenti osservatori, tra i quali l’acutissimo collega Avvocato Marra, avevano smascherato e denunciato in tempi non sospetti legami e sinergie occulte che lavorano da tempo immemore contro il bene comune. Quella di questi mesi la possiamo considerare quale battaglia finale. Ovvero: per la lobby finanziaria la sottomissione degli Stati e dei popoli.

E per gli Stati ed i Cittadini il capovolgimento di questo progetto e la realizzazione – finalmente – di un Europa libera democratica, insomma, dei popoli.

La banca d’Italia è correa di questo disastro socio-economico europeo.

Considerandola una struttura al di fuori dello Stato e che si è appropriata indebitamente del nome Italia, dovrebbe essere confiscata (teoria del signoraggio egregiamente espressa in più documenti scaturiti dal genio del caro collega ed amico Alfonso Luigi Marra) o al limite acquistata e riportata nella sfera pubblica quale organismo di controllo dell’attività bancaria ai sensi dell’Art 47 della Costituzione e di struttura al servizio del Paese e Del Ministero del Tesoro.

“tratto da un’intervista di Andrea Signini”

Io denuncio, e voi?

Cari Piddini, aprite gli occhi, questa la vera economia, fuori dall’Euro subito!

Il giullare Renzi non sa più come convincerci che siamo usciti dalla crisi, il Pude e tutto il suo seguito impegnano ingenti fonti economiche per mantenere alto il terrorismo psicologico e la stampa di parte.

Addirittura Renzi quando parla di questi fatidici 80 euro lordi in busta paga dice “daremo agli italiani la quattordicesima”, come se facendo due conti gli stipendi medi sono circa 200 euro; e nello stesso momento la troika avverte che cresciamo MENO della Grecia.

I sondaggi per le prossime Europee danno il PD al 33% e non riesco davvero a capire se chi vota questo partito che vede a suo capo occulto Re Napolitano, che ci ha imposto tre Governi NON ELETTI, ecco, non capisco se ci sono o ci fanno.

Allora vediamo dati REALI della situazione economica dell’Italia nel 2013, considerando che il 2014 è ancora più devastante.

– Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012 (fonte: Inps);

– Benzina: da gennaio a luglio 2013 i consumi di benzina sono calati -6,3%, per cui il gettito fiscale (accise e imposte) e’ sceso -2,9%. Considerando i primi sette mesi del 2013, i consumi petroliferi sono complessivamente scesi del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: Unione Petrolifera); quanto pesa l’aumento dell’iva e delle accise?

– Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013 (fonte Inps); ad agosto Cig +12,4%. Salgono straordinaria e in deroga;

– Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza); senza contare la chiusura delle imprese con minor storia aziendale

– Competitività: Italia al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados (fonte: World Economic Forum);

– Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8% (fonte: Federconsumatori). Cio’ equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie (vedi sotto “Spesa famiglie”) di circa 56 miliardi di euro; il biennio 2012-2013 e’ stato per i consumi“senza dubbio il peggiore, sono tornati indietro ai livelli del dopoguerra” (fonte: Codacons); crolla spesa per consumi: -7% dal 2008. Cali maggiori per abiti, mobili e alimentari;

– Credito alle imprese: secondo la Bce nel luglio 2013 contrazione di -3,7%, superiore a quella registrata a giugno (-3,2%) e maggio (-3,1%). Prestiti bancari fino a 12 mesi, quelli piu’ adatti a finanziare il capitale circolante delle imprese: -4,0%. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6.000 miliardi;

– Debito pubblico: nuovo record a gennaio 2014, a quota 2.089,5 miliardi, interessi ai massimi di 10 anni. Lo rende noto la Banca d’Italia nel supplemento al bollettino statistico di finanza pubblica. A settembre il debito delle pubbliche amministrazioni era stato pari a 2.068 miliardi. Gli interessi pagati dal Tesoro sono stati 86,7 miliardi nel 2012. Secondo le previsioni il debito pubblico salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

– Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%. Per la Bce ci sono rischi crescenti su obiettivi deficit 2013, peggiora disavanzo, con sostegni a banche e rimborso debiti PA;

– Depositi: nelle banche italiane in totale sono scesi nel luglio 2013 a 1.110 miliardi di euro contro i 1.116 miliardi di giugno. I depositi delle famiglie sono stabili a 918,5 miliardi, quelli delle società sono scesi da 198,4 a 191,6 miliardi (fonte: Bce); e siccome l’Italia è sempre stata invidiata per la sua capacità di risparmio, è chiaro quale possa essere l’ultimo attacco della Troika

– Disoccupazione: Il tasso di disoccupazione a gennaio 2014 è balzato al 12,9%. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni (fonte: Istat). E’ il tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004. Disoccupazione giovanile: e’ record anche il tasso di disoccupazione dei 15-24enni: a gennaio 2014 è pari al 42,4%. Nell’Eurozona per il 2013 le stime confermano una disoccupazione al 12,3%, e per il 2014 al 12,4% (fonte Bce);

– Entrate tributarie: nei primi 10 mesi dell’anno si sono attestate a 307,859 miliardi di euro, in calo di circa 1,4 miliardi rispetto ai 309,301 miliardi di euro dello stesso periodo del 2012. A ottobre sono state pari a 29,266 miliardi di euro, in lieve ribasso rispetto ai 29,601 miliardi dello stesso mese del 2012. Non ci sono più soldi, e si continuano ad alzare le tasse: solo un pirla non comprende che così facendo le entrate continuano a diminuire.

– Evasione: Nel 2013 5mila evasori totali e 17,5 miliardi nascosti. Secondo le stime elaborate dall’Istat l’imponibile sottratto al fisco si aggira ogni anno attorno ai 275 miliardi di euro; senza una vera riforma fiscale, dove esiste un sistema chiaro e unilaterale, e non una serie di scorciatoie e balzelli che permettono la legale evasione, sarà impossibile bloccarla. Ma in una situazione come questa, che è peggio del risultato di una guerra mondiale, l’evasione spesso si traduce in sopravvivenza: o si pagano le tasse o si mangia.

– Export: a ottobre 2013 si registra una diminuzione sia dell’export (-0,5%) sia, in misura più rilevante, dell’import (-2,6%). (fonte: Istat); a ottobre 2013, il saldo commerciale è pari a +4,1 miliardi, superiore a quello registrato a ottobre 2012 (+2,3 miliardi). Al netto dell’energia, l’attivo è di 8,9 miliardi. Nei primi dieci mesi dell’anno, l’avanzo commerciale raggiunge i 23,7 miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è pari a quasi 70 miliardi. Con una moneta sovravvalutata rispetto all’economia reale, si è assolutamente poco competitivi nell’export, mentre al contrario la Germania ci specula da anni, tanto che noi italiani abbiamo pagato i loro danni di guerra ed il costo della loro riunificazione.

– Fabbisogno dello stato: sulla base dei dati preliminari del mese di dicembre, il fabbisogno annuo del settore statale del 2013 si attesta a 79,7 miliardi, rispetto ai 49,5 del 2012.

– Fallimenti: nel primo semestre 2013 si sono registrate 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento +5,9% rispetto allo scorso anno;

– Felicità: Italia depressa, il ‘fu-Belpaese’ è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell’Onu;

– Gettito Iva: nel periodo gennaio/aprile 2013 tra le imposte indirette prosegue l’andamento negativo dell’IVA (-7,8%) per effetto della flessione registrata dalla componente relativa agli scambi interni (-4,7%) e di quella relativa alle importazioni da Paesi extra UE (-21,4%) che risentono fortemente del deterioramento del ciclo economico;

– Immobiliare: nel primo trimestre 2013 l’indice dei prezzi delle abitazioni ha registrato una diminuzione dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012 (fonte: Istat);

– Imprese: in 6 anni sparite in Italia 134 mila imprese (Cgia);

– Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi);

– Lavoro: da 2005 Italia fanalino di coda classifica occupazione Ue15 (fonte Istat); Lavoro, 6 milioni in cerca e 7 su 10 temono di perderlo (fonti: Istat e Coldiretti);

– Manifattura: l’indice Pmi è salito a 51,3 punti ad agosto, dai 50,4 del mese precedente, segnando il livello massimo da 27 mesi a questa parte. Secondo Markit alla base dell’espansione della produzione c’è stato un incremento dei nuovi ordini, il più marcato in oltre due anni, in particolare dall’estero.

– Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, i totalmente inattivi sono il 36%;

– partite Iva: crollate -400.000 (-6,7%) dal 2008 (fonte Cgia Mestre);

– poveri: per la crisi sono raddoppiati dal 2007 al 2012 a quasi 5 milioni (fonte Istat);

– Prezzi produzione: l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuito dello 0,9% nei confronti di luglio 2012. Lo ha comunicato l’Istat.

– Pil: il Prodotto interno lordo dell’Italia, ovvero la ricchezza complessiva del paese, alla fine del 2012 era di 2.013,263 miliardi di dollari (dati Ocse) o 1.565,916 miliardi di euro (fonte: relazione del governo al Parlamento – 31 marzo 2013). Nel secondo trimestre il Pil Italia è stato confermato in contrazione -0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell’anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell’anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat). S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l’Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. L’ultima previsione dell’Istat per il 2013 e’ -2,1%. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Anche l’Ocse prevede unacontrazione di -1,8%, unico paese in recessione del G7. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%. E un crollo senza precedenti di -8,8% dall’inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 (fonte Eurostat);

– Potere d’acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

– Povertà: nel 2012 ha colpito il 6,8% delle famiglie e l’8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). E’ quanto emerge dal quarto Rapporto sulla Coesione sociale presentato da Inps, Istat e ministero del Lavoro.

– Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

– Produzione industriale: crollata -17,8% negli ultimi dieci anni. La produzione industriale e’ calata -1,1% a luglio 2013 e -4,3% rispetto a luglio 2012 (fonte Istat);

– Reddito famiglie: nel 2013 e’ tornato ai livelli di 25 anni fa, oggi 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988 (fonte: Confcommercio); il reddito annuale della famiglia media italiana è calato di 2.400 euro tra il 2007 e il 2012, quasi il doppio della media della zona euro (fonte: Ocse);

– Ricchezza: dall’inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 il pil e’ crollato -8,8% (fonte: Eurostat), pari a una perdita di oltre 150 miliardi di euro. L’Italia comunque e’ il paese piu’ ricco in Europa per via del patrimonio immobiliare dei cittadini ma tra quelli a minor reddito e con il piu’ alto tasso di poverta’: la ricchezza netta pro-capite, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro) (Fonte Bce-Bankitalia);

– Servizi: il fatturato delle aziende che operano nel settore servizi (80% del Pil Italia) nel secondo trimestre 2013 risulta in calo -2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; l’indice Pmi relativo alle imprese dei servizi in Italia resta sotto i 50 punti (che indica contrazione): 48,8 ad agosto (fonte: Markit);

– Sofferenze bancarie: a dicembre 2013 ammontavano a 155,8 miliardi, nuovo record, e ben 30,9 in più rispetto ai 124,9 miliardi di fine 2012 (fonte: Bankitalia).

– Spesa famiglie:: prosegue il calo della spesa delle famiglie italiane, nel secondo trimestre del 2013 si contrae -3,2%, e per i beni durevoli -7,1% (fonte: Istat);

– Tasse: 262 scadenze per i cittadini italiani dall’Irpef, all’Iva, all’Irap, etc. Il livello eccessivo di tassazione provoca un effetto negativo, noto come curva Laffer e non e’ compatibile con la crescita;

– Spesa pubblica: in 15 anni e’ salita +69% a 727 miliardi. Rispetto a una ricchezza di 1.565 miliardi di euro, lo stato spende il 48% del pil. E con gli interessi sul debito pubblico supera il 52%;

– Vendite al dettaglio: in calo a giugno 2013 -3% su base annua, -0,2%. Nel trimestre aprile-giugno 2013 l’indice è calato -0,3%.

(fonte Wall Street Finance)

LO VOLETE CAPIRE O NO CHE SENZA SOVRANITA’ MONETARIA SIAMO MORTI?

Esprimo la mia opinione di cittadina libera: perchè non voterò M5S alle Europee.

Sono perfettamente consapevole che sto per tirarmi addosso uno tzunami dal quale non saprò neppure difendermi.

Sono altrettanto conscia delle bravissime persone che fanno parte del Movimento 5 Stelle, forse solo inesperti politicamente, ma che stanno lottando in Parlamento con una tenacia ed un’onestà intellettuale che non si vedeva da tempo, ed a loro va tutto il mio totale plauso e ringraziamento.

L’Italia però, se vuole rialzarsi e tornare ad essere il grande Paese che è stato prima dell’Euro, deve fare tabula rasa, una vera e propria rivoluzione.

Il primo fondamentale ed inevitabile passo è la coscienza di dover USCIRE DALL’EURO, non dall’Europa, ed essere pronti a tutto quello che verrà messo in atto dalla Troika e dalla Germania per impedircelo, perchè l’Italia è una pedina fondamentale dei grandi poteri economico-finanziari occulti che stanno cercando di instaurare un nuovo ordine mondiale.

L’unica arma che noi cittadini abbiamo a disposizione, senza dover ricorrere a situazioni ben più pesanti, è la scelta giusta di chi votare alle prossime Europee, perchè saranno fondamentali visto anche il semestre di guida italiana.

A questo punto, chi ha fatto dichiarazioni definitive in questo senso?

MagdiCristiano Allam, basta vedere il sito del suo movimento “Amo l’Italia”, Fratelli d’Italia, che lo candideranno come capolista, Matteo Salvini e la Lega, tutti probabilmente uniti insieme a Marine Le Pen.

Mi aspettavo anche dal M5S una presa di posizione chiara e definitiva, ma non è così, basta leggere i loro 7 punti per le Europee:

1. Referendum per la permanenza dell’Euro: su questo punto c’è molto da discutere. I Lettoni hanno fatto un referendum nel quale il no ha vinto, eppure si sono trovati ad adottare l’Euro. Questo perchè nessun trattato Europeo prevede che un sistema di votazione collettiva di questo genere possa portare a decisioni che l’Europa debba adottare. Inoltre, e questo è grave che non si sappia, la nostra Costituzione vieta esplicitamente all’ art. 75 che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali ma, secondo una consolidata interpretazione della Consulta, non sarebbe mai possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. Né, occorre precisare, è possibile nel nostro ordinamento proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della costituzione (articolo 132). Quindi trattasi di pura propaganda, per far credere agli allocchi di poter partecipare attivamente, mentre al contrario, non prendendo una posizione chiara, il Movimento dimostra di essere a favore dell’Euro, nonostante tutti i proclami.  Dia una dichiarazione chiara e netta: vogliamo uscire dall’Euro. E la cosa cambia. Ma è stata più volte sollecitata, e questo è il risultato, per me inaccettabile.

2. Abolizione del Fiscal Compact: in realtà, il Fiscal Compact dovrebbe essere già certificato come nullo dal Governo, non secondo me, ma secondo Giuseppe Guarino, giurista nato nel 1922, uno dei primi professori della Sapienza di Roma. Ebbene, in un’intervista al Foglio di qualche tempo fa, dove si definiva medico, che ho letto con enorme piacere, il Professor Guarino esamina il Fiscal Compact:

“E’ qui che si introduce l’obbligo per gli stati di mantenere ‘la posizione di bilancio della pubblica amministrazione (…) in pareggio o in avanzo. Norma inapplicabile. All’articolo 2 del Fiscal compact, infatti, si ripete per due volte che questo accordo internazionale dev’essere interpretato e applicato soltanto finché compatibile ‘con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea’”. Tuttavia i trattati costitutivi dell’Unione non restringono a tal punto la possibilità di indebitarsi dei paesi membri. Il Trattato di Lisbona, documento fondamentale dell’Ue che è entrato in vigore nel 2009 “fondendo” il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, “fissa al 3 per cento il limite che l’indebitamento non può superare – ricorda Guarino – Il Fiscal compact, invece, riduce il limite a zero punti. Insomma il Fiscal compact sopprime la sovranità fiscale degli stati firmatari, in violazione del Trattato di Lisbona al quale pure si richiama. E’ probabile che il Fiscal compact sia stato una scorciatoia, visto che l’unanimità tra i 27 paesi membri necessaria a modificare il Trattato di Lisbona non sarebbe mai stata raggiunta. Fatto sta che questo trattato rimane illegale. Non ha la forza costituzionale per modificare il Trattato di Lisbona”. Non soltanto il riferimento ai trattati, anche quello al “diritto dell’Unione europea” contenuto nel Fiscal compact pare fuori bersaglio, visto che l’azzeramento del deficit non è previsto dal regolamento 1175 del 2011, vigente tuttora in materia di politica di bilancio. Gli stati europei, dunque, da qualche mese si stanno infliggendo più rigore fiscale – a colpi di azzeramento dei deficit e rientro dei debiti pubblici – di quanto il diritto comunitario ne preveda. Il Fiscal compact non si applica, se vogliamo rispettare i trattati europei. Né va portata avanti la sua trasposizione nella Costituzione italiana, con la riforma dell’articolo 81 sul pareggio di bilancio. Il governo – conclude Guarino nelle vesti di medico nient’affatto pietoso – dovrà esigere che sia la Commissione dell’Unione europea ad attestare pubblicamente che il limite valido all’indebitamento annuo è quello del 3 per cento, e non altro”

Pertanto, dovrebbe essere conclamato da ciascun Stato Europeo come nullo. Anche senza bisogno di elezioni.

3. Adozione degli Eurobond: ecco, questo è l’esatto contrario del punto due. Parto dal concetto che già se Barroso ha sempre spinto per adottarli, è ragione sufficiente per fare l’esatto opposto. Gli Eurobond sono visti come la panacea contro tassi troppo alti. È vero che convertendo il debito italiano in eurobonds si pagano meno interessi perché l’Europa intera offre più credibilità nel poterlo ripagare. Ma questo avviene introducendo un altro costo: si continua l’incentivo all’indebitamento finché anche l’Europa stessa sie si potrebbe ritrovare come l’Italia oggi. Le difficoltà dell’indebitamento pubblico sono un problema intergenerazionale che deve essere risolto ora, responsabilizzando la politica fiscale a livello locale, anche affrontando il rischio di default o di svalutazione. Accorpare il debito creando eurobonds in vista della creazione di un mega stato da 500 milioni di abitanti posticipa soltanto il problema del debito ai nostri figli, proprio come il debito odierno è stato ereditato dalle scelte sventurate della generazione precedente. E soprattutto crea maggiore sudditanza dei Paesi più deboli verso i Paesi più forti.

4. Alleanza tra i Paesi Mediterranei per una politica comune: tutto e il contrario di tutto. Prima chiede l’adozione degli Eurobond, che sostanzialmente consiste in un’unione politica TOTALE dell’Europa, e poi si pretende invece di crearne due, tramite questa alleanza. Contraddittorio a dir poco.

5. Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio: giusto, se non fosse che è già così. Innanzitutto le start-up innovative sono finanziate dalle Regioni tramite l’utilizzo di fondi europei, e non rientrano nel deficit di bilancio. Inoltre le stesse Commissioni Europee prevedono l’accesso diretto ai fondi direttamente dagli imprenditori, quindi anche in questo caso il deficit non è toccato.

6. Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni: a questo punto, sorge il dubbio che l’incompetenza sia davvero concreta e che si giochi sulle parole per nasconderla. Esistono una marea di questi finanziamenti europei che incentivano le attività agricole, da anni, e la maggior parte sono stanziati ma mai richiesti. Ci è o ci fa?

7. Abolizione del pareggio di bilancio: punto inutile, perchè il pareggio di bilancio è stato introdotto a seguito del Fiscal Compact, pertanto se chiedono l’abolizione del primo, ça va sans dire che a ruota segue anche questo.

Dopo aver analizzato secondo la mia opinabilissima opinione il programma M5S per le Europee, mi sembra assolutamente inconsistente e creato ad hoc per non dire nulla, lasciando lo specchietto delle allodole di un fantomatico referendum per cui secondo il Movimento sono sempre i cittadini che devono decidere.

Fossi un loro elettore, mi sentirei notevolmente presa in giro, proprio perchè è scritto in perfetto politichese ma nasconde lacune conoscitive immense. Anzi, sembra quasi scritto da chi non saprebbe che fare se venisse eletto, magari buttato giù davanti ad un bel bicchiere di vino, tanto l’italiota medio ci cascherà con tutti i piedi se metteremo solo una frase che gli farà credere di avere una democrazia partecipativa.

Svegliamoci. E’ ora.

E’ ora che i politici, degni di chiamarsi tali, parlino poco ed agiscano, per il bene della nostra Italia. Dobbiamo esigerlo, ne abbiamo il potere perchè siamo cittadini italiani.

Tabula rasa e uscita dall’Euro. Chi dirà questo forte e chiaro avrà il mio voto.

Grillo può urlare quanto vuole, ma con questo “programmino” ha dimostrato tutte le pecche del Movimento, che già in Parlamento non è passato inosservato ai più, nonostante ripeto il grandissimo impegno che ci stanno mettendo questi ragazzi e che meritano encomio.

Non sono le urla a contare, ma i FATTI CONCRETI.

O questo sarà il nostro futuro:

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