Sempre più Putin: annulla il debito di Cuba.

 

In visita diplomatica all’Avana, Vladimir Putin annuncia al mondo intero di condonare il 90% del debito di Cuba, pari a circa 26 miliardi di euro, e di destinare il restante 10% come investimenti reali fatti dalla Russia direttamente a Cuba.

Putin dimostra in ogni sua mossa non solo di essere un grandissimo stratega, ma di avere capacità politiche e carismatiche tali da diventare un vero simbolo di speranza verso questo mondo ormai nelle mani degli speculatori americani e sionisti.

Perchè gli USA non liberano gli Stati Africani nel medesimo modo?

Parliamoci chiaro.

Gli Stati Uniti stanno perdendo terreno sempre di più a livello mondiale: credibilità pari allo zero, incapacità totale di trovarsi alleati fidati se non imponendo regole assurde e ricatti, guerrafondai, incuranti dei diritti umani.

Il dollaro sta per implodere, da tempo i più grandi economisti mondiali lo affermano: e ciò nonostante, imperterriti, gli Stati Uniti continuano nella loro assurda campagna colonialista, fomentatrice di guerre, affamatrice di popoli, finanziatrice di terroristi.

D’altra parte: PUTIN.

Crea alleanze fondamentali, difende la sua popolazione, si diverte a minacciare gli Americani che si trovano impotenti, perchè sanno che lui li può distruggere. Annulla debiti a Paesi poveri, ma di posizione strategica FONDAMENTALE.

Chissà se riderà ancora Obama, sapendo che non solo Cina, India, Corea e tutti i Paesi emergenti sono dalla parte di Putin, ma ora anche Cuba, che è a un tiro di schioppo dai loro territori.

Putin ha fatto scacco. Obama e chi lo sostiene di nascosto farebbe bene a dichiarare partita persa. Prima che lo scacco diventi matto.

P.s. altro che Obama premio Nobel per la pace, nessuno lo merita più di Putin. Salvaci.

 

Cent’anni di solitudine.

 

Aveva 87 anni Gabriel Garcia Marquez, Gabo per gli amici, scrittore colombiano premio Nobel: è mancato ieri, nella sua casa di Città del Messico.

Tra le sue citazioni più famose:  tutti hanno una vita pubblica, una vita privata e una vita segreta.

Per lui, personaggio carismatico che ha cambiato il modo di vedere il mondo di tutti i suoi lettori, nulla si sa sulla sua vita segreta, ma quella privata e pubblica hanno interagito fino a creare una leggenda.

In una famosa intervista ebbe a dire che l’unica cosa che gli sarebbe dispiaciuto della sua morte è il fatto di non poterla raccontare.

Ecco come raccontava la nascita di Cent’anni di solitudine: «Andavamo da Città del Messico ad Acapulco con la nostra vecchia Opel, io e Mercedes, e i nostri due bambini, Rodrigo e Gonzalo. E come per una folgorazione, mentre guidavo, ho capito come dovevo raccontare la storia, anzi, le storie, che mi seguivano da almeno dieci anni, da quando avevo scritto per una rivista colombiana La Casa de Los Buendía. Apuntes para una novela . Dovevo raccontare le storie come le raccontava la nonna Tranquilina». Il libro, diceva Gabo, era maturo e pronto, «come se qualcuno gli dettasse dentro».

Non c’era che metterlo sulla carta. Girò il muso della macchina, tornò a casa, si mise a scrivere, incaricò Mercedes di occuparsi della vita quotidiana, si chiuse in casa e ne uscì un anno dopo. Per campare fece debiti e vendette la Opel. Mercedes, di suo, sacrificò anche l’asciugacapelli. E nel 1967, quando il libro uscì, in Argentina, e fece fuori tutta la tiratura in una settimana, Gabo si ritrovò improvvisamente famoso. «Un’esplosione », diceva, stupito, pensando anche ai cinque libri, tra cui Nessuno scrive al colonnello e I funerali della Mamà grande , che aveva già dato alle stampe, che erano stati ignorati, e che sarebbero risorti magicamente.

Gabo è stato anche l’amico personale (cosa discussa, cosa criticata) di Fidel Castro. Un’amicizia che non amava commentare, forse unico segno della sua vita segreta. E così è giusto che resti.

Allora spetta a noi ricordarlo e raccontare la sua morte.

Arrivata non troppo inaspettata, viste le ben note e peggiorate condizioni di salute, ma non per questo meno dolorosa.

Un maestro di vita. 

Chiunque abbia letto almeno un suo scritto, un misto di favola, magia e realtà, non può che definirlo tale.

E chissà, magari non è un caso che sia morto proprio di Venerdì Santo, come 2000 anni fa il più grande Maestro di vita fece: come Lui Gabo ha illustrato la bellezza e la magnificenza della vita, ma anche il suo lato oscuro.

Ciao Gabo, ogni tua parola che ho letto e riletto mi ha affascinata, consolata, arricchita.

Senza di te, ora saranno cent’anni di solitudine.

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