Casa: la porcata di Renzi sui mutui

 

La casa non si tocca.

Questo slogan rieccheggia nelle aule parlamentari in questi giorni di grande fermento, di fronte all’ennesima porcata che la banda bassotti Renzi & Co. stanno cercando di portare a termine.

Voglio andare per ordine, perchè capiate punto per punto, al di là dei titoli sensazionalistici dei giornali, cosa sta succedendo e perchè quello che sta tentando di fare Renzi è alto tradimento nei confronti della Costituzione e dei Cittadini Italiani.

Partiamo dall’inizio: la Direttiva Europea 17/2014 che deve essere accolta con atto del Governo entro il 21 marzo 2016.

Al solito, non so in quanti si siano presi la briga di leggersela, sono 66 pagine, io le ho lette tutte.

Ed in nessuna delle 66 pagine ho trovato l’interpretazione abominevole che vuole far passare Renzi con il suo atto di Governo 256: “chi ritarda il pagamento di sette rate del mutuo sia costretto a cedere la proprietà della sua casa alla banca”

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Impignorabile la prima macchina come la prima casa

I paletti all’esecuzione forzata mobiliare: il pignoramento riscritto dalla riforma della giustizia.

Il problema principale degli italiani sono i debiti. E su questo non ci piove. Se poi aggiungiamo anche una notevole propensione al garantismo, ormai radicata nel loro DNA, allora il mix è esplosivo. Si è illuso chi non ha previsto il coro di polemiche generato dall’approvazione dell’ultima riforma sulla giustizia  con l’istituzione del “nuovo” (che, in realtà, tanto nuovo non è) pignoramento dell’automobile. E ciò perché il precedente Governo Letta era andato nella direzione diametralmente opposta: quella di una tutela esasperata del debito (almeno nei confronti di Equitalia), ponendo una serie di paletti alla riscossione esattoriale. (altro…)

Caro Governo, dove sono le nostre riserve auree?

 

Lo sanno anche i sassi: le riserve auree italiane sono da sempre una risorsa che il mondo ci invidia, a causa della loro massiccia consistenza.

Quello però che in molti si chiedono, ed a cui nessun organo governativo da risposta, è dove sono finite dopo che Banca d’Italia, loro custode, ha divorziato dal Ministero del Tesoro ed è diventata a tutti gli effetti una spa di proprietà privata.

Avevo già scritto molto tempo addietro un articolo (cliccate sul link e lo leggete senza la fatica di cercarlo) sui chi fossero i veri proprietari di Banca d’Italia: qualche mese fa il Governo ha deciso di rivalutare il patrimonio di Banca d’Italia, contestualmente rivalutando le quote delle banche private che la posseggono, per di più dando loro la possibilità di venderle anche ad esteri.

Un’operazione valutata intorno ai 7,5 miliardi di euro.

Senza contare le riserve auree, perchè anche in quel frangente tutti hanno dribblato la questione.

Ed allora, dove sono finite le nostre riserve auree? Nostre perchè acquisite negli anni con le tasse pagate dai cittadini. Sono ancora depositate e custodite nei caveau di Banca d’Italia oppure sono finite nelle tasche di qualche manigoldo?

Secondo stime recenti, Banca d’Italia ha in pancia qualcosa come 175 miliardi di valori, tra riserve auree e valute estere. Si potrebbero tranquillamente utilizzare per aiutare l’economia reale senza ricorre al continuo indebitamento sui mercati e soprattutto inficiare il ridicolo parametro imposto dalla Eu del 3% rapporto debito pubblico/pil.

Sempre che… si, sempre che ci siano ancora.

La Banca d’Italia si impegna notevolmente in spiegazioni sul suo sito sul perchè detiene il nostro tesoro:questo è il link dove potete andare a leggere il funzionamento di tutto l’iter di deposito e controllo annuale; https://www.bancaditalia.it/media/chiarimenti/riserve-auree.pdf

Però, se non fossimo nelle mani di una politica assolutamente corrotta, asservita a poteri massonici mondiali che certo non vedrebbero l’ora di mettere le mani sopra quella montagna d’oro, a nessuno sarebbe venuto alcun dubbio in merito. Se a fronte anche di interrogazioni parlamentari non ci si fosse trovati di fronte ad un muro di gomma e ad una totale mancanza di risposte, nessuno avrebbe pensato male.

Eppure tutti tacciono, ed allora il dubbio è lecito.

Da quando la Banca d’Italia è entrata a far parte del Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC) si è parlato molto delle sue riserve auree e, visto che una parte delle stesse è stata conferita al Sistema stesso, ci si è spesso chiesti dove queste riserve fossero stoccate e/o immagazzinate.

Il punto di partenza è un articolo di Zero Hedge in cui si parla del fatto che l’oro dell’Ucraina possa essere stato trasferito alla Federal Reserve e si riporta un documento dell’World Gold Council dove viene stilata la “classifica” delle riserve auree dei rispettivi paesi ricompresi nella classifica, che vedete qua sopra.

Gli Stati Uniti sono la prima riserva aurea mondiale con 8.133,5 tonnellate di oro, la Germania la seconda con 3.387,1 tonnellate, la terza il Fondo Monetario Internazionale con 2.814 tonnellate, ed al quarto posto si trova l’Italia con 2.451,8 tonnellate seguita dalla Francia al quinto posto con poche tonnellate in meno. Dal sesto posto, dove troviamo la Cina, le riserve auree in tonnellate sono “appena” sopra le mille.

La BCE è al 13° posto con “solo” 502,1 tonnellate. Per cui, una idea sulla quantità di oro della Banca d’Italia è possibile averla e, sicuramente, quella dell’Italia è una buona posizione nelle riserve auree, visto che si trova al quarto posto nel mondo (terzo se si considerassero solo gli Stati invece che anche istituzioni come il FMI che è, invece, al terzo posto).

La quantità di riserve auree della Banca d’Italia è confermata da un rapporto ufficiale della Banca stessa che avalla la “quota” di 2.452 tonnellate per un valore complessivo a fine 2013, al prezzo di 871,22 euro per oncia fine, di 69 miliardi di euro.

Ma non chiarisce dove sono fisicamente immagazzinate se non solo per 1.199,4 tonnellate, quasi la metà, sono custodite presso le “sacristie” della Banca d’Italia in Roma. Queste riserve sono state “verificate” recentemente da alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle che hanno avuto la possibilità di “visitare” la Banca d’Italia e pertanto esiste  la conferma che circa la metà delle riserve auree si trovano fisicamente a Roma.

Il resto?

Pare siano divise tra Fed statunitense, per la maggior parte (a causa di quanto di fecero credere gli americani ai tempi della guerra fredda su un’eventuale invasione per sottrarcele), e per minime consistenze tra la Banca Nazionale Svizzera a Berna e la Bank of England a Londra: tutte consegnate paro paro alla peggiore razza di massoni e di speculatori economici.

Ma tali riserve, verificato che per la metà sono sparite ma dando per buona la notizia qua sopra riportata, anche se depositate all’estero, sono ancora di nostra proprietà oppure no?

Ecco, il punto cruciale e più oscuro.

Non siamo stati il solo Paese che ai tempi della guerra fredda fu convinto a “mettere al sicuro” le proprie riserve presso la Fed, ma di certo siamo l’unico che, una volta finito tutto, non le abbiamo mai chieste indietro. La Francia ad esempio le chiese, e le ottenne a fatica dalla Fed dopo ben 3 anni dalla richiesta.

Un ulteriore elemento di inquietudine è dato dal fatto incontrovertibile che ormai la FED è una Bad Bank che da oltre un anno sta stampando e immettendo mensilmente sul mercato  85 miliardi  di dollari  destinati a  finanziare fittiziamente la ripresa americana.

La Unione Europea ha sancito il principio ( in occasione dei fallimenti di Cipro) che se una banca fallisce, vengono utilizzati i depositi dei clienti……

Proprio mentre la prospettiva del ritorno al Gold Standard diventa sempre più concreta, prova ne è il fatto che la Russia da tre anni a questa parte continui costantemente ad aumentare le sue riserve auree, lo stesso sta facendo la Svizzera, e la Germania lo fece dieci anni fa, non avere a disposizione le nostre riserve auree è una follia.

Forse perchè metà sono sparite nel nulla?

Chi ha fatto interpellanza alla Banca d’Italia sul perchè non vengono riportate in Italia, si è visto rispondere con le idiozie più disparate: costa troppo il trasporto, non si vogliono rompere rapporti diplomatici insinuando mancanza di fiducia, bisogna lasciarle sui mercati dove è più facile monetizzarle… Insomma, risposte chiare e concise, NESSUNA.

Possibile che non esista qualcuno che possa spingere con le Istituzioni affinchè ci venga restituito quello che è nostro di diritto?

Non dico un’interrogazione parlamentare, ma una domandina almeno al question time del mercoledì qualcuno vorrebbe farla al ministro competente? Prima di fare conti senza avere più il metallo prezioso.

Senza dimenticare che con il bel decretino di rivalutazione del patrimonio di Banca d’Italia, con il quale sono stati regalati ripeto 7,5 miliardi di euro alle banche, esiste la possibilità per le stesse di venderle dopo tre anni e sebbene sollevata la questione dell’oro, tutti si siano impegnati a dire che le riserve auree non erano comprese, in quel decreto, è cosa buona da dirsi, non erano neppure escluse.

Neanche minimamente nominate, e poichè il diritto si basa di leggi interpretabili, è possibile darvi un’interpretazione che, non essendo esplicitamente escluse, rientrino nel patrimonio a cui si riferisce il decreto e quindi alienabili?

Si.

Ma si sa, chi va contro il sistema, è solo un complottista.

I conti si faranno alla fine, e mi auguro che se realmente salterà fuori la svendita di metà delle nostre riserve auree alla Fed o addirittura ai cinesi, ipotesi che sta girando con sempre maggiore frequenza, questi politici, Mario Monti in primis, se ne assumeranno le responsabilità, VOX POPULI.

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