Monti: il Tesoro ammonisce la UE. La sua manovra ci è costata 300 miliardi.

Monti, la verità. Ecco quanto ci è costata la sua manovra.

Mario Monti.

I sinistri al grido di “non toccate la Fornero”, prevedendo altrimenti catastrofi peggio dello Tzunami del 2006, vogliono farci credere che il governo Monti non solo ha salvato l’Italia, ma ha anche permesso di contenere il rapporto debito/pil, che senza di lui avrebbe raggiunto la quota del 145%.

E ce lo propinano in ogni dove, lui e la sua fedele ministra; ma quello che più mi fa riflettere è che esiste ancora qualche babbeo che ci crede.

Allora facciamo un paio di conti.

Innanzitutto smitizziamo la panzana del rapporto debito/pil.

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Lo scandalo Luxleaks: ecco come banche ed aziende italiane evadono in Lussemburgo

Lo avevano promesso, ovviamente passato tutto in sordina, ma gli 80 giornalisti di 26 Stati diversi che hanno indagato sul regime fiscale del Lussemburgo e su come grandi banche ed aziende italiane e non lo utilizzano per evadere le tasse, hanno pubblicato ieri il rapporto di un nuovo scandalo: LUXLEAKS.

Un gruppo di giornali europei – fra cui Guardian, Le Soir e Sdz – ha pubblicato i documenti del Luxleaks, il frutto di una lunga inchiesta giornalistica collettiva sul Granducato e sul suo ruolo di paradiso fiscale nel cuore dell’Ue. Tutti i partecipanti in contemporanea.

Ecco ad esempio cosa pubblica The Guardian: link luxleaks. Spiega perfettamente come è stata portata avanti l’inchiesta, come funziona il metodo di evasione fiscale, con tanto di video che dimostrano come è stata condotta l’indagine. Holding con una sede in Lussemburgo, dove vengono fatti confluire i maggiori introiti, tanto da godere di un’imposizione fiscale che in alcuni casi è stata solo dell’1%, sottraendo questi ricavi alla tassazione del Paese d’orgine, poichè dichiarati come ottenuti all’estero.

Questo è l’esempio della gestione dell’impero Dyson:

 

Oltre 28 mila pagine di accordi e carte riservate raccontano il funzionamento di un meccanismo che in fondo tutti conoscevano, quello che permetteva ai clienti del piccolo stato europeo di pagare meno tasse, con metodi legali (in genere), sebbene furbetti. Col risultato di evitare il pagamento di miliardi di euro (e dollari) di imposte che avrebbero potuto far più ricchi gli erari di molti altri paesi.

I documenti provano che molte società hanno, ad esempio, profittato di una complessa rete di prestiti intragruppo per alleggerire il peso impositivo a livello conglomerato.

Un diagramma fornito da PwC per aiutare l’autorità fiscale lussemburghese per comprendere la struttura societaria di Shire. The Guardian ha scelto SHES2 e una società irlandese di nome Shire Holdings Ireland No.2 limitata in giallo. Il cerchio etichettato “LuxPE” è filiale lussemburghese della società irlandese

Molti sono i gruppi italiani coinvolti come Finmeccanica, Banca delle Marche, Banca Sella, IntesaSanPaolo, Unicredit, Ubibanca.

Ma la promessa è che via via verranno svelati altri nomi, ma già è stato pubblicato molto: Amazon, Ikea, Dyson, Pepsi, FedEx, Blackstone, Deutsche Bank, JP Morgan, Burberry, Proctle & Gamble.

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L’inchiesta gettare una luce nuova e poco lusinghiera sul regime fiscale delle imprese del Lussemburgo, proprio come il suo ex primo ministro e ministro delle finanze di quasi 20 anni, Jean-Claude Juncker, nuovo capo della nuova Commissione europea.

Le indagini dei giornalisti di ICIJ infatti comprendono anche la Commissione europea ed il suo consenso a regimi di imposta agevolati sulle società in Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo, piuttosto che creare condizioni di parità per la tassazione delle imprese.

Le rilevazioni dell’International Consortium of Investigative Journalists reports costringeranno Juncker a misurarsi col sistema lussemburghese delle “decisioni anticipate” che permettono di aggirare obblighi fiscali miliardari. Dovrà probabilmente dare spiegazioni all’opinione pubblica come ai leader – vedi il britannico Cameron – che da sempre si battono contro i paradisi fiscali nel bel mezzo della terrena Europa. “Non frenerò le inchieste della Commissione Ue, lo troverei indecente” ha detto ieri mattina Juncker. Dichiarazione inevitabile. Ma tutto lascia pensare che non finisca qui.

L’International Consortium of Investigative Journalists è una rete globale di 185 giornalisti investigativi in più di 65 paesi che collaborano su approfondite storie investigative.

E’ stata fondata nel 1997 come un progetto del Center for Public Integrity, un’apartitica testata giornalistica investigativa senza scopo di lucro fondata da Charles Lewis.

Il suo compito è quello di concentrarsi su questioni che non si fermano alle frontiere nazionali: la criminalità transfrontaliera, la corruzione, e la responsabilità del potere.

Ha sede a Washington DC e lavora con le principali agenzie di stampa internazionali, tra cui The Irish Times, il Guardian, la BBC, Le Monde, il New York Times, il Sydney Morning Herald e il Washington Post.

Il ICIJ si basa su fondazioni di beneficenza e sostegno finanziario da parte del pubblico. Recenti finanziatori ICIJ includono: Adessium Foundation, Open Society Foundations, Il Sigrid Rausing Trust, la Fondazione Ford, The David e Lucile Packard Foundation, Pew Charitable Trusts e Waterloo Foundation.

E grazie a questi giornalisti che hanno il coraggio di andare contro il sistema.

Prendiamone esempio.

Un’ultima considerazione: QUESTO E’ UN MOTIVO IN PIU’ PERCHE’ I MAGGIORI GRUPPI BANCARI ITALIANI, SEMPRE COLLUSI QUANDO SI TRATTA DI RUBARE AI CITTADINI, DEVONO SCOMPARIRE ED ESSERE SMANTELLATE. NAZIONALIZZATE, PERCHE’ I LORO GUADAGNI SONO ILLECITI COSTRUITI SULLE SPALLE DEGLI INGENUI CORRENTISTI ITALIANI, SONO SOLDI NOSTRI.

Link:

Storia di LuxLeaks su ICIJ

Tutti i documenti di LuxLeaks su ICIJ

Divertitevi e incazzatevi a leggere i documenti pubblicati, nessuno in Italia ne parlerà. Qualche accenno forse, e poi il sistema bloccherà tutto, statene certi. Informatevi da soli. E boicottate queste società.

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