Dove finiscono i fondi neri delle banche?

Ho già parlato di come le banche falsificano il loro bilancio in questo articolo semplicemente iscrivendo in bilancio poste attive nel passivo, in questo modo diminuendo il totale imponibile ed evadendo pesantemente le tasse.

Aggiungendo carne al fuoco, qualche tempo fa parlai dello scandalo Lux-leaks, con il quale le banche, grazie alla loro struttura di scatole cinesi, riuscivano completamente ad eludere le tasse, dichiarando utili in Lussemburgo, sottoposti ad una tassazione del 3% solo se non sono rendite finanziarie, altrimenti completamente esenti. Un bell’affare che interessa le maggiori aziende a livello mondiale, approvato mentre Junker, si, lo stesso della Commissione Europea, era Primo Ministro del Lussemburgo. Stranamente, dopo lo scalpore di un paio di giorni, tutto è stato insabbiato.

Ma oggi vorrei ragionare insieme su un aspetto davvero inquietante del sistema bancario internazionale, che ci ha messo, nostro malgrado, nella condizione di schiavitù monetaria in balia di pochi finanzieri senza scrupoli.

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Lo scandalo Luxleaks: ecco come banche ed aziende italiane evadono in Lussemburgo

Lo avevano promesso, ovviamente passato tutto in sordina, ma gli 80 giornalisti di 26 Stati diversi che hanno indagato sul regime fiscale del Lussemburgo e su come grandi banche ed aziende italiane e non lo utilizzano per evadere le tasse, hanno pubblicato ieri il rapporto di un nuovo scandalo: LUXLEAKS.

Un gruppo di giornali europei – fra cui Guardian, Le Soir e Sdz – ha pubblicato i documenti del Luxleaks, il frutto di una lunga inchiesta giornalistica collettiva sul Granducato e sul suo ruolo di paradiso fiscale nel cuore dell’Ue. Tutti i partecipanti in contemporanea.

Ecco ad esempio cosa pubblica The Guardian: link luxleaks. Spiega perfettamente come è stata portata avanti l’inchiesta, come funziona il metodo di evasione fiscale, con tanto di video che dimostrano come è stata condotta l’indagine. Holding con una sede in Lussemburgo, dove vengono fatti confluire i maggiori introiti, tanto da godere di un’imposizione fiscale che in alcuni casi è stata solo dell’1%, sottraendo questi ricavi alla tassazione del Paese d’orgine, poichè dichiarati come ottenuti all’estero.

Questo è l’esempio della gestione dell’impero Dyson:

 

Oltre 28 mila pagine di accordi e carte riservate raccontano il funzionamento di un meccanismo che in fondo tutti conoscevano, quello che permetteva ai clienti del piccolo stato europeo di pagare meno tasse, con metodi legali (in genere), sebbene furbetti. Col risultato di evitare il pagamento di miliardi di euro (e dollari) di imposte che avrebbero potuto far più ricchi gli erari di molti altri paesi.

I documenti provano che molte società hanno, ad esempio, profittato di una complessa rete di prestiti intragruppo per alleggerire il peso impositivo a livello conglomerato.

Un diagramma fornito da PwC per aiutare l’autorità fiscale lussemburghese per comprendere la struttura societaria di Shire. The Guardian ha scelto SHES2 e una società irlandese di nome Shire Holdings Ireland No.2 limitata in giallo. Il cerchio etichettato “LuxPE” è filiale lussemburghese della società irlandese

Molti sono i gruppi italiani coinvolti come Finmeccanica, Banca delle Marche, Banca Sella, IntesaSanPaolo, Unicredit, Ubibanca.

Ma la promessa è che via via verranno svelati altri nomi, ma già è stato pubblicato molto: Amazon, Ikea, Dyson, Pepsi, FedEx, Blackstone, Deutsche Bank, JP Morgan, Burberry, Proctle & Gamble.

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L’inchiesta gettare una luce nuova e poco lusinghiera sul regime fiscale delle imprese del Lussemburgo, proprio come il suo ex primo ministro e ministro delle finanze di quasi 20 anni, Jean-Claude Juncker, nuovo capo della nuova Commissione europea.

Le indagini dei giornalisti di ICIJ infatti comprendono anche la Commissione europea ed il suo consenso a regimi di imposta agevolati sulle società in Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo, piuttosto che creare condizioni di parità per la tassazione delle imprese.

Le rilevazioni dell’International Consortium of Investigative Journalists reports costringeranno Juncker a misurarsi col sistema lussemburghese delle “decisioni anticipate” che permettono di aggirare obblighi fiscali miliardari. Dovrà probabilmente dare spiegazioni all’opinione pubblica come ai leader – vedi il britannico Cameron – che da sempre si battono contro i paradisi fiscali nel bel mezzo della terrena Europa. “Non frenerò le inchieste della Commissione Ue, lo troverei indecente” ha detto ieri mattina Juncker. Dichiarazione inevitabile. Ma tutto lascia pensare che non finisca qui.

L’International Consortium of Investigative Journalists è una rete globale di 185 giornalisti investigativi in più di 65 paesi che collaborano su approfondite storie investigative.

E’ stata fondata nel 1997 come un progetto del Center for Public Integrity, un’apartitica testata giornalistica investigativa senza scopo di lucro fondata da Charles Lewis.

Il suo compito è quello di concentrarsi su questioni che non si fermano alle frontiere nazionali: la criminalità transfrontaliera, la corruzione, e la responsabilità del potere.

Ha sede a Washington DC e lavora con le principali agenzie di stampa internazionali, tra cui The Irish Times, il Guardian, la BBC, Le Monde, il New York Times, il Sydney Morning Herald e il Washington Post.

Il ICIJ si basa su fondazioni di beneficenza e sostegno finanziario da parte del pubblico. Recenti finanziatori ICIJ includono: Adessium Foundation, Open Society Foundations, Il Sigrid Rausing Trust, la Fondazione Ford, The David e Lucile Packard Foundation, Pew Charitable Trusts e Waterloo Foundation.

E grazie a questi giornalisti che hanno il coraggio di andare contro il sistema.

Prendiamone esempio.

Un’ultima considerazione: QUESTO E’ UN MOTIVO IN PIU’ PERCHE’ I MAGGIORI GRUPPI BANCARI ITALIANI, SEMPRE COLLUSI QUANDO SI TRATTA DI RUBARE AI CITTADINI, DEVONO SCOMPARIRE ED ESSERE SMANTELLATE. NAZIONALIZZATE, PERCHE’ I LORO GUADAGNI SONO ILLECITI COSTRUITI SULLE SPALLE DEGLI INGENUI CORRENTISTI ITALIANI, SONO SOLDI NOSTRI.

Link:

Storia di LuxLeaks su ICIJ

Tutti i documenti di LuxLeaks su ICIJ

Divertitevi e incazzatevi a leggere i documenti pubblicati, nessuno in Italia ne parlerà. Qualche accenno forse, e poi il sistema bloccherà tutto, statene certi. Informatevi da soli. E boicottate queste società.

Caro Monti, perchè vuoi depenalizzare l’abuso di diritto?

Nell’assordante silenzio degli organi di stampa si scopre che il Governo Monti ha inserito nel Disegno di Legge Delega Fiscale una norma che depenalizza l’abuso di diritto.

E fa ancora più ribrezzo se si pensa che a questa decisione è seguita la conferenza stampa in cui Monti si è scagliato senza grandi sconti di termini verso i contribuenti che si stanno organizzando per non versare l’Imu.

In aggiunta, esattamente come l’esenzione dell’Imu per le fondazioni bancarie, la depenalizzazione dell’abuso di diritto risulterebbe essere un vantaggio principalmente per le banche.

Negli ultimi anni l’Agenzia delle Entrate ha condotto una serie di controlli che hanno portato a verificare come gli istituti bancari effettuassero operazioni finanziarie fittizie che non hanno ragioni economiche ma servono solo a pagare meno tasse.

Elusione fiscale. E’ un’evasione mascherata: si tratta di un comportamento che all’apparenza rispetta le normative vigente ma in realtà ha lo scopo di aggirare la normativa fiscale per ottenere una riduzione del carico tributario. La Cassazione ha sancito che si tratta di un reato, ancor più grave in un periodo di grande crisi e di elevata tassazione come questo.

“Abuso di diritto” è un termine coniato dalla Corte di Giustizia europea e sempre più adottato dalla nostra Cassazione. Secondo quest’ultima, “il divieto di abuso del diritto si traduce in un principio generale antielusivo, il quale preclude al contribuente il conseguimento di vantaggi fiscali ottenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevolazione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici. Tale principio trova fondamento, in tema di tributi non armonizzati, nei principi costituzionali di capacità contributiva e di progressività dell’imposizione, e non contrasta con il principio della riserva di legge, non traducendosi nell’imposizione di obblighi patrimoniali non derivanti dalla legge stessa, bensì nel disconoscimento degli effetti abusivi di negozi posti in essere al solo scopo di eludere l’applicazione di norme fiscali. Esso comporta l’inopponibilità del negozio all’Amministrazione finanziaria, per ogni profilo di indebito vantaggio tributario che il contribuente pretenda di far discendere dall’operazione elusiva, anche diverso da quelli tipici eventualmente presi in considerazione da specifiche norme antielusive entrate in vigore in epoca successiva al compimento dell’operazione”.

In soldoni, vieni accusato di fare un’operazione in sè legale ma solo per avere uno sconto di tasse e non per uno scopo imprenditoriale e quindi ti possono contestare il tutto come forma di evasione.

Facciamo due conti molto sintetici: con l’abuso di diritto Intesa SanPaolo ha eluso un miliardo e duecentomila euro, patteggiando il pagamento di 270 milioni, Unicredit ha sottratto al fisco 750 milioni di euro, Monte dei Paschi un miliardo, la Banca Popolare di Milano “solo” 313 milioni. Se non esisterà più un reato penale, cosa fermerà le banche dall’eludere nuovamente il fisco, posto che una volta colte in castagna possono patteggiare e versare subito un decimo del dovuto?

Sia chiara una cosa: Alessandro Profumo, ex AD Unicredit e nuovo AD Monte dei Paschi rinviato a processo per elusione fiscale, passasse questa norma non verrebbe più processato, perchè il reato non sussisterebbe più. Le banche non potrebbero più essere toccate.

Non c’è che dire, questo è proprio un governo delle banche ed i parlamentari che consentono l’approvazione di tali normative non sono che i camerieri delle banche.

LIBERIAMOCI DI MONTI!

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