Perchè nessuno parla dell’enorme evasione fiscale delle slot machine?

Mario Monti settimana scorsa si è premurato di dare sostegno ad Equitalia ed al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, fortemente attaccati anche con gesti poco leciti, sottolineando che le tasse devono essere pagate da tutti e che coloro che istituzionalmente hanno il compito di provvedere al loro recupero non devono essere messi sotto tiro.

Corretto. Le tasse DOVREBBERO essere pagate da tutti, peccato che Equitalia e Befera assillino i cittadini che vogliono pagare, tanto è vero che dichiarano, ma che sono in crisi di liquidità, mentre patteggiano con chi non vuole pagare, perchè EVASORE ACCERTATO, e a costoro consentano di versare mediamente un decimo del dovuto.

Ma senza aprire una discussione che scalda giustamente gli animi, io mi soffermo su un discorso che viene completamente eluso da ogni Governo, Monti compreso, e che rappresenta un’ammontare talmente grande di sottrazione al fisco che da solo rappresenta almeno due manovre lacrime e sangue che ci sono state imposte negli ultimi mesi.

L’evasione di 98 miliardi di euro da parte delle concessionarie di slot machine.

Partiamo dall’inizio.

Nel 2007 una Commissione Parlamentare prima ed il Gruppo Antifrodi Tecnologiche della Guardia di Finanza poi, comunicano alla Corte dei Conti l’esito di una lunghissima inchiesta: le dieci maggiori società che gestiscono per i Monopoli di Stato le slot machine sarebbero colpevoli di un’evasione fiscale negli anni tra il 2004 ed il 2007 pari a 98 miliardi di euro.

Il meccanismo di evasione è stato semplicissimo.

Per legge le slot machine dovrebbero essere collegate via modem ad un ricevitore della Sogei, Società Generale di Informatica controllata dal Ministero del Tesoro, per poter verificare il totale delle giocate, sulle quali le società dovrebbero versare all’Erario il 12% a titolo di tassazione alla fonte.

In realtà, è stato appurato come almeno i due terzi delle macchinette non sono collegate a questo sistema, che per la cronaca è l’unica forma di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate. Le indagini dimostrano come, solo nel 2006, le società indagate abbiano incassato circa tre volte tanto il dichiarato, eludendo sistematicamente il Fisco.

Nel 2008 parte il processo e nonostante i tentativi di blocco da parte dei difensori delle società indagate, la Cassazione nel 2010 stabilisce senza dubbio residuo che la Corte dei Conti è assolutamente autorizzata a procedere nelle indagini. Il processo riprende.

Ma affinchè tutto questo potesse accadere, serviva la “connivenza” dell’Agenzia dei Monopoli di Stato (AAMS).

La Commissione d’inchiesta infatti introduce l’argomento, parlando di “interrogativi” sorti durante l’inchiesta “su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli in particolari occasioni” che “riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in particolare l’esito positivo dei collaudi allora condotti, subito dopo smentiti dall’esperienza applicativa, sia l’accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione per apparecchi nell’imminenza dell’entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia infine l’omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e ‘l’invenzione’ di regimi fiscali forfettari”.

E secondo quanto dichiarato da un membro della Commissione al Secolo XIX, “i Monopoli hanno autorizzato persino macchinette apparentemente innocue, giochi di puro intrattenimento, senza scoprire che premendo un pulsante si trasformavano in slot-machine. L’applicazione di forfait ha permesso il dilagare di anomalie, perché la ‘cifra fissa’ è assai più bassa di quella che potrebbe essere rilevata dalle macchine. Così in moltissimi casi sono state dichiarate avarie, guasti, difficoltà di collegamento dei modem solo per poter pagare di meno, con una perdita secca per lo Stato di miliardi di euro”.

I Monopoli avrebbero consentito la dilagante evasione delle società concessionarie, “rinunciando a qualunque forma di sanzionamento che avrebbe dovuto essere attuata”.

Oltre ai vertici de Monopoli, gravi accuse di corruzione sono state rivolte dalla Commissione a singoli funzionari che, attraverso “anomale procedure” e “retrodatazione delle autorizzazioni”, avrebbero permesso ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corruzione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposizioni introdotte successivamente dalla legge.

Dal 2007 ad oggi si sono susseguiti Governi di ogni parte politica, e nessuno ha mai affrontato la situazione. Nessuno.

C’è chi insinua una motivazione decisamente poco edificante: i politici sarebbero collusi con questo giro di evasione colossale, a braccetto con infiltrazioni criminali.

Ad esempio, una delle maggiori società indagate a riguardo è Atlantis (detentrice di autorizzazione AAMS nonostante abbia sede legale alle Antille Olandesi), il cui rappresentante legale è Amedeo Laboccetta, ex An ora in forza al PDL. Lo scorso novembre mentre la Guardia di Finanza stava perquisendo l’ufficio del presidente di Atlantis, tale Francesco Corallo, Laboccetta è entrato di nascosto ed ha sottratto un “suo” computer invocando l’immunità parlamentare di fronte ai finanzieri. Per la cronaca, Francesco Corallo è il figlio di Gaetano Corallo, condannato per associazione a delinquere e grande esponente mafioso in stretto contatto con Nitto Santapaola.

Il processo alle società concessionarie comunque prosegue, e nel febbraio di quest’anno la Corte dei Conti condanna le dieci indagate al versamento immediato di 2,5 miliardi di euro di sanzione (ad oggi non ancora versati) e impone una sanzione anche agli ex-vertici dei Monopoli di Stato per circa 9 milioni di euro.

Certo, cifre ben diverse dagli accertati 98 miliardi.

E soprattutto, verranno mai versati?

Pensate bene: accise sulla benzina, Imu, pensioni, addizionali regionali e comunali, ticket… continuiamo a pagare. E loro continuano IMPUNITI ad evadere.

Perchè?

Inchiesta completa del Secolo XIX

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