Moratoria dei mutui fino al 2017. Quanto ci costerà?

Mutui sospesi fino al 2017, ma l’operazione non è gratuita
La legge di Stabilità introduce una moratoria fino al 2017 per pmi e famiglie per congelare il rimborso della quota capitale. Ma ci sono anche molti svantaggi…

Non è la prima volta che viene introdotta una moratoria su mutui e finanziamenti bancari: negli ultimi anni, per far fronte alla crisi impellente, è stato sottoscritto un accordo tra ABI e i vari Governi per procastinare il pagamento delle quote capitale di ogni prestito, fino ad oggi è sempre stato di 12 mesi.

Questo cosa comportava nella realtà?

Molto semplicemente si finiva per pagare un anno aggiuntivo di interessi alle banche, e se si considera che gli interessi sono la maggior parte di ogni rata pagata, concretamente, a meno che non si fosse in una fase avanzata nel rimborso, le rate diminuivano di molto poco, con un minimo vantaggio per le imprese e le famiglie, che a conti fatti pagavano molto di più di quanto avrebbero versato continuando il piano di ammortamento iniziato.

La Legge di Stabilità 2015 ha stabilito tre anni di sospensione per i debiti bancari delle micro, piccole e medie imprese, oltre che per le famiglie: dovrà essere siglato un accordo entro marzo di quest’anno tra Abi ed organi governativi.

Nel frattempo è stata prorogata di altri tre mesi, fino al 30 marzo 2015, la sospensione dei mutui delle pmi stabilita a luglio, che ha già permesso la sospensione di 13 miliardi di euro di mutui per ben 40mila piccole e medie imprese.

Ma quali sono i requisiti per accedere alla moratoria?

Innanzitutto le pmi beneficiarie dovranno essere “in bonis“, senza cioè posizioni debitorie classificate come “sofferenze”, “partite incagliate”, “esposizioni ristrutturate” o “esposizioni scadute/sconfinate” da oltre 90 giorni.

Per quanto riguarda invece il congelamento dei mutui delle famiglie, è probabile che i nuovi accordi vengano modellati su quelli già in vigore dall’aprile 2013 tra Abi e associazioni consumatori, che prevedeva la sospensione dei rimborsi in caso di condizioni di particolare difficoltà, come quelle determnate da perdita del lavoro, morte di un congiunto ecc.

E già questo rappresenta un problema non da poco, specie per le imprese, proprio all’indomani dell’uscita degli indici di sofferenza bancaria che nel 2014 hanno subito un’impennata.

L’operazione ovviamente non sarà a costo zero: come per le altre moratorie di cui sopra, durante tutto il triennio della sospensione, i mutuatari dovranno continuare a pagare gli interessi.

Il costo dell’operazione in termini di oneri finanziari sarà così più elevato di quanto concordato in precedenza.

Inoltre il conto dell’operazione aumenterà in quanto gli istituti di credito sono soliti calcolare gli interessi sull’intero debito residuo e non sulle rate sospese.

Ed aggiungo che, come per chi ha già usufruito di moratoria su mutui e finanziamenti garantiti da confidi, anche in questo caso dovrà essere versato un obolo sostanzioso a questi enti per l’estensione della garanzia, considerando i tre anni non sarà certo una cifra irrisoria.

Va inoltre specificato che per i canoni di leasing la sospensione è applicata non per tre anni ma per un periodo inferiore. Infine va ricordato che non è ancora chiaro se i mutui andranno sospesi per forza per tutti i tre anni o se invece si potrà scegliere il periodo in cui applicare la sospensione.

In sintesi, posto che è sufficiente saltare una rata degli interessi per vedersi revocare la moratoria e segnalati in Centrale Rischi, siamo certi che sia uno strumento a vantaggio di imprese e famiglie, oppure l’ennesimo modo per consentire alle banche di speculare sulle disgrazie altrui?

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