Agenzia Entrate, annullamento atti dei dirigenti falsi.

 

Contestazione della firma del dirigente decaduto: ora anche la CTP di Campobasso e di Lecce danno ragione al contribuente.

 

Non si ferma la lista dei tribunali che stanno annullando gli accertamenti fiscali firmati dai cosiddetti “falsi dirigenti” dell’Agenzia delle Entrate (quei famosi 767 decaduti di ruolo per effetto della sentenza della Consulta dello scorso mese di marzo). Dopo le CTP di Milano e di Reggio Emilia e la CTR Lombardia, ora si aggiungono anche la CTP di Campobasso e quella diLecce che, proprio ieri, hanno depositato tre sentenze favorevoli al contribuente. Insomma, la millantata sicurezza dell’Orlandi, che minacciosamente aveva tentato di dissuadere gli italiani dal fare ricorso (“sono soldi buttati” aveva riferito ai giornali), sta manifestando invece il timore dello stesso Fisco di cadere sotto i colpi delle sentenze dei giudici di merito. E, come il nostro giornale aveva già anticipato proprio all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale, si sta verificando proprio questo: gli atti firmati dai dirigenti senza pubblico concorso vengono considerati radicalmente nulli: ossia non sanabili e contestabili in qualsiasi fase e grado di giudizio, anche se i termini per presentare ricorso sono scaduti. Il vizio potrebbe peraltro essere rilevato anche dallo stesso giudice, d’ufficio, in caso di mancata eccezione della parte, stando almeno all’importante chiarimento della CTR Lombardia.

Le CTP di Campobasso e di Lecce

La sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Campobasso[1] riconosce, innanzitutto, la possibilità, per il contribuente che abbia depositato il ricorso prima della sentenza della Corte Costituzionale, di aggiungere l’eccezione relativa alla firma illegittima anche in corso di causa.

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