Mai dire Fessbuc: primo episodio, il video

Milano, in un’agenzia di pubblicità; sembra­no tutti molto impe­gnati, in verità stanno chattan­do da una scrivania all’altra, na­scondendo la propria identità. Santina, la segretaria bruttina che in rete si fa chiamare Eva, crede di parlare con Adriano «l’imperatore del sesso», in realtà sta scrivendo a Oscar, il suo ca­po, l’account che nella vita rea­le la snobba. E mentre la nuova coppia creativa Testa e Croce sta coniando l’ultimo delirante slogan «Sradiqatar, lo sciroppo per la tosse di tutti gli arabi», in reception Monia, la centralini­sta «gnocca», sta organizzando una «nottata» in agenzia a cui parteciperanno tutti gli ignari colleghi.

Benvenuti nel mondo di «Fessbuc», la prima e unica sit com della rete che si diverte a indagare sulle derive del social network più amato dagli italia­ni. L’idea è di cinque autori indi­pendenti, quattro di Milano — Arturo Di Tullio, Giorgio Centa­more, Alessandro Coscia e Davi­de Crestanti —, il quinto è ge­novese: «Ma è l’unico a metter­ci i soldi», ironizza Di Tullio par­lando di Massimo Garbarino che produce la sit com visibile su YouTube e su Facebook. «Il nostro obiettivo? Arrivare in tv», dichiarano. «Non ci interes­sa a che ora, l’importante è l’in­tegrità del progetto». «Abbiamo deciso di non fare il giro delle sette chiese tra le grandi società di produzione italiane, ma di provare a testare il prodotto sul web con tre pun­tate pilota. All’americana», spie­ga Di Tullio. «La prima è andata su YouTube all’inizio di maggio (prima che uscisse il film «Feis­bum») e con il solo passa­parola, in meno di 90 ore abbia­mo raggiunto la ventesima posi­zione tra i video più cliccati; ora con 700 contatti al giorno, sia­mo al decimo posto».

Buttarsi senza rete nella rete in­somma, come sostengono gli autori, convinti che se un pro­dotto ha valore, verrà premia­to. Un po’ come è successo con «The Guild», negli Stati Uniti, dove un gioco di ruolo molto diffuso è diventato il tema di una sit com che prima ha sban­cato su Internet. «I tempi sono più che maturi anche qui, anzi rischiano di marcire se non ci si sbriga», dicono. E loro non per­dono tempo: stasera alle ore 24 esce la seconda puntata, la ter­za e ultima fra quindici giorni (guarda la prima puntata). Dopodiché scatta la fase conclu­siva: «Si raccolgono i dati» con­tinua Di Tullio «e davanti a una commissione di addetti ai lavo­ri metteremo all’asta il nostro prodotto; il contenuto sarà in­toccabile». La sit com non le manda a di­re: è una satira feroce e «urlata» sulla dipendenze da FB. «Ormai esisti solo se sei là dentro, la peggiore minaccia che puoi fa­re a un amico è ‘guarda che ti tolgo da FB’.

È il ritratto di un popolo di inebetiti internauti, come dimostra Caterina Guz­zanti nella sua scheggia dalla Dandini; ovvio che dietro c’è in­sicurezza, solitudine e un forte bisogno di sognare». Non solo: per Di Tullio c’è anche una pic­cola mitomania. «Tutti vogliono essere al cen­tro dell’attenzione per sentirsi importanti» conclude l’autore, «dunque si possono trovare le fughe dell’Arsenio Lupin della Nuova Zelanda che sfida le auto­rità o qualcuno che cerca un vecchio compagno di classe senza chiedersi come mai per trent’anni nessuno dei due ha sentito la mancanza dell’al­tro! ». Infine una piccola anticipa­zione sulla puntata di oggi. La figlia di Santina, in cerca di la­voro, ha appena inviato su FB il suo curriculum, un video piut­tosto osé sulle sue abilità. Pec­cato che l’abbia mandato pro­prio a Oscar, il capo dell’agen­zia dove lavora sua madre…

fonte: Corriere.it

Questo è il primo episodio, stanotte alle 23.59 sarà in rete anche il secondo:

E torniamo su faisbuc: ma è mai possibile ricevere una richiesta del genere???

Apro il mio facebook una volta ogni tanto e mi trovo sommersa da una marea di richieste imbecilli, tanto che mi sono appena creata un’altro account dove me ne sto sola soletta senza quelle benedette notifiche che ti lampeggiano davanti agli occhi in continuazione.

Ho ricevuto di tutto: che segno sposerai, con chi tradirai, qualcosa come una trentina di regali da Milano, quale donna dei fumetti sei, in quale telefim vivi, con chi dovresti andare a letto, quale personaggio dei Griffin sei (io neppure so chi sono loro), scopri chi è il tuo principe azzurro tra i tuoi contatti di facebook (sai che bello se non dovesse uscire mio marito), quanto culo hai, con chi dovresti fare la doccia, quanto sei alcoolizzato, come ti incazzi… insomma, potrei continuare ancora per un paio di giorni e non avrei finito di elencare tutte le richieste che ho ancora in sospeso.

Già, perchè non me ne filo una di pezza, eppure continuano ad arrivarmi, caso strano sempre da quei tre o quattro casi patologici di facebook che sono pure amici miei… hanno una capacità di trovare con il lanternino ogni idiozia presente sul social network.

Questa però me la segno proprio: hai una richiesta per come morirai.

Ringrazio in primis la mia carissima amica Doriana che ha pensato carinamente di lanciarmi questa gufata.

Ma poichè io sono temeraria quanto quelli che decidono di mettersi in coda alla gastronomia dell’Esselunga la vigilia di Natale, fregandomene altamente dell’alone di iella che aleggia su questa applicazione, forte del fatto che mi sto abbracciando un cornetto antisfiga delle dimensioni di Giampiero Galeazzi, decido di sottopormi a questo test.

Una piccola osservazione: i creatori di questa applicazione stanno in una botte di ferro, nessun dipartito potrà scrivere dall’oltretomba per sputtanare i risultati.

In ogni caso, la prima domanda è questa:

Ti svegli al mattino e…

– fai un po’ di ginnastica
– ti accorgi di aver puntato male la sveglia
– leggi il giornale e ti innervosisci
– passi un’ora a decidere cosa indossare
– corri subito al lavoro

Ecco, sono già in crisi. La scelta più ovvia, corro in bagno per svuotare la vescica, non c’è.

Ma certo, scema io, se non posso andare in bagno, prima saltello un attimo nella speranza di bloccare gli stimoli, dopo di che mi rendo conto che se mi fossi svegliata prima avrei potuto scroccare il bagno dei miei, mi incazzo perchè il giornale lo leggo solo seduta sulla tazza, quindi ci metto una vita a trovare un paio di jeans che riesco a chiudere con la pancia gonfia che mi ritrovo, e per finire l’ideona: se corro in ufficio posso farla lì.

In sintesi: tutte le risposte vanno bene. (altro…)

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