Il mio è un grido d'aiuto.

Ci sto provando da oltre cinque anni, ma ogni giorno diventa sempre più difficile.

La mia è una storia che sembra essere da favola e che si trasforma quotidianamente in un incubo.

Sono confusa.

Sono cresciuta in una famiglia all’antica, con un esempio di fronte agli occhi di duro lavoro e sacrifici, e grande senso dell’unione famigliare. I miei genitori, con tutti i difetti che possono avere, hanno sempre cercato di mantenere aggregata la famiglia: si giocava insieme la sera, magari solo mezz’ora, ma si faceva così, e non ci si lamentava mai del fatto che durante il giorno ci fosse un duro lavoro da portare avanti, non solo in fabbrica, ma anche a casa, magari arrotondando con un secondo lavoro per permettere ai figli di poter studiare.

Mio marito invece è nato stanco. Si alza da un divano, si butta sul letto. Nostra figlia gli chiede di giocare con lei, lui per tutta risposta si impone facendola piangere, dicendo che prima si mette a posto un gioco e poi se ne comincia un altro, e puntualmente il loro rapporto si conclude con un capriccio e un pianto, mai un momento di serenità e gioco. Lui in piedi, rigido e ferreo davanti a lei, mentre si impone. Perchè per lui questo è importante: imporsi.

Peccato che non applichi la medesima severità con se stesso. Da quando lo conosco, non si è mai posto il problema di non contribuire alla vita famigliare, economicamente ed emotivamente. Gioca a lavorare ma non guadagna, viene mantenuto dalla sottoscritta, in tutti i suoi capricci e vizi, e se mi permetto di dirgli qualcosa, mette il muso, mi apostrofa con un “che vuoi” sgarbato, di fronte alla bambina.

E io taccio, ed ingoio rospi, per lei, la mia ragione di vita, perchè non voglio che lei veda suo padre per quello che realmente è, ma voglio che lei lo viva come dovrebbe viverlo qualunque figlia: un eroe.

Però io non ce la faccio più. Sto per scoppiare.

Ogni volta che mi sta per uscire quella parola, separazione, mi fermo, solo pensando a mia figlia. Perchè poi lo so come va a finire, lei il padre non lo vedrebbe praticamente più, e non certo per mio volere, ma per la scelta di mio marito. Ha minacciato più volte che, nel caso, sparirebbe dalla sua vita.

Mi sembrano i deliri di uno fuori dal mondo, mi chiedo come sia possibile che un padre dica qualcosa del genere. Io come madre non riuscirei mai ad uscire volontariamente dalla vita di mia figlia, a meno che non fossi consapevole che questa scelta sarebbe necessaria per la sua sopravvivenza.

Amore… io non conosco neppure più la parola.

Il mio quotidiano è fatto di mortificazioni, sacrifici continui dati per scontati, nessun gesto d’affetto, a meno che non sia esplicitamente richiesto. Lavoro dieci ore al giorno, torno a casa e sono solo per mia figlia, ho sulle spalle tutte le responsabilità di una famiglia, da sola, nonostante mio marito si prenda pubblicamente ogni merito.

E lui dice, beffardo: puoi sempre chiedere il divorzio.

Probabilmente se lui fosse in un’altra situazione, ci avrei pensato già, seriamente. Ma lui non è italiano, non è in grado di mantenersi, non ha una famiglia qua, non ha una casa, come posso pensare di metterlo in mezzo ad una strada? Però è giusto soffrire silenziosamente, non dormire più, non provare più amore per se stessi… è giusto cercare di fare un passo verso una comprensione, ma rendersi conto che dall’altra parte il passo non viene mai fatto? E’ giusto sentirsi completamente soli al mondo, esclusi da tutto, e portare avanti questa scelta perchè c’è una piccola innocente?

Mi sono chiesta più volte, se tornassi indietro rifarei tutto?

La risposta è sempre stata si, per mia figlia. Perchè non avrei lei se non avessi vissuto quel percorso.

Ma l’altra domanda che mi faccio è questa: che prezzo devo pagare e per quanto per avere mia figlia?

Non so dare una risposta, ho paura di una risposta.

Vorrei solo trovare un aiuto. E sentirmi meno sola, qua, davanti ad un computer, a piangere le mie ennesime lacrime, mentre mia figlia è a nanna.

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2 Risposte a “Il mio è un grido d'aiuto.”

  1. Mi piacerebbe poterti regalare qualche parole utile, ma è difficile dare consigli in una situazione come la tua.

    Posso solo dirti che, da figlio di genitori che si sono divisi quando avevo 12 anni, non me la sono poi passata così male, ho fatto la mia vita, mi sono laureato presto e bene, ho un bel lavoro che mi dà tante soddisfazioni.

    Capisco che tu metta tua figlia davanti a tutto, e intuisco che probabilmente sia ancora molto piccola, ma ricordati che prima di tutto tua figlia ha te, e non è poco, anzi.

    🙂

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