Podemos: in migliaia a Madrid contro le politiche UE

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“El pueblo unido jamás será vencido”.

E “Tic tac tic tac”, come a dire che il tempo sta per scadere per la politica tradizionale.

Sono gli slogan gridati dalle migliaia di persone provenienti da tutta la Spagna che sono scese in piazza a Madrid per partecipare alla “Marcia per il cambiamento” promossa da Podemos, il partito anti-austerità spagnolo, una settimana dopo la vittoria elettorale dell’alleato greco Syriza.

La marcia è partita alle 12 da Plaza de Cibeles, di fronte al Municipio di Madrid e si è snodata per la strade della capitale fino alla Puerta del Sol, luogo simbolo della protesta degli “Indignados”, che nel 2011 per settimane la occuparono chiedendo un cambiamento politico al culmine della crisi economica.

Tante le bandiere greche e i cartelli con su scritto: “Il cambiamento è adesso”.

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Noi italiani, brontoloni ma non reagiamo di fronte a nulla: o si ha il coraggio di diventare finalmente un Popolo unito oppure finiremo a farci la guerra tra poveri.

madridEro a Madrid per caso durante la prima manifestazione degli indignados in Puerta del Sol, quasi tre anni fa.

Una manifestazione calma, civile, un grande campeggio di persone che si stavano ribellando pacificamente all’austerity esasperante imposta dall’Europa, che stava distruggendo il Paese, provocando disoccupazione e povertà a livello esponenziale.

Non c’era differenza di ceto in quella piazza: studenti, impiegati, imprenditori, manager, tutti insieme per dire NO all’aumento dell’Iva, NO all’aumento delle tasse sul lavoro, NO alla distruzione di un Popolo unito.

Si, perchè la sensazione che si respirava era proprio questa: una Nazione unita che lottava insieme, senza distinzione di idee politiche, economiche, religiose o che altro, per non essere defraudata del proprio diritto alla sovranità territoriale ed economica.

Una Nazione che lottava contro il salvataggio di banche che avevano fatto speculazioni assurde con i loro denari, lasciandoli indigenti, senza risparmi e senza lavoro, per di più protette dal sistema centralizzato europeo, con la scusa che se saltano le banche salta tutto. Balle.

Io passeggiavo tra i vari accampamenti con la mia bambina, troppo piccola per ricordarsi purtroppo, e ricevevo in cambio del mio incoraggiamento abbracci, sorrisi, persino cibo. In quel momento ho sognato che l’Italia diventasse un vero Popolo, unito contro chi lo vuole distruggere e dividere.

Questa manifestazione fu rovinata dall’intervento della polizia, che si impose  con violenza di fronte a persone a mani alzate, completamente pacifiche, non certo armate se non da principi comuni. Ma una cosa mi resterà sempre nel cuore: l’aver visto finalmente cosa significa essere un Popolo.

 

In Spagna ci furono tante altre manifestazioni da allora, tutte con lo stesso spirito: forse non hanno ottenuto grandi obiettivi, ma adesso non si parla più di default spagnolo, tanto che si sono comprati Telecom, i consumi interni sono ripresi, i cittadini hanno riacquistato fiducia in un futuro, la disoccupazione piano piano sta diminuendo.

Anche in Grecia la stessa cosa, magari con più veemenza, ma si è manifestata di certo l’unità di un Popolo che non vuole diventare una colonia di Germania e Francia, che urla con orgoglio la propria appartenenza ad uno Stato che sta cercando di difendere in tutti i modi.

Cosa succede in Italia?

Sempre le solite cose.

Tasse sempre più alte, persone sempre più povere, politici sempre più ricchi e ladri, nessuno escluso. Imprese che falliscono, banche che si arricchiscono ma tagliano il credito a chiunque, bloccando completamente l’economia di un intero Paese, coperte e finanziate dalla BCE e dai Governi che si susseguono, che inseriscono tasse solo per coprire i loro buchi.

Oggi l’hashtag ricorrente su twitter era “14euro”, con frasi di polemica per il tanto proclamato taglio al cuneo fiscale che porterà un aumento in busta paga di ben 14 euro.

Ma non basta: nella legge di stabilità ancora una volta un regalo alle banche che potrebbe ridurre il loro carico fiscale di circa un miliardo di euro, come scrive il Fatto Quotidiano:

Le svalutazioni e le perdite sui crediti saranno deducibili nell’esercizio in cui sono state imputate a bilancio e nei quattro anni successivi e non più in 18 anni come è stato finora. L’impatto potenziale della Legge di Stabilità sull’utile netto delle banche per quanto riguarda il 2015, stando alle stime della Banca Imi (gruppo Intesa), sarà quindi dell’11 per cento.”

Certo, in un Paese in cui l’organo a cui compete il controllo sull’operato delle banche, la Banca d’Italia, è diventata anni fa una spa le cui azioni sono possedute in toto dalle maggiori banche italiane, non si può pensare che ci sia qualcuno che osi fermarle. Banche che praticano usura penale come uno strozzino qualsiasi, e che la passano liscia perchè in caso di denuncia i fascicoli vengono stranamente secretati al pubblico.

Adesso io mi chiedo. Con tutta la serietà possibile.

Ma quando noi, 60 milioni di cittadini, ci renderemo conto di essere un POPOLO tiranneggiato da poche migliaia di persone? Dovremo per forza arrivare alla fame tutti prima che decideremo INSIEME di difenderci da questi ladrocini?

ITALIANI, ME COMPRESA, SMETTIAMOLA DI BRONTOLARE E POI ASPETTARE LE PARTITE DI CALCIO DELLA DOMENICA.

DIFENDIAMO IL NOSTRO PAESE, PERCHE’ SE NON LO FACCIAMO ORA, COSA LASCEREMO AI NOSTRI FIGLI?

SOLO SCHIAVITU’.

Indignados un anno dopo: io c’ero.

Maggio 2011. Puerta Del Sol.

Io ero lì, casualmente, con mio marito e mia figlia. Ho assistito al nascere di questo movimento di protesta.

Pacifico. Onesto. Puro.

La loro protesta si è alzata contro le banche, contro le misure di austerità del Governo spagnolo, in piena campagna elettorale, contro il sistema finanziario che considera gli esseri umani come un semplice numero da sfruttare per ottenere maggiore speculazione.

In quella piazza dappertutto si leggeva questa frase: “no somos mercancia en manos de politicos y banqueros”. Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri.

Il clima era sereno ma fermo. Passeggiavo con mia figlia tra gli accampati, senza avvertire alcun tipo di pericolo, ma una protesta lecita espressa con grande dignità e partecipazione comune.

Un anno fa non mi sono ben resa conto della portata di queste manifestazioni. Al contrario, probabilmente le ho anche sottovalutate. Ma oggi capisco. Perchè quello che stava succedendo in Spagna a maggio scorso, sta accadendo in Italia ora, in misura persino maggiore.

Allora mi chiedo.

Quando noi italiani riusciremo a manifestare la nostra volontà di cambiamento, con decisione ma senza incappare nelle esasperazioni che si sono viste a Roma, ad esempio? Quando noi italiani capiremo che solo uniti potremo evitare di cadere nel baratro e non risalire più? Quando pretenderemo che chi ci governa inizi a dare il buon esempio, togliendosi privilegi indecenti e lavorando per la collettività, tenendo fede alla missione per la quale sono stati eletti?

Quando noi italiani avremo il coraggio di indignarci, insieme, come un vero Popolo può fare?

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