La mafia dei cassonetti: come il crimine ci guadagna

 

La mafia dei cassonetti gialli: ecco come il crimine guadagna dagli abiti riciclati
Dai cassonetti gialli italiani finiscono in Tunisia e da lì sulle bancarelle dei mercati africani, attraverso un lucroso traffico gestito dalle mafie, soprattutto la camorra. È così che i vestiti usati del nostro paese e del Nord Europa – quelli che appunto vengono depositati nei cassonetti gialli, nella convinzione di fare un atto generoso per qualcuno – gonfiano invece il portafoglio della criminalità organizzata. E non va meglio per i rifiuti plastici mandati in Cina: materiale in certi casi contaminato, inutilizzabile negli stabilimenti europei, diretto a fabbriche inesistenti e smistato a destinazione dalle organizzazioni criminali. In un groviglio di traffici illeciti di rifiuti che unisce Genova a Tunisi e Sfax, Trieste e Livorno a Tianjin.

Tipi diversi di oggetti riciclati, rotte differenti, che però si incrociano attraverso faccendieri e case di spedizione specializzate in export illegale, in grado di falsificare documenti e dare consigli su come aggirare i controlli.

È su questo mondo che sta facendo luce un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che vede coinvolte 98 persone e 61 società, con ipotesi di reato di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti. Un malaffare che riguarda imprenditori impegnati a ridurre i costi all’osso, intermediari con ventiquattrore piene di contanti, consulenti e prestanome italiani e cinesi. (altro…)

Ecco come le banche evadono il fisco

Bene, abbiamo finalmente scoperto che le banche praticano usura penale, e tutte le indagini delle Procure italiane dimostrano che finalmente qualcuno si sta muovendo contro questi illeciti gravissimi che servono solo ad impoverire correntisti ed aziende, portandole sull’orlo del baratro.

Sono sempre maggiori le cause intentate contro le banche, a cui seguono sentenze di condanna pesantissime. Ma è bene sapere che le banche prima ti fanno spendere denari per intentare una causa, poi arrivano ad un accordo poco prima della sentenza, perchè non possono permettersi di essere troppo condannate: scatenerebbero una serie infinita di denunce e di risarcimenti che toglierebbe loro liquidità, potere, e se dovessero pagare per tutte le malefatte messe in essere sarebbero già tutte fallite.

Ma le banche non si accontentano di rubare ai cittadini, rubano allo Stato, con il suo beneplacito.

Guardiamo in faccia alla realtà: mentre banchieri stile Mario Draghi ripetono che il problema dei debiti pubblici degli Stati è dovuto a quella che io chiamo “evasione di sopravvivenza” (già, perchè se le tasse fossero ad un livello abbordabile non ci sarebbe questa necessità per poter mangiare), la verità è che i MAGGIORI EVASORI SONO PROPRIO LE BANCHE.

Con un meccanismo molto semplice. (altro…)

Ma per quanto noi italiani ci faremo ancora prendere per il culo prima di riprenderci la nostra sovranità?

Faccio un piccolo sunto di quanto accaduto negli ultimi sette giorni.

1. Giarda ha comunicato l’avvio della spending review: pare cosa buona e giusta, peccato che il medesimo stia annunciando lo stesso da almeno trent’anni, cioè a partire dal 1986 quando iniziò la sua carriera politica sconosciuta ai più come Presidente della Commissione Tecnica per la Spesa pubblica presso il Ministero del Tesoro. Allora la chiamava revisione di spesa, evidentemente ci crede citrulli abbastanza da non comprendere che è lo stesso annuncio che si sussegue da decenni senza risultati.

2. Il Premier Monti, che negli ultimi mesi grazie al Salva-Italia ha portato nel baratro il nostro Paese (imu, aumento tasse, riforma pensioni, esodati, accise sulla benzina, aumento esponenziale del debito pubblico in 4 mesi, borsa italiana con valore più basso di prima dell’introduzione del decreto, un suicidio al giorno di cittadini ed imprenditori), ha dovuto nominare tre super-tecnici per fare il suo lavoro, dimostrando concretamente la sua totale incapacità, capace solo di aumentare il prelievo fiscale.

3. Tra questi tecnici, spicca il nome di Giuliano Amato, che si dovrebbe occupare della regolarizzazione dei finanziamenti pubblici ai partiti. Ora, citando Beppe Grillo, Amato è l’unico tesoriere che è riuscito a fare carriera, ma non solo. Giuliano Amato è colui che propose di depenalizzare il finanziamento illecito ai partiti e con il quale il debito pubblico italiano arrivò alla mirabolante cifra di 220.357 miliardi. (altro…)

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