L’Ittierre siamo noi! Lo scandalo di un’azienda su cui si basa l’economia del Molise

 

ITTIERRE.   Chissà chi di voi ne ha sentito mai parlare?

Quanto mi appresto a scrivere è pura verità, ed è forse uno degli articoli più dolorosi che abbia mai scritto, perchè è un intreccio di potere, malaffare, collusione, tutto sulle spalle di centinaia di famiglie del Molise.

Partiamo dall’inizio.

Nei suoi tempi migliori, la Ittierre Spa era una potenza nel settore tessile che fatturava oltre un miliardo di euro di ricavi all’anno: produceva le linee giovani di Versace, Dolce & Gabbana, Ferre’ e tantissimi altri.

Il Suo quartiere generale a Pettoranello del Molise era persino dotato di un sofisticatissimo congegno, per cui i creativi degli uffici stili dei singoli marchi potevano varcare la porta d’ingresso solo appoggiando il palmo della mano, per evitare che gli uni non “copiassero” dagli altri.

La Holding, era riuscita negli anni a creare una storia di innovazione che rendeva fieri non solo il Molise ma tutta l’Italia, ed aveva costruito un indotto, grazie al quale c’erano migliaia di persone che ne dipendevano, diventando in breve il supporto dell’intera economia della Regione Molise, altrimenti priva di poli industriali tali da permettere dignitosa occupazione.

Poi è andato tutto a catafascio, con gravissimi errori strategici da parte di imprenditori, manager, enti locali – per non parlare dei tre commissari straordinari nominati dal Governo, totalmente privi di visione – che hanno messo in ginocchio anche il Pil della regione.

Ora il Tribunale di Isernia ha dato il via libera alla proposta di concordato preventivo, accettando l’offerta dell’imprenditore lombardo Antonio Rosati, vicepresidente del Genoa, a capo della Hdc Holding (nautica, metallurgia, immobiliare), che pagherà 18 milioni per le giacenze di magazzino e altri 4 per i marchi.

Con l’affitto del ramo d’azienda, informa l’Agi, saranno riassorbite subito 50 unità e a regime diventeranno 250.

L’assenza di politica industriale nel nostro Paese passa anche da questa dolorosa storia.

Già, perchè non è la prima volta che accade una situazione del genere nella storia della società, che solo con questo ultimo concordato è riuscita a creare in meno di due anni un buco di oltre 67 milioni di Euro.

Nel 2009 l’azienda è stata dichiarata insolvente dal Tribunale di Isernia, quindi costretta a vendere gli otto marchi principali che gestiva in esclusiva ed a passare in Amministrazione Controllata per salvarla dal fallimento, poi un primo concordato ed ora un secondo.

Un disastro annunciato, addirittura definito dalla Uiltec una delle criticità più difficili da risolvere in Molise.

Chi paga per tutto questo?

I creditori, certo, che forti di una garanzia data direttamente dalla Regione, hanno continuato ad alimentare il ciclo produttivo dell’azienda. 

Esiste però una categoria che paga per tutti gli illeciti fatti.

I dipendenti, ovviamente, che prima hanno gioito perchè sono riusciti ad ottenere almeno la cassa integrazione straordinaria, ma poi hanno visto spegnersi ogni entusiasmo perchè la procedura richiederà almeno sei mesi, ed oltre 600 famiglie del Molise sono sul lastrico perchè già da due mesi non percepiscono lo stipendio.

Perchè, insomma, parliamoci chiaro, qualcosa non torna.

Nonostante il settore lusso non abbia subito più di tanto la crisi profonda che ha colpito l’Italia degli ultimi anni, gestendo in esclusiva griffes tra le più importanti al mondo, come è possibile che Ittierre sia finita in questo burrone?

E così, girando via internet, trovo un gruppo su facebook, L’Ittierre siamo noi, che unisce la protesta di tutti i dipendenti della società, lesi in ogni loro diritto.

E parlano, senza remore, perchè hanno la forza della verità dalla loro.

Contattato il Responsabile del Gruppo, mi chiede di pubblicare questo: in ogni sede, da quelle ministeriali a quelle politiche locali ed anche nazionali, abbiamo sempre evidenziato come il know-how dell’Ittierre (di quella vera, antecedente all’era Bianchi) sia un qualcosa da tutelare, in quanto, qualora andasse perduto, sarebbe difficile ricostituirlo. Ittierre era una “macchina da guerra”, dove ognuno sapeva perfettamente cosa fare, in quanto i meccanismi si erano così perfezionati nel tempo, che tutto veniva in automatico. Il nostro obiettivo era quello di trovare un imprenditore che volesse recuperare questo know-how, e questo era il messaggio che volevamo estendere a livello nazionale. Nonostante tutto ancora oggi questa sarebbe un’azienda (intesa come capitale umano) pronta a ripartire immediatamente. Invece, purtroppo, non c’è stata quella forza e volontà politica nel proporre ai grandi nomi del settore tale progetto.

Scrivono: “Sono arrivate in questi giorni da parte del commissario Ferreri tramite PEC gli elenchi dei creditori chirografari e non, per il concordato preventivo, un dato su tutti stupisce: la Albisetti avanza da Ittierre quasi 1,5 milioni di euro…
Ci avranno venduto le mutande placcate d’oro?”

Sperano di ripartire: ma fino ad ora nessuna certezza.

Se non la rabbia di perdere un valore tanto importante.

Negli anni scorsi non hanno avuto paura a scendere in piazza e a denunciare la falsificazione di prodotti: 

(ANSA) – ISERNIA, 5 AGO – Strade di Isernia bloccate dal corteo dei dipendenti Ittierre, polo tessile di Pettoranello del Molise (Isernia), per effetto della manifestazione promossa nell’ambito delle sciopero che va avanti da quasi due settimane contro il mancato pagamento delle spettanze di giugno e luglio. Molti i cori contro il presidente della Ittierre, l’imprenditore di Como, Antonio Bianchi. Quindi, tappa del corteo dinanzi la sede della Guardia di Finanza al grido: ”Fiamme Gialle non vogliamo capi falsi”.

questo è un marchio prezioso ed autentico, vero Made in Italy, da difendere coi denti.

Non possiamo permettere che un’altra eccellenza italiana faccia questa fine.

Vi invito ad iscrivervi alla pagina facebook: L’ITTIERRE SIAMO NOI: leggerete quello che non potete neppure immaginare.

Apprenderete il coraggio delle famiglie di 600 dipendenti, senza calcolare l’indotto, che sono pronte a salire sulla barricata per difendere il proprio diritto al lavoro, senza paura di denunciare “strani magazzini” esistenti in azienda in cui nessuno poteva accedere, tanto per dirne una.

Loro denunciano.

La politica e la magistratura, al solito, TACCIONO.

 

Cari amici Dipendenti Ittierre, io sono a disposizione Vostra per qualsiasi comunicato mi chiediate di pubblicare.

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