Il vero socio occulto: la banca.

Socio occulto.

Secondo la giurisprudenza italiana, è un imprenditore che non agisce direttamente nella propria attività, ma tramite un prestanome. In tale modo riesce a compiere l’attività d’impresa pur non apparendo come colui che la esercita.

La partecipazione del socio occulto in gergo detto anche tiranno, si basa generalmente su accordi segreti, mediante intestazione fittizia di quote o azioni ad altri soggetti.

Tra imprenditore occulto e imprenditore apparente giuridicamente c’è un contratto di mandato senza rappresentanza e l’imprenditore occulto è il mandante mentre l’imprenditore apparente è il mandatario. L’imprenditore occulto mette i soldi per l’attività d’impresa, prende le decisioni aziendali e incassa gli utili, l’imprenditore apparente, che di solito è nullatenente, esegue le decisioni e viene pagato con una somma fissa mensile.

In tal caso, la responsabilità per le obbligazioni sociali è estesa anche al socio occulto (anche se lo stesso non ha partecipato direttamente all’attività sociale) e il fallimento può essere a lui esteso.

Non entrerò in discorsi più giuridici, che riguardano aspetti che poco importano per il punto a cui voglio arrivare.

In Italia tutti dicono che il socio occulto di ogni imprenditore è il fisco. Non sono d’accordo, perchè posso tranquillamente affermare che il vero socio occulto sono le banche.

Mi spiego.

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Tre direttori di banca rinviati a giudizio per usura

Direttori di banca rinviati a giudizio per usura

Saranno processati in qualità di responsabili di una filiale del Banco Popolare denunciati da un imprenditore della provincia di Pisa per gli interessi richiesti sullo scoperto di conto corrente

Interessi passivi sullo scoperto di conto corrente superiori al duemila per cento. Una guerra di anni tra imprenditore e banca che ora si è trasformata in un processo per usura ai danni dei tre direttori della filiale in cui erano stati aperti i conti dal titolare di un’impresa edile di Pontedera.

Accusati del reato di usura, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Pisa Giuseppe Laghezza ha rinviato a giudizio i direttori della filiale di Pontedera del Banco Popolare (ex Cassa di risparmio di Pisa, Lucca e Livorno) che si sono succeduti dal settembre 2006 all’aprile 2013.

Si sarebbero preferiti i vertici, ma la parte offesa ha comunque gradito.

Mi stupisco sempre più del fatto che i direttori di banca facciano ancora voce grossa e non abbiano capito come sono agnelli sacrificali. Ed è giusto così, sanno e fanno, liberandosi delle loro frustrazioni. (altro…)

Modus operandi delle banche nelle cause civili: frode processuale.

Banche criminali
Nell’espletamento del mio operato come CTP ad esclusiva difesa dei correntisti, analizzando ogni singolo atto con strumenti di portata giuridica che neppure le banche sono in grado di conoscere ed utilizzare (o che comunque sottovalutano nonostante rappresentino prova inequivocabile del loro operato, anzi, peggio, ammissioni di colpa vere e proprie),  ho appurato come la maggior parte delle azioni esecutive siano macchiate da un modus operandi che porta inevitabilmente alla frode processuale.
Il reato di frode processuale è un istituto giuridico di una portata talmente ampia e grave, al punto tale che consente all’attore di ottenere una sentenza a lui favorevole omettendo, nascondendo o mentendo, anche mediante la produzione di documenti falsi, la verità, traendo quindi in inganno il Giudice che, sapendola, per certo non avrebbe deciso in quel modo.
Questa fattispecie di reato bancario apre inevitabilmente lo specchio degli illeciti da esso derivanti, soprattutto poichè trattasi di azioni esecutive ai danni di aziende o privati cittadini, che vedono violati i loro diritti fondamentali, soccombendo in cause che al contrario li avrebbero visti vincenti.
Si sta parlando, in soldoni, di banche che, per ottenere sentenze a favore altrimenti non raggiungibili, falsificano la documentazione con la quale cominciano azioni esecutive in sede civile.

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