Avevo 15 anni, e la scuola che frequentavo decise di portarci in visita a Mauthausen.
Ho visto i forni a gas, quelli crematori, gli esperimenti fatti sui gemelli, la montagna di capsule d’oro di copertura per i denti.
Un registratore con una voce ci accompagnava nella nostra visita: pochi furono coloro che riuscirono a trattenere la lacrime.
La visita finì di fronte ad una scalinata che partiva da una cava di marmo, sembrava un abisso, e noi tutti vedemmo coloro che furono costretti a fare scalino su scalino per portare in alto un pezzo di marmo.
Non ho più dimenticato quello che ho visto, al punto che da allora mi spinsi a leggere qualsiasi libro sul genocidio, fino al coinvolgimento di IBM per trovare sistematicamente gli ebrei, ed a quello del Vaticano, vergognosamente complice della fuga dei criminali nazisti.
Ogni anno il giorno della Memoria.
Ed è giusto, se fosse una preghiera comune per coloro che sono stati torturati a morte.
Invece troppo spesso si trasforma in una battaglia assurda tra chi vuole che un simile sterminio non accada mai più, e chi ha il coraggio di negarlo, a partire dai tedeschi.
Ebbene, a questi ultimi auguro di passare una sola settimana in un campo di concentramento. E di vergognarsi per ciò che pensano.
Che Dio abbia in gloria sempre le vittime dell’Olocausto.
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