Cari Piddini, aprite gli occhi, questa la vera economia, fuori dall’Euro subito!

Il giullare Renzi non sa più come convincerci che siamo usciti dalla crisi, il Pude e tutto il suo seguito impegnano ingenti fonti economiche per mantenere alto il terrorismo psicologico e la stampa di parte.

Addirittura Renzi quando parla di questi fatidici 80 euro lordi in busta paga dice “daremo agli italiani la quattordicesima”, come se facendo due conti gli stipendi medi sono circa 200 euro; e nello stesso momento la troika avverte che cresciamo MENO della Grecia.

I sondaggi per le prossime Europee danno il PD al 33% e non riesco davvero a capire se chi vota questo partito che vede a suo capo occulto Re Napolitano, che ci ha imposto tre Governi NON ELETTI, ecco, non capisco se ci sono o ci fanno.

Allora vediamo dati REALI della situazione economica dell’Italia nel 2013, considerando che il 2014 è ancora più devastante.

– Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012 (fonte: Inps);

– Benzina: da gennaio a luglio 2013 i consumi di benzina sono calati -6,3%, per cui il gettito fiscale (accise e imposte) e’ sceso -2,9%. Considerando i primi sette mesi del 2013, i consumi petroliferi sono complessivamente scesi del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: Unione Petrolifera); quanto pesa l’aumento dell’iva e delle accise?

– Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013 (fonte Inps); ad agosto Cig +12,4%. Salgono straordinaria e in deroga;

– Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza); senza contare la chiusura delle imprese con minor storia aziendale

– Competitività: Italia al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados (fonte: World Economic Forum);

– Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8% (fonte: Federconsumatori). Cio’ equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie (vedi sotto “Spesa famiglie”) di circa 56 miliardi di euro; il biennio 2012-2013 e’ stato per i consumi“senza dubbio il peggiore, sono tornati indietro ai livelli del dopoguerra” (fonte: Codacons); crolla spesa per consumi: -7% dal 2008. Cali maggiori per abiti, mobili e alimentari;

– Credito alle imprese: secondo la Bce nel luglio 2013 contrazione di -3,7%, superiore a quella registrata a giugno (-3,2%) e maggio (-3,1%). Prestiti bancari fino a 12 mesi, quelli piu’ adatti a finanziare il capitale circolante delle imprese: -4,0%. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6.000 miliardi;

– Debito pubblico: nuovo record a gennaio 2014, a quota 2.089,5 miliardi, interessi ai massimi di 10 anni. Lo rende noto la Banca d’Italia nel supplemento al bollettino statistico di finanza pubblica. A settembre il debito delle pubbliche amministrazioni era stato pari a 2.068 miliardi. Gli interessi pagati dal Tesoro sono stati 86,7 miliardi nel 2012. Secondo le previsioni il debito pubblico salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

– Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%. Per la Bce ci sono rischi crescenti su obiettivi deficit 2013, peggiora disavanzo, con sostegni a banche e rimborso debiti PA;

– Depositi: nelle banche italiane in totale sono scesi nel luglio 2013 a 1.110 miliardi di euro contro i 1.116 miliardi di giugno. I depositi delle famiglie sono stabili a 918,5 miliardi, quelli delle società sono scesi da 198,4 a 191,6 miliardi (fonte: Bce); e siccome l’Italia è sempre stata invidiata per la sua capacità di risparmio, è chiaro quale possa essere l’ultimo attacco della Troika

– Disoccupazione: Il tasso di disoccupazione a gennaio 2014 è balzato al 12,9%. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni (fonte: Istat). E’ il tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004. Disoccupazione giovanile: e’ record anche il tasso di disoccupazione dei 15-24enni: a gennaio 2014 è pari al 42,4%. Nell’Eurozona per il 2013 le stime confermano una disoccupazione al 12,3%, e per il 2014 al 12,4% (fonte Bce);

– Entrate tributarie: nei primi 10 mesi dell’anno si sono attestate a 307,859 miliardi di euro, in calo di circa 1,4 miliardi rispetto ai 309,301 miliardi di euro dello stesso periodo del 2012. A ottobre sono state pari a 29,266 miliardi di euro, in lieve ribasso rispetto ai 29,601 miliardi dello stesso mese del 2012. Non ci sono più soldi, e si continuano ad alzare le tasse: solo un pirla non comprende che così facendo le entrate continuano a diminuire.

– Evasione: Nel 2013 5mila evasori totali e 17,5 miliardi nascosti. Secondo le stime elaborate dall’Istat l’imponibile sottratto al fisco si aggira ogni anno attorno ai 275 miliardi di euro; senza una vera riforma fiscale, dove esiste un sistema chiaro e unilaterale, e non una serie di scorciatoie e balzelli che permettono la legale evasione, sarà impossibile bloccarla. Ma in una situazione come questa, che è peggio del risultato di una guerra mondiale, l’evasione spesso si traduce in sopravvivenza: o si pagano le tasse o si mangia.

– Export: a ottobre 2013 si registra una diminuzione sia dell’export (-0,5%) sia, in misura più rilevante, dell’import (-2,6%). (fonte: Istat); a ottobre 2013, il saldo commerciale è pari a +4,1 miliardi, superiore a quello registrato a ottobre 2012 (+2,3 miliardi). Al netto dell’energia, l’attivo è di 8,9 miliardi. Nei primi dieci mesi dell’anno, l’avanzo commerciale raggiunge i 23,7 miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è pari a quasi 70 miliardi. Con una moneta sovravvalutata rispetto all’economia reale, si è assolutamente poco competitivi nell’export, mentre al contrario la Germania ci specula da anni, tanto che noi italiani abbiamo pagato i loro danni di guerra ed il costo della loro riunificazione.

– Fabbisogno dello stato: sulla base dei dati preliminari del mese di dicembre, il fabbisogno annuo del settore statale del 2013 si attesta a 79,7 miliardi, rispetto ai 49,5 del 2012.

– Fallimenti: nel primo semestre 2013 si sono registrate 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento +5,9% rispetto allo scorso anno;

– Felicità: Italia depressa, il ‘fu-Belpaese’ è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell’Onu;

– Gettito Iva: nel periodo gennaio/aprile 2013 tra le imposte indirette prosegue l’andamento negativo dell’IVA (-7,8%) per effetto della flessione registrata dalla componente relativa agli scambi interni (-4,7%) e di quella relativa alle importazioni da Paesi extra UE (-21,4%) che risentono fortemente del deterioramento del ciclo economico;

– Immobiliare: nel primo trimestre 2013 l’indice dei prezzi delle abitazioni ha registrato una diminuzione dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012 (fonte: Istat);

– Imprese: in 6 anni sparite in Italia 134 mila imprese (Cgia);

– Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi);

– Lavoro: da 2005 Italia fanalino di coda classifica occupazione Ue15 (fonte Istat); Lavoro, 6 milioni in cerca e 7 su 10 temono di perderlo (fonti: Istat e Coldiretti);

– Manifattura: l’indice Pmi è salito a 51,3 punti ad agosto, dai 50,4 del mese precedente, segnando il livello massimo da 27 mesi a questa parte. Secondo Markit alla base dell’espansione della produzione c’è stato un incremento dei nuovi ordini, il più marcato in oltre due anni, in particolare dall’estero.

– Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, i totalmente inattivi sono il 36%;

– partite Iva: crollate -400.000 (-6,7%) dal 2008 (fonte Cgia Mestre);

– poveri: per la crisi sono raddoppiati dal 2007 al 2012 a quasi 5 milioni (fonte Istat);

– Prezzi produzione: l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuito dello 0,9% nei confronti di luglio 2012. Lo ha comunicato l’Istat.

– Pil: il Prodotto interno lordo dell’Italia, ovvero la ricchezza complessiva del paese, alla fine del 2012 era di 2.013,263 miliardi di dollari (dati Ocse) o 1.565,916 miliardi di euro (fonte: relazione del governo al Parlamento – 31 marzo 2013). Nel secondo trimestre il Pil Italia è stato confermato in contrazione -0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell’anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell’anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat). S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l’Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. L’ultima previsione dell’Istat per il 2013 e’ -2,1%. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Anche l’Ocse prevede unacontrazione di -1,8%, unico paese in recessione del G7. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%. E un crollo senza precedenti di -8,8% dall’inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 (fonte Eurostat);

– Potere d’acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

– Povertà: nel 2012 ha colpito il 6,8% delle famiglie e l’8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). E’ quanto emerge dal quarto Rapporto sulla Coesione sociale presentato da Inps, Istat e ministero del Lavoro.

– Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

– Produzione industriale: crollata -17,8% negli ultimi dieci anni. La produzione industriale e’ calata -1,1% a luglio 2013 e -4,3% rispetto a luglio 2012 (fonte Istat);

– Reddito famiglie: nel 2013 e’ tornato ai livelli di 25 anni fa, oggi 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988 (fonte: Confcommercio); il reddito annuale della famiglia media italiana è calato di 2.400 euro tra il 2007 e il 2012, quasi il doppio della media della zona euro (fonte: Ocse);

– Ricchezza: dall’inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 il pil e’ crollato -8,8% (fonte: Eurostat), pari a una perdita di oltre 150 miliardi di euro. L’Italia comunque e’ il paese piu’ ricco in Europa per via del patrimonio immobiliare dei cittadini ma tra quelli a minor reddito e con il piu’ alto tasso di poverta’: la ricchezza netta pro-capite, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro) (Fonte Bce-Bankitalia);

– Servizi: il fatturato delle aziende che operano nel settore servizi (80% del Pil Italia) nel secondo trimestre 2013 risulta in calo -2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; l’indice Pmi relativo alle imprese dei servizi in Italia resta sotto i 50 punti (che indica contrazione): 48,8 ad agosto (fonte: Markit);

– Sofferenze bancarie: a dicembre 2013 ammontavano a 155,8 miliardi, nuovo record, e ben 30,9 in più rispetto ai 124,9 miliardi di fine 2012 (fonte: Bankitalia).

– Spesa famiglie:: prosegue il calo della spesa delle famiglie italiane, nel secondo trimestre del 2013 si contrae -3,2%, e per i beni durevoli -7,1% (fonte: Istat);

– Tasse: 262 scadenze per i cittadini italiani dall’Irpef, all’Iva, all’Irap, etc. Il livello eccessivo di tassazione provoca un effetto negativo, noto come curva Laffer e non e’ compatibile con la crescita;

– Spesa pubblica: in 15 anni e’ salita +69% a 727 miliardi. Rispetto a una ricchezza di 1.565 miliardi di euro, lo stato spende il 48% del pil. E con gli interessi sul debito pubblico supera il 52%;

– Vendite al dettaglio: in calo a giugno 2013 -3% su base annua, -0,2%. Nel trimestre aprile-giugno 2013 l’indice è calato -0,3%.

(fonte Wall Street Finance)

LO VOLETE CAPIRE O NO CHE SENZA SOVRANITA’ MONETARIA SIAMO MORTI?

Renzi, era già scritto da mesi: deprezzamento del 10% degli stipendi.

 

Ma davvero c’è ancora qualcuno che crede che Renzi è capitato lì per caso?

Saranno gli stessi che sono convinti dell’esistenza di Babbo Natale.

Era già tutto scritto da mesi, e non lo dico certo io, ma una fonte molto ma molto più autorevole.

UBS il 7 gennaio 2014 pubblica un documento che espone con chiarezza quelle che sono le prospettive dell’Unione Europea per il 2014, e che giustificherebbe di certo il risultato da poco avuto nel referendum in Svizzera.

Apritelo ed andate a pagina 10.

Troverete questo:

Ubs Italia

 

 

 

Tradotto a spanne:

L’Italia è molto indietro rispetto alla Spagna , al Portogallo ed alla Grecia  per la difficoltà delle riforme . Questa paralisi porterà probabilmente a più pressione da parte della Commissione europea al governo per  ridurre il suo  rapporto debito – PIL al 60% del PIL , che sarà probabilmente un limite nel margine di manovra per il bilancio 2015 per lo meno, a meno che Matteo Renzi riesca a girare attorno al percorso di riforma . Questo sarà difficile prima delle elezioni europee del maggio 2014 e delle elezioni, che ci aspettiamo che si terranno nella prima metà del 2015 …..

… Dopo quello che sembra essere stato  il fondo della recessione nella seconda metà del 2013 , l’uscita in Italia dalla EDP significa che le misure di inasprimento fiscale diminuiranno dal 1 % di PIL nel 2013 a circa zero nel 2014 . Ci aspettiamo anche che il paese continui  a rispettare il limite del disavanzo pubblico di Maastricht del 3% .

In aggiunta, la liquidazione degli arretrati di governo pari a una cifra stimata di 47 miliardi di euro entro l’estate 2014 dovrebbe portare ad una crescita del PIL  di circa mezzo punto percentuale nel 2014 . I forti venti contrari che le aziende devono affrontare a causa di tassi elevati (vedi fig . 17 ) sono quindi in parte mitigate…. 

… Il consumatore italiano è  ancora in sofferenza a causa di un calo dei prezzi delle case e un tasso di disoccupazione alto che  difficilmente scenderà in modo significativo entro il 2015 . La stabilizzazione del tasso di disoccupazione e la fine del risanamento di bilancio  ​​dovrebbe contribuire a stabilizzare i consumi nel 2014…
 
Sul versante commerciale, la recessione è stato determinante nel trasformare disavanzo delle partite correnti in Italia , che a sua volta ha sostanzialmente ridotto la dipendenza dell’economia italiana sugli investitori stranieri . Una parte significativa di questo miglioramento , tuttavia , nato perché le importazioni sono diminuite a causa della recessione , è una situazione che si dovrebbe invertire . Purtroppo , l’Italia è venuta meno alla regolamentazione dei costi unitari del lavoro , che sono troppo alti dato che gli aumenti salariali del passato non sono in linea con i guadagni di produttività . 

Infatti , il Fondo Monetario Internazionale ( FMI) stima che un deprezzamento del 10 % dei salari è necessario per risolvere il problema della competitività .

Sebbene le misure per affrontarlo siano una priorità chiave di Renzi , dovrà probabilmente percorrere una strada in salita.

Poniamoci un paio di domande.

Come faceva l’UBS a parlare di Renzi in uno studio che sicuramente è stato pubblicato il 7 gennaio, ma predisposto almeno un mese prima?

Secondo: il deprezzamento degli stipendi del 10%, come verrà introdotto da Renzi?

Toglietevi le fette di salame dagli occhi.

Era già tutto deciso.

Dignità.

Basta essere vittime. Diventiamo protagonisti della nostra vita.

Vi spiego perchè sono a favore dell’uscita dall’Euro.

Doverosa premessa: io NON sono un’economista, ma una semplice cittadina, quindi quello che state per leggere è frutto esclusivamente di una mia opinione che mi sono costruita informandomi liberamente, come possono fare tutti.

Certo, non ascoltando tv o leggendo giornali, che hanno loro tornaconti per supportare la tesi de “o l’euro o la morte”. Tanto per fare un esempio, avevo un amico che ho perso di vista che lavorava per l’Espresso e mi confidò che ogni articolo pubblicato doveva seguire la volontà dell’editore, altrimenti finiva cestinato. Che per lavorarvi bisognava sottoscrivere un contratto dove ci si impegnava a seguire senza fiatare le decisioni dell’editore.

Per carità, ora sarà tutto diverso, io avevo quasi 30 anni, ne è passato di tempo, ma da allora ho smesso di credere a quanto scritto sui giornali, che si basano sul fatto ineluttabile che la maggior parte degli italiani legge solo i titoli, e su quanto trasmesso dalle tv, tutte.

Tornando al punto focale di questo post.

Nei miei ricordi di bambina è indelebile una trasmissione “giochi senza frontiere”. L’entrata nell’Euro per me doveva essere proprio quello, senza frontiere, tanto più che il giorno stesso presi la macchina e andai in Francia, felicissima del fatto che quello che dicevano fosse vero.

Allora anche tutto il resto sarebbe stato vero: più unione, più ricchezza, meno sacrifici. Ormai rimbalza ovunque la frase di Prodi: sarà come lavorare un giorno in meno ed essere pagati un giorno in più.

A distanza di quindici anni, fatevi un esame di coscienza, è davvero così?

Siamo massacrati dalle tasse, con centomila lire si riempiva il carrello della spesa, con cento euro neanche un sacchetto. Le aziende chiudono, si perdono posti di lavoro, l’Europa ci chiede sempre maggiori sacrifici, e sappiatelo, noi versiamo al Fondo Salvastati le nostre tasse, che lo Spiegle, maggior testata tedesca, ha ammesso che sono serviti per salvare le banche tedesche.

E sembra che non sia mai finita. Vincoli assurdi, uno Stato insolvente e nullafacente, suicidi, pensionati sempre più alla fame, giovani senza lavoro.

Era questa l’Europa che ci è stata prospettata grazie all’Euro? NO.

Allora perchè non uscirne? Perchè dobbiamo continuare consapevoli ormai del fatto che saremo sempre più affamati, che il potere delle banche crescerà, che se avremo la fortuna di lavorare lo faremo per mantenere l’Europa e non il contrario?

Non metterò alcun tipo di diagramma, dato o quant’altro che possa convincere qualcuno, ma vi vorrei spiegare come ho fatto io, semplice cittadina, a capire perchè non ci possiamo permettere l’Euro, discutendo sulle varie tesi pro-euro.

1. Uscire dall’Euro non è possibile perchè abbiamo sottoscritto i trattati

Errore, non esiste alcun trattato che preveda che, una volta ratificato, il Paese non possa uscirne. Non è una prigione, e non significa uscire dall’Europa, anche perchè fisicamente impossibile. Ricordatevi che esistono Nazioni che sono in Europa ma che non hanno adottato l’Euro. E ponetevi la domanda: chi è stato l’unico Stato a crescere grazie all’Euro?

2. Se usciamo dall’Euro, non avremo una valuta forte ma una svalutazione impressionante tale per cui non potremo neppure più permetterci la benzina per la macchina

Sarebbe semplice rispondere che 6 premi Nobel per l’economia dicono l’esatto contrario, ma stiamo parlando da cittadini.

Scusatemi, c’è qualcuno che si ricorda di aver mai pagato 4.000 lire al litro per la benzina? Forse si è dimenticato il valore del cambio, ma due euro al litro corrispondono più o meno a quella cifra. E’ questo il nostro guadagno?

Se si facesse un cambio 1 euro = 1 lira, si calcola che la svalutazione sarebbe di circa il 30%, ma spalmata nell’arco di oltre un anno. Il marco si rivaluterebbe, ma questo produrrebbe un caldo del loro pil calcolato di circa il 7%.

Non è che tutti i nostri averi scompaiono in un giorno, come invece potrebbe succedere andando avanti così, visto che il Fondo Monetario ha appena annunciato prelievi forzosi sui nostri conti correnti. Apriamo la mente.

Cosa comporta avere una valuta debole? Maggiore export, maggiore pil, maggiore circolazione di denaro, probabilmente a livelli tali per cui si potrebbe ripetere il boom economico degli anni ’60, a discapito dei Paesi, vedi Germania, che hanno sfruttato l’euro, moneta troppo forte per la nostra economia, per distruggerci in competitività. Addirittura falsando in molti prodotti il marchio Made in Italy, che ora non ha più gran valore, ma che al contrario, con un ritorno alla sovranità monetaria, tornerebbe ad occupare il posto che merita.

Ricordatevi una cosa: la Germania ha già tentato due volte di colonizzare l’Europa, ora ci sta riuscendo. Sta macinando utili e guadagni distruggendo i loro competitors, come l’Italia, se ne frega dei vincoli europei e stampa euro in casa propria. La Germania sta combattendo la sua terza guerra e la sta vincendo facilmente, perchè ha creato il terrore che senza Euro non si vive: giusto, loro tornerebbero dove meritano di stare, ma intanto i danni di guerra e dell’unificazione tedesca li abbiamo pagati noi.

3. La crisi si combatte con più Europa

Eh no, io invece ho capito l’esatto contrario. La realtà è che l’Europa ha creato la crisi, per togliere sovranità nazionale. La crisi si combatte con l’incentivazione al lavoro, gli ammortizzatori sociali, gli aiuti alle famiglie. Pensate al Fiscal Compact: l’Italia ha firmato per pagare 50 miliardi all’anno all’Europa per i prossimi 20 anni. Da dove li prenderanno se non dalle nostre tasche? Ed invece, quanto si potrebbe fare per noi italiani socialmente, se non vi avessimo aderito? Dico solo una cosa: siamo al 14 di gennaio, e ci sono già stati 19 suicidi. 

4. L’Euro ha unito gli Europei

Mah, sarà, ma quando penso ad un tedesco mi vien voglia di investirlo. Sono l’unica? L’euro ha diviso, Paesi deboli da Paesi forti, e questa divisione ha permesso grandi speculazioni che stiamo pagando con la vita. Ci vuol ben altro per gli Stati Uniti d’Europa. Neanche un miracolo probabilmente basterebbe.

5. La crisi non si risolve stampando moneta

Bene, a parte il fatto che anche volendo non lo possiamo fare, perchè tutto dipende dalla BCE, sono enormi balle. La crisi si risolve riprendendosi la sovranità monetaria. Guardiamo gli USA, cresciuti del 4,1%, il Giappone, la Cina. Chi se ne frega del rapporto debito pubblico/pil. Il debito pubblico è un’altra fuffa creata ad hoc per spingerci a fare sacrifici. In queste Nazioni, si stampa moneta ogni volta che serve, l’inflazione è allo 0,1%, la crescita continua e la disoccupazione è praticamente inesistente.

Quando non si è padroni della propria moneta, si è solo un’altra cosa: SCHIAVI.

La riconquista della sovranità monetaria consentirebbe allo Stato italiano di recuperare la possibilità di spendere in deficit, eliminando l’ostacolo costituito dalla necessità di approvvigionarsi del denaro mediante l’imposizione di tasse o la vendita di titoli di Stato sui mercati.

6. La liretta sarebbe attacco di speculazioni

Come se l’invenzione dello spread non ci abbia sottoposto in questi ultimi 3 anni a speculazioni vergognose. No. Io non credo, per un semplice motivo: più la lira perde valore, più le nostre merci diventano appetibili. Difficile che i concorrenti siano così stupidi da produrre eccessiva svalutazione, perchè i primi a perderci sarebbero loro. Esiste addirittura uno studio della Banca d’Affari Merryl Lynch che dice che l’Italia è uno dei pochi Paesi che ha tutto l’interesse ad uscire dall’Euro, come l’Irlanda, e che questa scelta provocherebbe addirittura un avanzo primario, ovvero non dovendo più sottostare all’austerity imposta, il Governo può abbassare le tasse, ridistribuire ricchezza e servizi sociali, e risparmiare. Non solo: gli investitori stranieri avrebbero nuovamente interesse a portare capitali nel nostro Paese. Ricordate gli anni 80, e come le politiche di speculazione della lira portavano vantaggi sostanziali a tutto il Paese:

  • Crescita del PIL: il PIL riprenderà a crescere  nel breve periodo grazie al rilancio delle esportazioni, dovuto alla svalutazione del tasso di cambio. Nel medio-lungo periodo saranno essenziali misure di politica economica atte a favorire lo sviluppo  e la sostenibilità della domanda interna. Le previsioni di Merryl Lynch, in caso di uscita ordinata dall’euro, sono ad esempio le seguenti. Come si nota dai dati,Italia e Irlanda sarebbero le nazioni a trarne maggiori vantaggi relativi, mentre la cosa sarebbe piuttosto distruttiva per la Germania:

 

7. Il nostro debito pubblico ci ammazzerebbe

E qui occorre la sveglia dei Bersaglieri.

Non mi sembra che sia ben chiaro ai miei connazionali che le manovre poste in atto con il pretesto di diminuire il debito pubblico hanno in realtà lo scopo di “estrarre dai cittadini italiani risorse da veicolare verso le banche del Nord onde consentirne il risanamento”. Tuttavia il Rapporto sulla Sostenibilità Fiscale della Commissione Europea afferma che il debito pubblico italiano non è un problema, anche se “rischia di diventarlo se ci si continuerà ad avvitare sulla strada delle politiche di austerità suicida, che distruggono reddito e gettito fiscale. Ma tutti gli studi sull’uscita dall’euro concordano sul fatto che un default in Italia non sarebbe necessario, dato il forte avanzo primario dei conti pubblici e la forte propensione al risparmio delle famiglie.”

Capito? Il nostro debito pubblico è una balla, creata per farci indebitare per pagarlo, perchè non abbiamo sovranità monetaria. Per di più, circa l’80% è nelle mani di italiani, pertanto se lo Stato potesse stampare moneta, sarebbe risolvibile in pochi anni.

Non solo. Secondo gli articoli 1277 e seguenti del Codice Civile, i debiti contratti in Italia (a prescindere se con controparte estera o italiana) verranno convertiti in lire, con tasso di cambio 1:1 onde evitare abusi. I debiti contratti all’Estero resteranno in Euro, sempre che sopravviva. Il capitale di proprietà della Banca Centrale nazionale presso la Banca Centrale europea e le riserve sotto qualsiasi forma (oro, valute estere, eccetera) depositate presso la BCE vengono ritirati o ‘comprati’ dalle altre Banche centrali a saldo (o acconto) di qualsiasi altro debito accumulato, che noi sappiamo non supera il 20%.

Grazie a questo, lo Stato potrebbe garantire gli investimenti degli italiani, proprio perchè potrebbe coprirli stampando moneta. Senza pagare interessi a nessun ente estero, senza indebitarsi se non con sè stesso. E la Banca d’Italia tornerà ad essere l’ente per cui è stata creata, la nostra banca centrale, non privatizzata. Anzi, magari sarebbe il caso di nazionalizzare le banche, fino a che non saranno in grado di stare in piedi da sole, riportandole di peso al loro compito: non speculazione ma sostegno all’economia ed alle famiglie.

Questo è il mio pensiero.

Nessuno può dire con estrema certezza quello che accadrà con l’uscita dall’euro, per contro, visto il momento attuale, c’è qualcuno che può dirci quando finirà la crisi e quando torneremo ai livelli pre-crisi? Chi ha parlato onestamente, ha detto che ci vorranno non meno di 20 anni, senza alcuna sicurezza.

La verità è che l’Europa non può permettersi l’uscita dall’Euro dell’Italia, perchè siamo un Paese di grande produzione e facilmente controllabile, grazie ad una classe politica corrotta.

Seguiamo le persone corrette, oneste e che amano il nostro Paese. Grazie a Dio ce ne sono ancora.

Claudio Borghi, economista  e persona di grandissima umanità, che combatte assieme ad Alberto Bagnai ed Antonio Rinaldi, economisti più che encomiabili, per abbattere tutti i pregiudizi contro l’uscita dall’Euro :

Matteo Salvini e Roberto Maroni, che hanno avuto il coraggio per primi senza se e senza ma di combattere in prima linea:

Ed infine, ultimo ma primo assoluto, Magdi Cristiano Allam. Un uomo eccezionale, che ha a cuore talmente tanto l’Italia da averne creato un movimento “Io Amo L’Italia”, che si batte tutti i giorni contro il sistema europeo, partendo dal suo interno, e scusate, ci vogliono grandi attributi per rischiare tanto.

Come ama dire lui: INSIEME CE LA FAREMO. SENZA PAURA.

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