Lettera di Paolo Savona a Boeri: una fucilata!!!

Paolo Savona – Ministro per gli Affari Europei del Governo Conte

Paolo Savona.
Che non scherzasse era ovvio, che sia uno dei capisaldi del Governo Conte altrettanto.
Scrive una lettera a Tito Boeri, Direttore dell’Inps.

Leggerla tutta d’un fiato per capire che con Savona non si scherza.

Caro Boeri,
avevo letto le tue dichiarazioni sul ruolo degli immigrati nel sistema pensionistico italiano e le avevo cercate inutilmente nella Relazione annuale dell’INPS, ma le ho trovate solo negli estratti stampa di un tuo intervento in uno dei tanti inutili e confusionari incontri che si tengono in Italia.

Conclusi che la lettura delle tue dichiarazioni poteva essere oggetto di interpretazioni positive e ho lasciato perdere. Sei tornato sul tema e ho sentito ripetere nuovamente i concetti nel corso di una trasmissione radio nella quale sostieni che il tuo ruolo all’INPS è di fornire informazioni statistiche sullo stato del sistema pensionistico; sarebbe cosa meritevole, perché quelle che fornisci non sono sufficienti e sono devianti perché le accompagni con interpretazioni che inducono a una valutazione distorta della realtà. (altro…)

Daniela Fregosi: una donna ed il suo coraggio.

Daniela Fregosi: il coraggio di lottare.

 

Oggi dedico i miei pensieri a te, Daniela Fregosi, perchè hai una storia che mi ha toccato realmente l’anima ed un coraggio ed una forza che ti rende un’essere eccezionale.

Daniela è una formatrice aziendale, tutto procede bene, fino a che scopre di avere un cancro al seno.

Si rivolge all’Inps per avere un supporto per potersi curare, ma da un incubo passa ad un altro ancora peggiore: scopre che, essendo lei lavoratrice autonoma, ha diritto solo a due mesi di indennità contro i 18 previsti per i lavoratori dipendenti.

Ma Daniela non ci sta, e comincia una sua lotta personale, che noi abbiamo il dovere di supportare: dare pari opportunità di tutela della salute sia ai lavoratori autonomi che ai dipendenti.

“Sei donna, sei malata, hai un tumore al seno. Lo scopri a 45 anni, mentre vivi con il tuo uomo che, pronti via, ti molla. Ok, ci sono i parenti, gli amici. Ma se sei freelance devono essere tanti, e presenti, concretamente. Perché per il popolo delle partite Iva non è prevista la malattia lungodegente, e non ci sono salvagenti sociali, liquidazione, scivoli: niente. Anzi. Un bel giorno arriva l’Inps che ti chiede tremila euro di acconto sul 2013, l’anno in cui ti sei ammalata, calcolato come anno di lavoro normale. E intanto ti hanno negato l’assegno di invalidità. Perciò decidi dinon pagare. Di ribellarti.”

E lo fa, senza paura.

Senza lamentarsi, senza chiacchere inutili che si sentono dagli italioti pecoroni, che poi non muovono un dito e si occupano del loro orticello.

Lei fonda addirittura un blog, Afrodite K, per dar voce a tantissime lavoratrici autonome, che ha scoperto si nascondono e celano il loro male per paura di perdere il lavoro.

Questo è il testo di un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano:

Daniela, quando e come si è accorta di essere malata?
A giugno 2013 sento di avere come una pallina nel seno. Dopo un mese ero sotto i ferri per la mastectomia.

Che percorso ha fatto a livello di cure?
Mi hanno tolto nove linfonodi, e da oltre 5 mesi faccio fisioterapia alla spalla, in ospedale e da sola. Estate prossima impianteremo la protesi nel seno operato, e dovrò fare la modifiche al seno accanto per renderlo simmetrico.

Che ripercussioni ha la malattia sul suo lavoro?
Le giornate di lavoro saltano da un istante all’altro. E a differenza di un dipendente, che si prende il normale permesso per la visita medica, io se dico ‘no’ a un cliente vengo rimpiazzata da qualcuno che magari piace e viene richiamato anche le prossime volte, al posto mio.

E le disavventure con l’Inps?
Dapprima sono riuscita a ottenere due mesi di malattia nel 2013, circa 795 euro. Mentre un lavoratore dipendente può vedersi coperti anche sei mesi di malattia. E con il cancro si va avanti ben oltre i due mesi all’anno. Ma ti devi accontentare di 61 giorni di rimborso, 13 euro al giorno: la sola cosa che ho avuto, oltre a questo, è stata l’indennità per la mastectomia. Quei cinque giorni in ospedale me li hanno coperti.

E poi?
Ho chiesto anche l’assegno ordinario di invalidità. Al medico dell’Inps ho portato un foglio scritto da me, che descriveva il mio lavoro, lo stress di parlare in pubblico in aziende importanti, la fatica fisica di portare bagagli su e giù per l’Italia. Ma non l’hanno degnato di uno sguardo: la mia domanda di assegno è stata respinta.

Cosa le impedisce di percepire l’assegno di invalidità?
Sono servizi che se sei autonomo ti arrivano solo se nell’anno precedente alla malattia non hai superato una certa soglia di reddito”.

Di che soglia parliamo?
Circa 5000 euro se vuoi vederti coperta un’invalidità civile dal 74% in su!.

Che cosa è cambiato nella sua vita?
Tantissime donne, freelance come me, mi hanno raccontato le loro storie. Mi ha chiamato una grafica con p. Iva, dicendomi che per paura di perdere clienti sono 6 mesi che nasconde a tutti di avere un tumore al midollo.. ‘Vado avanti grazie a mio marito che mi mantiene’, mi ha detto: non ne può più di tenersi tutto dentro.

Come trova le risorse per curarsi lavorando di meno?
Mi aiutano le donazioni via Paypal, che mi sono arrivate anche da emeriti estranei, tramite un pulsante che c’è nel blog: mi sono pagata così le ecografie a pagamento, gli alimenti biologici… Sono cose che mi fanno sentire pensata e non abbandonata.

Perché e quando ha deciso di fare obiezione fiscale?
A dicembre, quando mi è arrivato l’acconto Inps, circa tremila euro! Quando mi hanno chiesto quei soldi mi sono sentita un bancomat col tumore al seno. E dopo aver versato il contributo Inps ogni anno dal 1992, ho deciso di non pagarlo.

Che cosa accadrà ora?
Quando mi calcoleranno il vero importo da versare all’Inps ne saprò di più: probabilmente ci sarà una mora da pagare sui soldi che non ho voluto versare.

Ci vuole coraggio.
Sì, ma il tumore cambia la tua prospettiva: se tra 6 mesi ho una recidiva e muoio non pagare l’Inps che rischio è, che differenza fa?

 

Daniela. Sei eccezionale.

E mi auguro che tu non molli proprio ora. Tu sarai l’ispirazione per cambiare questo schifo di Paese e sistema in cui ci troviamo, e sono cerca che tra chi legge ci sarà chi saprà darti non una mano, ma dieci.

Coraggio piccola grande donna, cercavi tanti amici. Li hai trovati.

 

 

Crediti imprese, il decreto è una fantozziana cagata pazzesca!

Poniamo che sei un’impresa che ha eseguito un lavoro od un appalto pubblico, e sei in attesa del pagamento del proprio sudore da non meno di un anno e mezzo.

Questo signfica che l’azienda, che ha investito suoi denari e liquidità per onorare il contratto pubblico, sperando stupidamente di poter ricevere il pagamento in tempi brevi, si è trovata in una crisi sempre maggiore, perchè ha tolto mezzi di lavoro, anche economici, alla propria attività, venendo sostanzialmente costretta a non avere i denari per pagare contributi, iva, irap e quant’altro, e quindi creandosi un debito con lo Stato che fino ad allora non aveva, e magari licenziando o mettendo in cassa integrazione i propri dipendenti perchè non più in grado di pagarli, e soprattutto, tolta la liquidità, non più in grado di assumersi altri lavori e contratti da adempiere.

Adesso, questi se ne escono con l’ennesima presa per il culo: subito sbloccati 40 miliardi per pagare i crediti delle imprese verso lo Stato. Ben sapendo, che per il 99% delle richieste, queste verrano rigettate.

Perchè?

Semplicissimo.

In Italia esiste una normativa che prevede che ogni ente pubblico, prima di poter procedere a qualsiasi tipo di pagamento, deve avere in mano un documento che si chiama DURC, ovvero un documento che attesta la regolarità contributiva, da parte dell’impresa, degli obblighi conseguenti ad Inps, Inail, Cassa Edile, ed ora hanno anche aggiunto, giusto per non farsi mancare niente, la regolarità dei pagamenti delle cartelle Equitalia.

Se un’azienda non è in grado di produrre un DURC pulito e lindo, prima si deve regolarizzare, ovvero pagare quello che non è riuscita a pagare perchè questo STATO LADRO non ha onorato i suoi impegni, poi può sperare di rientrare in quelle aziende virtuose che magari potranno avere il pagamento del dovuto, posto che questi fatidici 40 miliardi di Euro non siano già finiti, e magari nelle tasche dei soliti noti, le grandi enormi aziende, a scapito delle piccole che stanno chiudendo ogni giorno, sia per colpa dello Stato insolvente che per colpa di Banche strozzine che non erogano credito ma pretendono solo interessi usurai.

Ecco.

NON VI SENTITE UN PO’ PRESI PER IL CULO?

n/a