Il mercato dell’auto riprende ovunque tranne che in Italia. Ci sarà un motivo?

Diciamocelo chiaro: il mercato dell’auto, come quello immobiliare, sono sempre stati tra i settori trainanti dell’economia italiana, non tanto per i guadagni, ma per l’indotto che creano soprattutto per i posti di lavoro.

Le notizie di questi giorni parlano chiaro: in Europa il mercato interno finalmente dopo un anno abbondante sta tornando alla crescita, presentando un più 5,5% nelle immatricolazioni rispetto a settembre dello scorso anno.

Crescono soprattutto Francia (+3,4%), Regno Unito (+12,1%) e Spagna (+28,5%), mentre calano ancora Italia (-2,9%) e Germania (-1,2%). Certo, se si va il paragone dei primi 9 mesi del 2012 rispetto a quelli del 2013, i risultati sono ancora negativi, tranne per la Gran Bretagna che registra un + 11%.

Il Gruppo Fiat negli ultimi 12 anni ha perso la metà della sua fetta di mercato europea.

Ma il punto non è questo. Evidentemente Fiat non ha investito in R&S, e questi sono i risultati.

La domanda da farsi corretta a mio parere invece è: perchè in Italia il mercato non riprende, tanto da essere ai livelli degli anni ’50?

La risposta è semplicissima: gli automobilisti per lo Stato Italiano sono una forma di bancomat immediata e sicura.

Facciamo qualche conto di cosa è successo a partire dalla fine del 2011.

L’IPT, ovvero l’imposta provinciale di trascrizione, che si paga sia nel caso di acquisto di una vettura nuova che di una usata, e che non è più fissa, ma la base di calcolo sono i KW delle vetture. Risultato: la media è il raddoppio, ma in tanti e tanti casi si è arrivato fino a 4 volte tanto rispetto al precedente modo di calcolo, dove c’era una base fissa e solo una minima parte veniva lasciata di competenza alle Province, che però negli anni precedenti avevano avuto il via libera per l’aumento, arrivando persino al 30% di più d 50 Province. Per non parlare dei trapassi, che sono sostanzialmente raddoppiati da un giorno all’altro, addirittura quelli in corso.

L’IVA è passata prima dal 20 al 21%, e da ottobre al 22%. E questo si riflette non solo sulle nuove immatricolazioni, ma anche sui trapassi, sugli interventi di riparazione, sui ricambi, sulle ore di manodopera. E soprattutto su benzina, diesel e gpl.

A questo proposito, sono aumentate le accise, e vuoi per il terremoto, e vuoi per un aiuto ai Comuni, dovrebbero essere una tantum, ma se stiamo ancora pagando quelle della guerra dell’Abissinia, c’è da sperare che almeno quella prima o poi la vinceremo così verrà tolta.

Aggiungiamo inoltre i tassi di interesse sui finanziamenti, che non sono arrivati ancora ai livelli del 1998, ma se continuano così ci arriveranno presto. Considerate anche che per fare un finanziamento praticamente ormai devi dare ipoteca sulla casa, sulla macchina, e magari meglio anche una bella cessione del quinto della pensione dei genitori.

Finisco dicendo che in Italia il parco auto circolante, al contrario di quanto uno può credere, per circa l’80% non supera l’Euro 2 come emissioni, pertanto si presume che prima o poi  sarà necessario un cambio di massa, perchè con le nuove normative presto queste vetture potranno circolare solo in periferia o in mezzo ai prati.

Soluzioni?

Certo non la rottamazione statale, che, nonostante abbia portato nelle casse statali maggiori entrate dovute all’Iva e alle imposte di messa in strada, ha falsato il mercato al punto tale che lo ha sostanzialmente bloccato, in quanto chi deve cambiare la macchina attende ancora la rottamazione.

Si ricominci a concedere detrazioni fiscali alle aziende, che grazie al governo Monti sono state diminuite al 23%. Poi per  le vetture, si creino delle aliquote iva crescenti, ovvero per le utilitarie o per le auto più ecologiche basse per salire sulle vetture di grande cilindrata. Bloccare la circolazione di tutte le vetture con targa straniera, tipo Porsche immatricolate in Serbia per non pagare le tasse (ed è famoso l’esempio di un ex parlamentare che ne ha parlato con grande leggerezza).

Fare maggiori controlli sui meccanici piccoli imprenditori, che spesso lavorano in nero evadendo iva e tasse, facendo contenti i clienti che però non sanno che così non sono coperti da garanzia.

Ridurre finalmente le accise sulla benzina, anche perchè è stato provato che il continuo aumento ha provocato un calo verticale del suo consumo, tanto da far tornare in auge la bicicletta.

Ed infine, emettere una legge che imponga alle finanziarie tassi più bassi e meno controlli sulla concessione del credito. Si sa che le maggiori finanziarie sono di proprietà delle banche, che sono state ricoperte d’oro dalla BCE ad un tasso dell1%. I finanziamenti ormai raggiungono quota 11%, e non è detto neppure che te lo concedano.

Occorre necessariamente una regolamentazione del mercato, perchè pure mia nonna capisce che se i consumi riprendono, aumentano anche le entrate fiscali, che sulle vetture aumentano.

 

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