Bravissime le forze dell’ordine.
Hanno compiuto il loro lavoro in modo celere e preciso.
Sono quattro romeni. Hanno violentato a turno una ragazza di 21 anni, picchiato brutalmente e chiuso nel baule della macchina il fidanzato.
C’erano anche due complici, a questo punto bestie come loro, che hanno cercato di nascondere la banda. Presi anche loro. Grazie a intercettazioni telefoniche, appena prima che la banda scappasse verso il Nord Italia.
“E’ la fine di un incubo, ringrazio i carabinieri” – è stato il primo commento della vittima – “E’ fatta giustizia: ora non faranno più male a nessuno, non faranno a un’altra donna quello che hanno fatto a me”
No. E’ presto per dire che giustizia è fatta. In Italia non esiste la certezza della pena, nonostante l’evidente colpevolezza.
A nulla vale il lavoro delle forze dell’ordine se poi coloro che istituzionalmente si dovrebbero occupare di tenere in galera i delinquenti, li rimettono in libertà con motivazioni assurde.
Capisco la frustrazione di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, che vedono quotidianamente mandati alle ortiche i loro sforzi per cavilli legali.
Comprendo anche che, in assenza di uno Stato di diritto, i cittadini non si sentano protetti e arrivino a pensare di farsi giustizia da soli.
Ai magistrati, ai pubblici ministeri: vi prego, non stuprate di nuovo questa giovane donna. Teneteli in prigione e buttate la chiave.
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