Mentre a Roma si lavora sul decreto Abruzzo – da cui dipenderà il futuro dell’Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto – ipotizzando anche una tassa per i super-ricchi con un reddito superiore ai 130-140mila euro, la città prova a ripartire: alcune attività commerciali hanno riaperto, gli uffici comunali hanno ripreso a funzionare ospitati nella scuola della Guardia di Finanza, TvUno, la televisione locale, ha ricominciato a trasmettere.
E a dieci giorni dal terremoto il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso fornisce un primo bilancio di quanti, al termine delle verifiche, non torneranno a casa, circa 20 mila persone, e rivolge una domanda che è anche un’accusa: «dove era chi oggi protesta e si indigna quando parlavo di prevenzione?».
Domani, intanto, si tornerà a scuola: per il momento solo a Poggio Picenze nell’area più colpita, dove ci sarà anche il premier Berlusconi, ma da lunedì – ha assicurato il ministro Gelmini – si ricomincia pure in quelle zone che non sono state «direttamente colpite dal terremoto».
E già oggi saranno sui banchi oltre 2mila ragazzi ospitati negli hotel della costa. «Nessuno – prosegue il titolare dell’Istruzione – perderà l’anno».
Va avanti anche l’inchiesta: la procura fa appello ai cittadini affinchè consegnino ai magistrati i video relativi ai crolli ribadendo che saranno ascoltati «tutti quelli che avevano visto qualcosa».
E per evitare l’inquinamento delle prove, ha sequestrato le aree più colpite, in primis l’ospedale e la Casa dello Studente.
Procedono intanto le verifiche di stabilità: su 2.181 controlli, 1.177 palazzi sono risultati agibili, anche se si tratta di edifici in zone periferiche.
I conti veri si faranno quando si arriverà nel centro storico dell’Aquila ed infatti Bertolaso ipotizza che alla fine dei controlli un terzo circa degli sfollati (oggi sono 65mila) non tornerà a casa.
«Queste 20mila persone – dice – sono quelle che dovremmo tutelare nel corso dei prossimi mesi e alle quali dovremo dare un’accoglienza decente entro la fine dell’estate».
Numeri cominciano ad uscire anche per quanto riguarda l’economia: Confesercenti parla di duemila imprese in ginocchio e 2.700 attività commerciali danneggiate, mille delle quali in centro all’Aquila e completamente inagibili.
Dai costruttori, che avranno un ruolo fondamentale nella ricostruzione, arriva invece un appello a non varare ulteriori leggi.
«Le norme già ci sono e sono sufficienti – dice il presidente dell’Ance Buzzetti – purchè vi siano controlli sulla qualità di quello che si realizza».
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