NUOVA INDAGINE SU RENZI: insabbieranno anche questa volta???

 

NUOVA INDAGINE SU RENZI: I GUADAGNI MILIONARI SUL DECRETO BANCHE CI SONO STATI PER DAVVERO! TUTTO GRAZIE AL SUO DECRETO SULLE BANCHE. INSABBIERANNO ANCHE QUESTA VOLTA?

Popolari, l’ombra dell’insider trading su Renzi

La Consob ha acceso un faro sugli andamenti anomali avuti dalle Banche popolari quotate in Borsa nei giorni precedenti al decreto che le riforme varato dal governo.

La notizia rilanciata da fonti del Tesoro è stata confermata dalla commissione che oggi, nella persona del presidente Giuseppe Vegas, verrà ascoltato alla Camera.

A riassumere cosa è successo prima che il premier uscisse allo scoperto con il decreto che rivoluziona le popolari, è Stefano Zurlo sul Giornale: tra il 15 e il 16 gennaio, a ridosso della svolta renziana, qualcuno ha anticipato i tempi acquistando in Borsa le azioni delle popolari per passare poi all’incasso dopo il 19, quando ormai la partita era diventata ufficiale.

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Il garante dello stato delle cose: Matteo Renzi

 

Senza sconti, la “visione politica ultraliberista e programmaticamente anticostituzionale” del futuro leader Pd. Il discorso tenuto dall’autore all’assemblea pubblica su «Firenze non è una merce. Renzi, il governo della città e la Costituzione», Firenze il 25 novembre, 2013. (m.p.g.)

Tra meno di due settimane il Partito Democratico affiderà se stesso, quel che resta della Sinistra e soprattutto del Paese a Matteo Renzi.

Lo farà senza convinzione: per mancanza di meglio.

Ed è forse per questo motivo che nessuno si chiede veramente chi sia e che cosa rappresenti Matteo Renzi. Come uno struzzo, l’Italia mette la testa sotto la sabbia: preferisce non sapere.

Si parla del clan di Renzi, dei poteri fortissimi che lo sostengono e ne tirano i fili, perfino dei suoi abiti firmati: ma non delle sue idee, del suo programma, dell’Italia che vuole. Ma noi fiorentini sappiamo chi è Matteo Renzi. E non possiamo, non dobbiamo tacere.

Con il suo quinquennale non-governo Firenze si è trovata in una posizione del tutto singolare: da una parte è stata abbandonata a se stessa da un’amministrazione rinunciataria, latitante e ben decisa a non sostituire, ma semmai ad affiancare, i preesistenti centri di potere; dall’altra si è vista trasformare in un laboratorio politico in cui è stato possibile conoscere in anteprima i connotati dell’Italia del prossimo futuro.

Se i frutti della inettitudine amministrativa di Renzi sono sotto gli occhi di tutti i fiorentini, i rischi insiti nella sua visione politica ultraliberista e programmaticamente anticostituzionale non appaiono chiari né alla base del Partito Democratico né all’opinione pubblica nazionale.

Ma a noi sì: a noi fiorentini quei rischi appaiono ben chiari.

Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, ha descritto nel suo ultimo libro (Il prezzo delladisuguaglianza, 2013), un mondo in cui «i ricchi vivono in comunità recintate, assediate da masse di lavoratori a basso reddito».

Matteo Renzi questo mondo spaccato lo ha voluto rappresentare, legittimare,celebrare la sera che ha noleggiato Ponte Vecchio alla Ferrari, facendo letteralmente carte false e lasciando i cittadini comuni ad assediare il banchetto dei ricchi. Usando il patrimonio artistico di Firenze non per includere, integrare, rimuovere gli ostacoli all’eguaglianza (come vuole la Costituzione), ma per escludere, separare, incrementare la disuguaglianza, Renzi non ha inventato nulla di nuovo.

In questa città, la Biblioteca Nazionale trasforma le sale di lettura in campi da golf, la Curia affitta le chiese sconsacrate per sfilate di biancheria intima, la Soprintendenza noleggia gli Uffizi per kermesse di moda con evidenti implicazioni razziste (ricordate i Masai esibiti in galleria?), l’Università progetta di affittare le aule a chi offre di più.

Sono ormai secoli che il peggio di Firenze vive di sciacallaggio alle spalle di un passato glorioso, che ormai davvero non ci meritiamo più.

Matteo Renzi, conservatore per vocazione e per istinto, non fa dunque nulla di nuovo: si limita a seguire la corrente. Si adegua ad un sistema di potere che non vuole rovesciare, ma occupare. Accentua e approfondisce il solco tra la città dei poveri e la città dei ricchi.

Dice, non sapendo quello che dice, che gli Uffizi devono diventare una macchina da soldi. E intanto costruisce il clima politico perché questo accada davvero. Usando il patrimonio storico e artistico della sua città come arma di distrazione di massa ad alto impatto mediatico, il sindaco di Firenze è assai rapidamente diventato il politico professionista più a proprio agio nel violare il significato civile dell’arte del passato, clamorosamente ridotta ad alienante fabbrica di clienti (e, in particolare, di acquirenti di un format politico).

Ma se tutto questo riguardasse solo il patrimonio artistico, ebbene potrebbe impensierire me, Salvatore Settis e purtroppo non molti altri. Ma questo riguarda qualcosa di ancora più profondo, e vitale.

Riguarda il futuro della democrazia in Italia.

Matteo Renzi è l’ultimo epigono del provinciale ma aggressivo neoliberismo italiano. Egli confessa apertamente che il suo modello è Tony Blair: l’ultimo erede della stagione di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. È un modello culturale che, per dirlo con le parole dello storico anglo-americano Tony Judt «ha cresciuto una generazione ossessionata dalla ricerca della ricchezza materiale e indifferente a quasi tutto il resto».

Dal suo vago programma per le primarie, si capisce che anche Matteo Renzi vuole cambiare la Costituzione. La nomina solo quattro volte: e sempre negativamente.

Cito un passaggio: «Ma spesso la Costituzione si cita in piazza e si dimentica nella quotidianità. Si difende la Costituzione, solo se si attacca la rendita. Pensiamo che l’uguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3 sia attuabile solo se rimuoviamo gli ostacoli. Ma l’uguaglianza non significa ugualitarismo».

La strada prospettata è chiarissima: è quella invocata dalle grandi banche d’affari.

Pochi mesi fa JP Morgan ha scritto che la ripresa è frenata dall’ugualitarismo delle costituzioni dell’Europa meridionale, nate dalla Resistenza: e che è l’ora di cambiarle.

È quello che farà Matteo Renzi: l’erede naturale delleLarghe Intese, che ora finge di criticare. Erede naturale, naturalissimo: perché la ideologia-non-ideologia di Renzi trova nella cosiddetta modernizzazione alla Blair la sintesi perfetta tra Pdl e Pd, tra Berlusconi e D’Alema.

Un segnale concreto?

L’indecente alleanza con Vincenzo De Luca, il sindaco di Salerno supercementificatore, superindagato, cumulatore di cariche e violento. Un’alleanza col peggio di questo paese, per la distruzione dell’ambiente e la violazione della legge.

Al tradizionalissimo, usurato marketing della rendita, alla retorica del patrimonio artistico come petrolio di Firenze che ora si è reincarnata in Matteo Renzi è tempo di opporre un’idea di comunità, un progetto di città intesa come luogo e strumento della vita di una collettività.

Io non so se ci sono le condizioni politiche per una proposta alternativa: per una lista che sfidi Renzi alle prossime amministrative. So, è vero, che la maggior parte dei fiorentini non sono felici di come Renzi li ha governati, e so che non si riconoscono in questa grottesca parabola personale.

Il mio dovere di studioso, di storico dell’arte è quello di dare l’allarme.

George Orwell ha scritto che «per vedere ciò che abbiamo di fronte al naso serve uno sforzo costante»: ecco, io credo che chi ha il privilegio di fare il mio mestiere debba cercare di rendersi utile proprio in questo modo, favorendo e promuovendo in ogni momento questo sforzo. Lo sforzo per vedere ciò che abbiamo di fronte al naso.

E di fronte al naso abbiamo un piccolo, mediocre replicante di ciò che ha devastato l’Europa e l’Italia negli ultimi 30 anni. Non c’è niente di nuovo: ma nuova sarà la rovina del Paese, imboccando questa strada.

In questo momento appare vitale riunire tutti coloro che pensano che Firenze possa tornare ad essere la forma e l’alimento di una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.

L’arte e la storia della nostra città non servono a trasformarci in turisti, in clienti a pagamento, in spettatori lobotomizzati del Leonardo che non c’è: ma servono a farci cittadini sovrani, e a farci tutti eguali. È da qua che è urgente ripartire.

Michael Sandel, filosofo della politica e professore di Teoria del Governo ad Harvard, ha scritto che la grande domanda a cui oggi la politica deve rispondere è se abbiamo un’economia di mercato o siamo una società di mercato.

Una società in cui tutto è in vendita, in cui tutto è merce: dalla salute al lavoro,dall’arte all’ambiente, dai diritti della persona alle virtù civili.

Il governo di Matteo Renzi ha proclamato forte e chiaro che Firenze è una merce, che la nostra città è una società di mercato in cui tutto è in vendita.

Ma la risposta della sinistra italiana, la risposta della Costituzione italiana è una risposta diversa.

E speroche anche la risposta della mia città sarà diversa.

Una risposta opposta: la sovranità non appartiene ai mercati internazionali, appartiene al popolo. Ad ognuno di noi. È per questo che stasera siamo qua. Ed è da qua che bisogna ripartire.

 

Articolo gentilmente concesso per la pubblicazione dall’autore, Dottor Tomaso Montanari.

(risale a fine 2013, ma è di un’attualità sconcertante)

 

Riferimenti

Su Matteo Renzi, probabile futuro leader di un partito che rappresenterà in un diverso format l’Italia unipolare rappresentata dal miscuglio dei due poli delle Larghe intese” abbiamo pubblicato molti articoli e una saporita immagine denominata Renzusconi, Su Renzi sindaco di Firenze si legga l’opinione di Paolo Baldeschi, Chi è Matteo Renzi e perchè ci perseguita.

Per chi crede ancora a Babbo Natale, ecco chi è Renzi, altro che si cambia verso.

Oggi il caro Matteuccio Renzi, che sembra il figlio illegittimo di Bruno Vespa con gli stessi nei ma solo più giovani, si è preso la sua bastonata. Per fare il figo, a parole, ha dichiarato che le dimissioni del Ministro Cancellieri imparentata Ligresti dovevano essere un atto dovuto, ma il PD l’ha sbeffeggiato mettendola sull’altare come una martire.

Conseguenze?

Semplice. Letta Bilderberg ha dimostrato di avere più palle ed ossequi del povero camperista, ed ha vinto una battaglia importantissima.

Ma per chi crede che Matteo Renzi rappresenti il nuovo, solo perchè si è inventato il termine “rottamatore” (quanto meno non ha imitato il veltroniano traduttore delle campagne di Obama), mi assumo il compito di dire la verità: Babbo Natale non esiste e Matteo Renzi è uno dei giovani peggiori nato dai vecchi politici.

Cambiamo verso.

Ma è una frase da interpretare, perchè potrebbe anche essere al posto del fu-fu dalemiano l’accento toscano del nostro.

Certamente NON SIGNIFICA cambiamo l’Italia, con fatti e non parole a Vanity Fair, perfetto palcoscenico per un edonista.

Forse non tutti sanno che Matteo Renzi, che ad un certo punto ha scelto il silenzio, l’ha fatto per un motivo semplicissimo: stavano uscendo i suoi scheletri dagli armadi, di quantità tale da prolungare Halloween per almeno cinque giorni.

Faccio un elenco, che non sarà breve, del nome di tutti questi scheletri, che rendono ridicolo Matteuccio nella nuova veste di moralizzatore che si è dipinto addosso:

  1. è stato condannato dalla Corte dei Conti per abusi d’ufficio per lui e la sua cricca: mentre era a capo della Provincia di Firenze, è stato accertato che il Matteo nazionale piazzava in posti pubblici amici ed amiche senza arte nè parte (qui trovate per bene la sentenza di condanna)
  2. da diverse notizie che arrivano dalla giunta comunale di Firenze, facilmente reperibili in rete, il sciur Renzi lascerà la carica con un buco, oltre che nelle strade e sui ponti, nelle casse comunali di oltre 1 miliardo di euro. Peccato che quando è stato eletto lui Firenze era in attivo.
  3. direttamente unito al punto precedente, il nostro è andato ad elemosinare a Berlusconi alla corte di Arcore, allora ancora Premier, un occhio economico di riguardo per Firenze, per coprire il suo vizietto chiamato in politica “clientarismo”
  4. forse perchè crede di essere il delfino del Re Sole Napolitano, si permette di tappezzare di manifesti l’intera città di Roma, chiede scusa ma non paga le tasse d’affissione (si sa, il camper ha costi di gestione alti, era rimasto sgranato). Ma per non tradire il motto “predica bene, razzola male” il sindaco Renzi multa, rimuove e pretende il rimborso per i manifesti abusivi a Firenze, ma poi a Roma è lui che non solo evade le dovute tasse, ma arreca direttamente un danno agli onesti cittadini che hanno invece pagato correttamente il tributo dovuto. Purtroppo per lui, in molti hanno fotografato e messo in rete i manifesti abusivi, e Renzi e il suo staff internettiano chiedono scusa. Ok. Ma per cambiare verso, dovrebbe dare il buon esempio, e dimostrare rispetto almeno per l’art. 15 del regolamento comunale di Firenze, che prevede sanzione fino a 1500 €, rimozione forzata e pagamento delle tasse dovute. 
  5. La corte dei Conti non molla, e mette in mora Renzi per irregolarità per almeno 1,5 milioni di euro        
  6. La Nazione, giornale storico di Firenze, comincia a parlare nel 2012 di bunga bunga anche a Palazzo Vecchio, Renzi e la giunta tremano, ma la cricca di Renzi riesce a non far diffondere troppo la notizia, che però la rete non dimentica
  7. La procura di Firenze apre un’indagine per verificare cosa c’è di vero nelle denunce sugli sperperi di Matteo Renzi all’epoca in cui era presidente della Provincia e aveva creato un carrozzone, la Florence Multimedia, che ha speso 9,2 milioni di euro dal 2006 al 2009 pagando fatture – come ha scoperto il Fatto – a un’impresa privata di Matteo Spanò, già manager della stessa Florence e amico di Renzi. Si parla di peculato, mica pizza e fichi.
  8. Tramite la fondazione Big Bang, vengono pubblicati i finanziatori della campagna elettorale di Renzi, per la maggior parte imprenditori e finanzieri. Tutto questo dovrebbe servire a spiegare come potrebbe funzionare la politica senza il finanziamento pubblico ai partiti. Leggere di ricchi imprenditori, manager e finanzieri che donano anche centomila euro a un politico per aiutarne la scalata non può non far sorgere una semplice domanda: “Cosa ci guadagnano?”
  9. Ha speso 70.000 € per due viaggi in Usa, fatto il mutuo alla moglie e spese folli troppo lunghe da scrivere, leggetele qua
  10. E infine, giusto per fare cifra tonda, il maxi scandalo per il tunnel Tav di Firenze, voluto da Renzi, del tutto inutile e costato 900 milioni di euro

E queste sono solo gli illeciti conosciuti.

CAMBIAMO VERSO. CON RENZI RESTA LO STESSO, ANZI PEGGIO. MEGLIO LASCIARLO GIOCARE ALLA RUOTA DELLA FORTUNA E LIBERARCENE SUBITO, PRIMA CHE FACCIA ULTERIORI DANNI…. EHM… CERTO… A MENO CHE NON SIATE SUOI AMICI ALLORA UNA POLTRONA COME VICE QUALSIASI MINISTRO SARA’ GARANTITA.

         
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