Vitalizi: chi si oppone al taglio e perchè? L’idiozia dei diritti acquisiti.

VITALIZI. Scusate ma vista questa foto non ho resistito.

Iniziamo a comprendere cosa sia realmente il vitalizio:  è l’ ‘assegno pensionistico’ che i parlamentari ricevono alla fine del mandato e non prima di aver compiuto il 65esimo anno di età (salvo eccezioni). L’importo viene calcolato con il sistema contributivo, analogo a quello vigente per tutti i dipendenti dello Stato.

Attenzione. 

I parlamentari godono comunque di un trattamento pensionistico, che acquisiscono di diritto per i versamenti trattenuti alla fonte dalle loro “misere” buste paga. Questo è un diritto inappellabile.

Il vitalizio è un’aggiunta, una somma che percepiscono solo per aver effettuato un mandato (e non sto parlando solo dei parlamentari, ma ad esempio dei consiglieri regionali, Nicole Minetti – tanto per fare un nome – avrebbe già potuto percepirlo al termine del mandato perchè la legge era diversa e non si dovevano attendere i 65 anni, ma vi ha rinunciato SOLO perchè la Regione Lombardia le ha dato una buonauscita di 80.000 € link della notizia)

Quindi, checchè ne dicano tutte le associazioni di parlamentari, consiglieri e via dicendo, che stanno mettendo in piedi la battaglia della vita per il taglio del vitalizio, NON PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN DIRITTO ACQUISITO BENSI’ UN PRIVILEGIO AUTOPROCLAMATO. UNA RENDITA A VITA, IN ALTRE PAROLE.

E sapete come si difendono? Perchè questo è il punto, e se non fossero assolutamente ridicoli ci sarebbe solo da piangere.

Il vitalizio parlamentare è giuridicamente distinto dall’istituto della pensione propriamente detta: ciò perché l’attività politica non è lavorativa, dunque non ricade nella disciplina del diritto del lavoro (che costitutivamente ha diversa giurisdizione). In particolare, malgrado i relativi emolumenti siano provveduti dall’erario pubblico, il mandato elettivo è distinto dalla figura del rapporto di pubblico impiego ed è in genere sottratto alle normazioni sulla pubblica amministrazione.

Il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati lo ha ricordato dichiarando che “l’assegno vitalizio, a differenza della pensione ordinaria, si collega ad una indennità di carica goduta in relazione all’esercizio di un mandato pubblico e, per queste ragioni, ha assunto, nella disciplina costituzionale e ordinaria, connotazioni distinte da quelle proprie della retribuzione connessa al rapporto di pubblico impiego”: (Link: Relazione sull’A.C. 3225 ED ABB.-A/R, p. 10)

NO, RENDIAMOCI CONTO. LORO STESSI AMMETTONO DI NON LAVORARE.

Poichè la nostra Santissima Costituzione prevede che tutti i cittadini siano parificati nei diritti e certo non attribuisce nessuna forma di vitalizio alle figure politiche, perchè non è possibile abrogarlo, proprio in un periodo dove i sacrifici ai cittadini sono imposti quotidianamente?

Dirò di più: TAGLIARE IL VITALIZIO E’ ASSOLUTAMENTE COSTITUZIONALE.

Gli emolumenti per i parlamentari, previsti dall’articolo 69 della Costituzione italiana, si limitano all’indennità ed alla diaria, ed attengono esclusivamente ai titolari in carica.

La disciplina interna alle Camere ha arricchito in autodichìa tali emolumenti, sia integrando i requisiti di legge sia aggiungendovi una più vasta serie di competenze, che sono destinate ai parlamentari cessati dalla carica. Al contrario, per i consiglieri regionali la disciplina di norma riposa su apposite leggi regionali.

Se si accede alla sua configurazione “previdenziale” il carattere distintivo del vitalizio, rispetto alle altre pensioni a carico dello Stato, è che arriva a restituire da 5 volte fino a 7 volte i contributi previdenziali ad esso correlati, ossia versati dal beneficiario o dall’ente statale; la media nel 2016, secondo Tito Boeri, sarebbe di 2 volte il versato.

Un tale istituto previdenziale andrebbe fatto quindi rientrare nel primo pilastro della previdenza: gli squilibri finanziari dei fondi, che gestiscono tali erogazioni, sono integrati per la quasi totalità attingendo al bilancio dell’organo costituzionale che eroga tali prestazioni.

Fatemi capire: per pagare i vitalizi, si attinge ai fondi INPS e quindi non si possono aumentare le pensioni? Ma un vaffanculo no?

Tra l’altro, anche così, la volontà di non modificare le situazioni passate deriverebbe da precise scelte politiche, e non da norme costituzionali o di altro livello: a tutela di eventuali diritti acquisiti non esistono tali salvaguardie, né in campo previdenziale, né tanto meno nelle prestazioni similari.

Ciò è in linea con quanto previsto nella teoria costituzionale nel diritto della previdenza sociale, secondo cui le prestazioni previdenziali sono un servizio pubblico e lo Stato può rivedere in ogni momento i livelli dei servizi che intende fornire al cittadino, così come, per esigenze di bilancio si possono ridurre ad esempio, le prestazioni sanitarie, la scuola, l’università, la sicurezza o bloccare gli aumenti degli stipendi ai dipendenti pubblici.

Non restano quindi ambiti esenti dall’operatività del principio di comprimibilità per legge dei trattamenti previdenziali, nel rispetto dei principi costituzionali.

La Corte di cassazione a sezioni unite ha definitivamente sbaragliato la tesi della natura di pensione del vitalizio, affermando che “va esclusa la natura pensionistica dell’assegno in questione, avendo esso una diversità di finalità e di regime rispetto alle pensioni”, sia pur in presenza di caratteristiche della prestazione lato sensu previdenziali.

Lo stesso soggetto politico nel cui programma si chiedeva “l’eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo” ha successivamente riconosciuto che “la giurisprudenza prevalente ha raggiunto una assestata conclusione in ordine alla «natura non previdenziale» degli emolumenti erogati agli ex componenti di assemblee elettive (Corte conti sez. Lombardia 24 giugno 2015, n. 117)”.

Ma persino la Consulta si è espressa asserendo che gli assegni vitalizi dei parlamentari, anche se presentano “in parte aspetti riconducibili al modello pensionistico e in parte profili tipici del regime delle assicurazioni private… la loro diversità di natura e di regime… li distingue dalle pensioni ordinarie spettanti ai pubblici dipendenti

Senza dimenticare che questi APPROFITTATORI godono anche del cumulo dei vitalizi con le pensioni e tutto il resto della manfrina.

TUTTO CIO’ PREMESSO.

L’obiezione secondo cui i vitalizi sarebbero intangibili in quanto “diritti acquisiti” è priva di fondamento: tale espressione designa i diritti di natura patrimoniale maturati e definiti nel corso del rapporto giuridico e che non possono più essere rimessi in discussione da una nuova legge o da un nuovo contratto collettivo.

Ugualmente infondata è l’ulteriore obiezione secondo cui la riforma contrasterebbe con il principio di irretroattività.

Il principio vale in assoluto soltanto per le leggi penali e per le leggi tributarie.

Non esiste un divieto generale di leggi retroattive, purché – afferma la Corte costituzionale – esse siano adeguatamente motivate “nel rispetto del principio generale di ragionevolezza e di uguaglianza”, ispirate “al fine di realizzare una uniformità di trattamento attraverso la sistematicità dell’intervento innovatore”.

A QUESTO PUNTO.

Cara Casellati, seconda Carica della Repubblica, con obbligo di essere super-partes, piuttosto che girovagare con il figlio, PERCHE’ NON CI SPIEGA IL SUO TERGIVERSARE SULLA QUESTIONE?

E ai cari ex parlamentari in rivolta, dico solo una cosa: AVETE ROTTO L’ANIMA. E’ ORA DI FINIRLA E LA FINIREMO, VI PIACCIA O NO.

P.S. siete già alla fine. L’Avvocatura dello Stato ha annunciato due giorni fa che i membri dell’ufficio di presidenza della Camera non dovranno rispondere personalmente qualora i ricorsi sui tagli ai vitalizi fossero accolti. In sostanza qualora la class action (un’azione legale collettiva) promossa da Antonello Falomi e da altri ex parlamentari dovesse andare a segno i membri dell’Ufficio di presidenza non dovranno mettere mano al portafoglio.

ALTRO CHE MAGLIETTA ROSSA, TRA POCO ARRIVA LA FUNE ROSSA.

 

 

 

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