Terremoto in Abruzzo: molti sfollati restano in albergo pur avendo alloggi agibili. I carabinieri hanno denunciato ieri altre cinque persone

La signora Luisa veste elegante, con camicia alla moda e gioielli d’oro, ma porta modeste ciabatte. Gira tutto il giorno per i corridoi di un albergo di lusso, l’Esplanade, e fissa il mare dalla finestra. «Sa, non mi ci ritrovo proprio. Non c’è nulla da fare». E’ anziana, timida. Si presenta: «Sono sfollata». Il terremoto del 6 aprile la sorprese nel letto. Case popolari al quartiere Torrione. «Pensi, sono scappata con la camicia da notte. Mi hanno dato tutto quelli della Protezione civile. Sono tanto bravi». Due mesi in una camera, sapendo che la propria casa forse non si potrà mai più riparare, sono duri. E quindi la signora Luisa è triste. «Più per i miei figli che per me. Due hanno perso il lavoro. Facevano cornici e la ditta non riaprirà più. Chi va a comprare le cornici di questi tempi all’Aquila? Altri due hanno la casa da buttare giù e ricostruire. Che guaio…». Come lei, in questo hotel sono in settanta. Dice il direttore, Nicola Mosca: «E’ un dovere ospitarli». Il direttore è tranquillo perché aveva deciso di riservare un 20% delle stanze ai terremotati e quindi ha abbastanza letti per onorare gli altri impegni. Ma non è lo stesso in tanti altri alberghi.

Sulla costa sono ospitati 35 mila senzatetto: 9 mila in case, il resto in hotel. Un esercito di famiglie che cerca di ricostruire una quotidianità impossibile. Qualcuno ha trovato un lavoretto. I bambini sono stati iscritti a scuola.

Ma questa massa di persone comincia a sentirsi doppiamente a disagio perché tanti albergatori non vedono l’ora di recuperare le loro stanze e lo fanno capire in tanti modi.

Checché se ne dica, infatti, la Protezione civile ha una lista di attesa di altri 3000 terremotati che vorrebbero tanto mollare le tende, ma per loro qui non c’è posto. All’opposto, gli albergatori spingono perché si trovino sistemazioni alternative, che siano gli hotel in montagna oppure le case in affitto.

«E’ urgentissimo che si facciano alcuni spostamenti», spiega il presidente regionale di Federalberghi, Emilio Schirato. Tutto pur di salvare la stagione estiva. C’è da capirli. Tra ventisei giorni qui si inaugurano i Giochi del Mediterraneo, una sorta di piccola olimpiade. Sono attese delegazioni, squadre, tifosi. Sono sei anni che si lavora per questo appuntamento e c’è il rischio di mandare tutto in fumo.

Poi ci sarà il G8. Altre migliaia di persone in arrivo. E i tour operator di mezza Europa strillano, con charter e pacchetti turistici in bilico. Mille i problemi. Ci sono hotel che ospitano fino a novecento terremotati.

Per due mesi hanno fatto il tutto esaurito ed erano contenti. Per forza, volano fatture da cinque-seicentomila euro. Sono oltre trenta i milioni di euro da saldare.

Ma la Protezione civile, prima di pagare, attende l’esito dei controlli della Guardia di Finanza. E quindi, per il momento, verrà anticipato solo metà della prima fattura. Qualche albergatore è sull’orlo della bancarotta perché comunque il personale, le tasse e i fornitori vanno pagati.

Poi ci sono i furbi.

I carabinieri hanno cominciato ad affiggere nelle hall gli elenchi delle case che hanno superato l’esame dei verificatori. «Chi ha l’agibilità deve rientrare». Vengono concessi quindici giorni dal momento in cui si viene informati che la casa è ok. E sono già qualche decina (Ieri i carabinieri della Compagnia di Montesilvano ne hanno segnalati altri cinque all’autorità giudiziaria) quelli denunciati per truffa ai danni dello Stato e falso in atti pubblici: avevano autocertificato di non avere dove andare e invece l’Arma ha verificato che non era così.

Adesso la Protezione civile ha deciso che l’autocertificazione va ripetuta. Si farà nei prossimi giorni nei Comuni del litorale, alla presenza di un pubblico ufficiale.

«Si può capire – dicono alla Protezione civile – la concitazione del primo momento. Ma da ora, chi non ha diritto all’assistenza deve rientrare».

Sarebbero almeno 3500 le famiglie (pari a 8-9mila persone) che a questo punto stanno in albergo senza motivo.

“Se insisteranno, gli gireremo il conto». Si ridurranno così i numeri dell’assistenza. E i costi. Ma senza illudersi troppo.

«Le nuove verifiche – dice il vicepresidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis – segnalano percentuali di danno sempre maggiori. Siamo al 33% di totale inagibilità: finora sono 8-9.000 case, penso che arriveranno a 12.000».

E’ un bel problema: gli appartamenti che la Protezione civile intende costruire a tempo di record potranno ospitare dodicimila persone. Soltanto gli aquilani nelle tendopoli sono molti di più. E tutti gli altri? L’unica alternativa sono le case in affitto. Ma le procedure si vanno rivelando troppo lente. «Qui decide la politica e non i tecnici della Protezione civile. E si vede subito la differenza», dice polemico il presidente di Federalberghi, Schirato.

«La Regione ha fissato le tariffe, i sindaci devono fare il censimento delle case sfitte, poi spetterà al sindaco dell’Aquila di stabilire l’ordine di priorità. Ma così ci vorranno mesi e noi abbiamo bisogno di avere le stanze libere entro due settimane».

fonte: LaStampa.it

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2 Risposte a “Terremoto in Abruzzo: molti sfollati restano in albergo pur avendo alloggi agibili. I carabinieri hanno denunciato ieri altre cinque persone”

  1. …”Checché se ne dica, infatti, la Protezione civile ha una lista di attesa di altri 3000 terremotati che vorrebbero tanto mollare le tende, ma per loro qui non c’è posto. All’opposto, gli albergatori spingono perché si trovino sistemazioni alternative, che siano gli hotel in montagna oppure le case in affitto.”

    A TUTTI I COMUNI COLPITI DAL TERREMOTO:
    Noi il posto ce l’abbiamo. Per iniziare, circa 100 posti letto (poi sicuramente si accoderanno altre strutture…). Siamo un gruppo di strutture ricettive, di un paese,Caramanico Terme (600 mt), in provincia di Pescara, che per fortuna, non è stato colpito dal terremoto, ma che , per qualche strano motivo, non riesce a lavorare, nè dando ospitalità a coloro che ancora sono nelle tende, nè a chi, dovrebbe (a quanto dicono…), trasferirsi dalla costa in montagna. I nostri sono tutti alloggi indipendenti e nuovi, con cucine attrezzate, bagni privati e strutture immerse nel verde. Siamo a mezz’ora dalla costa, a 70 km dall’Aquila. Un ristoratore si è messo a disposizione anche per i pasti (con oltre 100 coperti), eppure, malgrado le mille telefonate dovunque e a chiunque, non lavoriamo.
    Se qualcuno volesse prendersi la briga di contattatarci , noi siamo a disposizione, malgrado quello che si puo’ pensare.

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