Concita De Gregorio: dono di Dio

 

Sto leggendo l’editoriale di Concita De Gregorio su L’Unità, dove la Direttrice gioca con il nome dato al piccolo extracomunitario nato a Lampedusa, Yeabsera, che significa Dono di Dio, dicendo in sostanza che questo Dono di Dio meriterebbe un gesto esemplare: la cittadinanza italiana per nascita sul territorio.

Stiamo impazzendo, è evidente.

Forse la Direttrice non tiene in considerazione l’eventualità che, laddove esistesse una legge del genere, ogni donna in procinto di partorire si presenterebbe presso i nostri confini e all’atto del parto, diventerebbe madre di un cittadino italiano, e pertanto tutelata in toto, come se fosse lei stessa italiana.

La cittadinanza non ha solo un valore sulla carta: credo che sia giusto estendere la possibilità di nazionalizzazioni, laddove però ci sia un reale desiderio di appartenere ad uno Stato, rispettando le sue leggi e le sue tradizioni. INTEGRANDOSI.

Questo significa ad esempio parlare l’italiano, conoscere, almeno a grandi linee, il contenuto della nostra Costituzione, volontà di apprendere la storia d’Italia, da dove arriviamo e verso dove vorremmo andare. Significa cercare  un lavoro serio, onesto, senza ricorrere ad espedienti aspettando un contributo governativo.

La cittadinanza dev’essere voluta e sudata, altrimenti perde ogni suo valore.

E basta con questi moralismi. Accanto alla notizia della nascita di questo bambino, ad esempio, c’è quella ben più grave dell’aggressione a Lampedusa di una coppia di coniugi da parte di un gruppo di extracomunitari appena sbarcati. Purtroppo queste notizie sono ben più tristemente frequenti.

Allora, se da una parte si chiede la cittadinanza facile, perchè non si pretende anche l’esplusione immediata, con la forza se necessario, per chi non solo non vuole minimamente integrarsi ma delinque?

Cara Concita, vai ad “Allah-mpedusa” e guardati intorno.

n/a