Rita. Storia indecente di mala giustizia e collusione.

Rita è una Donna, una Cittadina come tutti noi, che per la Sua “popolarità” è incappata in una storia VERGOGNOSA di truffa e sciacalli, tradita da tutti, Amiche, Legali, Magistrati.

Quella che sto per raccontarvi è una storia VERA, che sarebbe potuta succedere a ciascuno di noi e purtroppo accade quotidianamente a molte più persone di quanto si possa pensare.

Ma Lei ha avuto dalla sua la “sfortuna” di essere l’ex moglie di una Persona che è stata nel cuore di tutti gli Italiani, Salvatore Schillaci.

Dico sfortuna perchè questa Sua posizione l’ha esposta ancora di più all’assurda truffa e percorso giudiziario che Lei, VITTIMA, subisce da un ventennio… ha dilapidato un patrimonio per difendersi da un castello di accuse mai provate, costruite ad arte solo per privarla del Suo bene che ha fatto gola a molti, una villa.

Due giorni fa Rita avrebbe fatto sentire la Sua voce in un gesto disperato, e come sempre accade in Italia, tanti sono già pronti a puntare il dito e a mandarLa al patibolo, senza sapere nulla.

Io non so se è vero o no quello che riportano alcuni siti sull’accaduto di due giorni fa, ero fuori casa, ho letto solo stamani, ho provato a contattarLa fino ad ora senza esito. Rispetto il Suo desiderio di stare tranquilla.

Ma la Sua storia DEVE essere raccontata, affinchè tutti comprendano come una Persona pulita possa venire massacrata da un sistema che si ingrassa senza il minimo scrupolo. Non farò nomi, li ha già fatti Lei in un’intervista video che pubblicherò alla fine di questo post, però spiegherò tutto quello che è successo in questi anni, per gli atti giudiziari che ho letto io, per quello che mi ha raccontato Lei, che conferma quanto scritto da Legali e Magistrati.

Sarà una lettura lunga, ma è la verità.

Ho incontrato Sua Figlia e Suo Figlio qualche mese fa, negli occhi limpidi dei due Ragazzi la paura per la disperazione della madre, entrata a forza in un gioco di potere ed avidità ben più grande di Lei.

Ho sentito Rita piangere, disperarsi, ma sempre con la dignità che contraddistingue le Persone Perbene: la voglia di lottare affinchè la verità fosse finalmente chiarita, per i suoi Figli… ma ormai era in un vortice troppo grande per Lei, abbandonata da tutti.

Ho conosciuto Rita circa un anno fa, presentatami da Salvo Mandarà, nella speranza che io potessi compiere un miracolo che non sono stata in grado di fare. Oggi più che mai provo ribrezzo per me stessa, perchè non ho seguito da giovane il mio desiderio di abbracciare l’Avvocatura: avrei potuto aiutarLa in prima persona, l’avrei potuta difendere con i denti. Ma la Legge non me lo consente.

La prima volta che ci siamo sentite e mi ha raccontato la Sua storia, abbiamo pianto insieme al telefono, non ci potevo credere.

Tutto ebbe inizio per una richiesta di una Sua “amica”, che La pregò di partecipare, a titolo gratuito, come ospite d’onore dell’apertura della sua gioielleria.

Rita, persona di gran cuore, certo non si è sottratta alla domanda di quella che reputava un’amica.

Presentata a tutti come moglie (era già separata) del campione Salvatore Schillaci, con le credenziali di persona facoltosa, viene successivamente coinvolta anche lei nel fallimento del locale e poi in quello della ditta svizzera fornitrice di anelli, bracciali, diamanti e rubini per 390 milioni di lire.

Gioielli mai pagati e finiti al centro di una rapina, secondo i giudici “simulata” dalla stessa proprietaria. Rita fiuta del losco, torna a Palermo.

Visura storica della società in questione, che io posseggo ma che evidentemente non pubblico se non su richiesta della diretta interessata, dimostra SENZA OMBRA DI DUBBIO ALCUNO, che non solo Rita non ha mai fatto parte della stessa, ma non ha mai neppure firmato fideiussioni, nè acquistato quote societarie.

Eppure, mentre coloro che mandavano in fallimento questa società non hanno mai pagato, per Rita inizia l’ interminabile odissea, con le sentenze di condanna dei tribunali e uno stuolo di 13 avvocati alternati promettendole vittoria e poi mollandola, al prezzo di parcelle per centinaia di migliaia di euro.

Rita per tanti anni combatte da sola, in silenzio, studiando tutte le carte.

Rivolge persino un appello al Presidente della Repubblica.

«Il Tribunale sospenda l’ asta. Sono stata vittima di una congiura in quanto moglie separata di un calciatore famoso. Non ho mai contratto debiti con nessuno. Chiedo aiuto a Napolitano. Io voglio vivere. Liberatemi da quest’ incubo. Voglio la libertà perché non l’ ho più».

La villa (quella lussuosa finita sulle pagine di Ad, sempre di Schillaci, è un’ altra) è valutata 2 milionie 300 mila euro: molto più del debito che è chiamata a risarcire ai figli del fornitore svizzero, nel frattempo morto.

«Io da casa mia non esco. Dopo vent’ anni di processi mi sono stancata».

Già, in tutti questi processi è stato stabilito che Rita non ha mai fatto parte di quella società, mai ha firmato nulla, la merce contestata di cui un gioielliere (ormai morto) vanta un credito è stata ordinata dall’amica di Rita oltre un anno prima dell’apertura del negozio, cui Rita ha partecipato.

L’amica di Rita da un ventennio e più svolgeva con successo l’attività di gioielliera ed intratteneva da tempo rapporti di lavoro con il fornitore svizzero: cliente accreditata del medesimo, che si poteva permettere di restituire merce ordinata semplicemente per un ritardo nella definizione dei lavori di apertura di una nuova gioielleria, mostrando credibilità commerciale.

E’ tutto qua il gioco perverso di cui Rita è stata vittima: il fornitore svizzero, a fronte del fallimento aziendale, ha eccepito il fatto di aver consegnato merce all’amica di Rita, solo per la presenza di quest’ultima che, con la sua posizione, garantiva serietà della commessa.

Siamo alle comiche, altro che atti giudiziari.

Un fornitore di lunga data, chirografario e quindi con poca probabilità di ottenere quanto reclamato in un procedimento fallimentare, tenta la carta della notorietà di Rita, mentendo spudoratamente affermando di aver preso in considerazione la commessa (ultima delle tante) solo per la figura di Rita.

Riporto dagli atti, ovviamente togliendo i nomi.

“La ditta xxx conosceva benissimo la Signora xxx e la società in accomandita semplice di cui la Signora xxx era socia accomandataria, per aver effettuato, in epoca antecedente, una fornitura di gioielli per un importo equivalente a quello successivamente fornito. Tale merce era stata commissionata ben un anno prima, sempre mediante trattativa alla Fiera di Valenza Po (ove fu commissionata anche la seconda), quando ancora non era neppure all’orizzonte la figura della Signora Rita Bonaccorso, e da parte della ditta xxx non vi era stata alcuna difficoltà nella fornitura, anche perchè la Signora xxx da oltre 20 anni, con precedente esercizio in Torino, Via yyyyy, svolgeva e con successo l’attività di un’accreditata gioielleria. La merce fornita alla Signora xxx in occasione del primo ordinativo, fu dalla stessa integralmente restituita, in quanto vi era stato un ritardo nella definizione dei lavori e nell’allestimento dei nuovi locali, per cui ritenne di restituire la merce evitando di tenerla inutilmente in carico. Pertanto non si può assolutamente affermare che la ditta xxx abbia effettuato la fornitura, in considerazione che vi fosse l’apparenza di una società di fatto tra la Signora xxx e la Signora Bonaccorso. La ditta xxx è venuta a conoscenza della Signora Bonaccorso solo dopo aver letto i giornali ove la stessa Bonaccorso affermava di non essere mai stata socia della Signora xxx…”

Eppure gli eredi del fornitore svizzero, che aveva esecutato Rita sulla base di una fattura intestata alla società della Signora xxx, prima rinunciano all’eredità, e poi stranamente decidono non solo di accettarla, ma di proseguire nell’azione giudiziaria.

Villa valutata oltre due milioni di euro, all’asta a meno di un quinto del suo valore provato dal CTU.

In che Italia viviamo?

Una Persona Perbene partecipa ad un’inaugurazione del negozio di un’amica, quest’ultima ha una società che fallisce, lascia intendere che Rita sia sua socia, nonostante sentenza che dimostri il contrario, un creditore, leggendo sui giornali il nome di Rita, decide di farle un decreto ingiuntivo per una fattura dell’azienda fallita, i Giudici lo accolgono, nonostante tutte le sentenze che hanno provato la totale estraneità di Rita con la vicenda.

Certo, Rita ha peccato di eccessiva ingenuità, si è fidata di un’amica, l’ha accompagnata ad una fiera ed ha partecipato all’apertura del suo negozio, è un reato questo? Oppure lo è quello di chi ha deciso arbitrariamente di portare avanti per oltre 20 anni questo dramma perchè voleva appropriarsi di una villa in centro a Palermo?

Nessuna prova di un legame commerciale tra Rita e la Signora xxx, nessuna partecipazione societaria, nessuna carta firmata, nessun prestito magari concesso da Rita alla Signora xxx (all’epoca dei fatti, Rita era già separata e da indagini giudiziarie è risultata non possedere nulla di patrimoniale, eccezion fatta per quella casa che sarebbe andata legittimamente in eredità ai figli, e che si manteneva semplicemente con il Suo onesto lavoro di parrucchiera), NIENTE DI NIENTE.

Qui non si sta parlando di una casa esecutata da una banca per un mutuo non pagato, da equitalia per un debito fiscale, da un fornitore per un credito mai onorato.

Qui si parla di un calvario che ha passato Rita, colpevole solo del fatto di essere la ex moglie di un noto calciatore. Dove sono i Magistrati che se ne sono occupati? Chi risarcirà Rita del dolore provato in tutti questi anni, della disperazione, dei denari spesi fino a restare nullatenente, delle calunnie e diffamazioni subite? Chi risarcirà Rita del Suo danno esistenziale, i Suoi figli per aver vissuto questa situazione infame? Ed infine, se non ci fosse stata di mezzo una proprietà immobiliare di tale valore, chi si sarebbe mosso e a chi interessa metterci le mani sopra=

Nessuno, tra l’ altro, ha mai chiamato Salvatore Schillaci a testimoniare.

E per la prima volta, anche l’ ex bomber, parla, in difesa di Rita: «Non si può colpevolizzare una persona che non è mai entrata a far parte di una società, solo perché qualcuno ha approfittato della mia fama. Se io avessi saputo che la mia ex moglie faceva parte di una società, non le avrei mai pagato vent’ anni di salatissime spese legali. C’ è tanta falsità in questa storia. Non possono pagare i miei figli per un’ amicizia sbagliata».

Io ho letto tutte le carte processuali, sono allibita. Ho raccontato in breve solo la punta dell’iceberg, perchè se truffa c’è stata, la vittima è solo una: Rita.

Gli artefici se la ridono.

Mi auguro che la notizia che vede Rita in preda alla totale disperazione e solitudine sia smentita da Lei in persona, con il Suo sorriso e la voglia che l’ha sempre contraddistinta di far emergere la verità.

Questa Donna è stata privata di ogni dignità. Merita Giustizia.

Questo è il link dove potete vedere la storia raccontata da Rita stessa.

Giudicate voi.

 http://www.salvo5puntozero.tv/lincredibile-storia-di-rita-bonaccorso-schillaci-gli-sciacalli-delle-case-allasta-14012015/

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