E se fallisse una banca, cosa succederebbe?

Ormai anche i meno informati, ovvero coloro che si limitano a guardare tv e leggere i quotidiani, dovrebbero sapere che gran parte dei Consigli di Amministrazione delle Banche sono sottoposti ad indagini, se non a rinvii a giudizio, per illeciti penali, tra i più importanti l’usura.

Gran parte degli italiani, si spera, dovrebbero aver compreso che il debito pubblico, di cui già ampiamente discusso, è in realtà una truffa iniziata dal divorzio tra il Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, ovvero quando il nostro Paese ha perso la propria sovranità monetaria ed è stato costretto a rivolgersi ai mercati speculativi esteri per poter vendere i propri titoli: da quel momento il debito pubblico è cresciuto esponenzialmente, non perchè si spende di più di quanto si incassa, ma per la capitalizzazione dell’abnorme quantità di interessi che annualmente paghiamo per i nostri bond.

Ora vi voglio portare più avanti, in una questione che a mio parere molti si pongono, ma pochi hanno il coraggio di affrontare: cosa potrebbe succedere in caso di fallimento di una banca?

Per carità, i nostri politici si fanno in quattro per cercare di convincerci che questo in Italia non accadrà mai, ma i recenti risultati degli stress test europei dovrebbero portare a qualche legittimo dubbio.

Chi non si ricorda le code lunghissime davanti agli sportelli bancari, dopo i vari crac che si sono susseguiti dal 2008, Lehman Brothers in primis, con la speranza di recuperare i propri risparmi?

Credete forse che possa esistere qualcuno che, mettendo la mano sul fuoco, possa garantirci che in Italia non accadrebbe lo stesso? Io no.

Anche perchè, forse non ne siete al corrente, ma in Italia sono già fallite più banche, questa è la lista aggiornata, ma ad esempio Monte Paschi di Siena è al limite e non credo che i cittadini siano disposti a salvarla pagandone i debiti, frutto di azioni speculative illecite ed ammanchi causati dalla cricca di Mussari & c:

  • Banca Popolare di Spoleto
  • Banca Tercas- Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo
  • Banca Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna
  • Cassa di Risparmio di Ferrara
  • BCC di Alberobello e Sanmichele di Bari
  • BBC “San Francesco”
  • BCC del Veneziano
  • Banca dei Due Mari di Calabria Credito Coooperativo
  • BCC Euganea di Ospedaletto Euganeo
  • Banca delle Marche

Per noi semplici correntisti, ma anche per i più esperti azionisti, la principale preoccupazione è quella di conoscere cosa potrebbe accadere ai nostri risparmi o ai nostri pacchetti azionari in una situazione critica, causa di un’ipotetica dissolvenza della Banca stessa.

Le ipotesi più accreditate per uno scenario simile vedrebbero gli asset della banca messi in liquidazione. Questo significa, in altre parole, che il gruppo in fallimento verrebbe acquisito da un altro istituto di credito o, in alternativa, dallo Stato stesso, andando incontro a un processo di nazionalizzazione definitiva o temporanea. In entrambi i casi l’acquirente “erediterebbe” anche tutti gli obblighi verso i clienti della banca.

Su questo aspetto tornerò alla fine, perchè è davvero fondamentale.

I conti corrente, inoltre, godono di una tutela aggiuntiva: quella del Fondo interbancario di tutela dei depositi, riconosciuto dalla Banca d’Italia e sottoscritto dalle principali banche nazionali che non rientrino nel sistema del credito cooperativo. Il fondo costituisce una garanzia per tutti i depositi in contanti (e quindi non in titoli finanziari) entro un limite di 100mila euro, che di fatto raddoppia a 200mila euro nel caso di un conto con 2 cointestatari. Il rimborso viene effettuato entro venti giorni lavorativi dalla liquidazione coatta dei beni della banca fallimentare.

Anche gli investimenti sono al sicuro. Non c’è modo, infatti, per cui possano essere espropriati dagli istituti di credito. Le azioni, obbligazioni e gli altri titoli sono semplicemente depositati presso la banca, ma restano di proprietà del risparmiatore che vi ha investito. Diverso il caso delle obbligazioni emesse dal medesimo istituto di credito fallimentare; il loro valore di mercato cadrà a picco, ottenerne il pieno rimborso potrebbe richiedere tempi lunghi, e difficilmente il risparmiatore riuscirà a uscire dall’investimento senza perdite.

Ultimo aspetto che può interessare i clienti bancari sono i mutui e gli altri finanziamenti in essere. Chi spera nel fallimento della propria banca per smettere di pagare le rate del mutuo non dovrebbe farsi troppe illusioni. I rimborsi continuerebbero senza interruzioni di sorta, anche se i soldi sarebbero a quel punto raccolti dallo Stato o da altri istituti di credito a titolo di risarcimento dei debiti della banca fallita.

Quindi, sostanzialmente, tutto funzionerebbe come un normale fallimento, con un’aggiunta che un’impresa normale non ha: l’intervento dello Stato.

Ci si potrebbe chiedere se, chiamato in causa per un grande gruppo bancario, il Fondo sopracitato sarebbe davvero in grado di tutelare i cittadini come promesso, oppure diventerebbero una sorta di creditori chirografari di un normale fallimento, ai quali nella migliore delle ipotesi di media viene riconosciuto il 10% del proprio credito. Perchè nei casi di fallimento indicati, è intervenuto ma per cifre contenute, ed anzi, in alcuni casi, il fallimento della banca è stato conclamato da troppo poco tempo.

Ma fino a che non si prova, sono tutte supposizioni.

Ed allora, vado oltre.

Teoricamente i correntisti sono tutelati, i debitori continuano a pagare finanziamenti e mutui, ma a soggetti diversi.

Niente di cui aver paura.

Però qualche riga sopra ho sottolineato un fatto, su cui ho detto sarei ritornata: nazionalizzazione.

Per quanto mi riguarda MPS dovrebbe già esserlo, visto i buchi in bilancio di banca e fondazione, e le affermazioni risultate false circa il rimborso dei 4,5 miliardi di Euro ricevuti, per i quali è stata introdotta l’Imu, andata TUTTA nelle casse della banca, non per salvarla, ma per cercare di tappare tutto lo schifo che sta emergendo.

Ho scritto oltre un anno fa un articolo che parla di come la Germania utilizzi il Trattato di Lisbona per poter finanziare la propria economia, direttamente con prestiti BCE, tramite, attenzione, BANCHE NAZIONALIZZATE.

Ed allora, restando nell’ambito delle ipotesi, poniamo il caso che tutti i correntisti di una banca, la MPS ad esempio, che già è in debito verso i cittadini MINIMO  per la somma sopracitata, si presentassero agli sportelli ritirando i loro risparmi, cosa succederebbe?

Semplice: la banca non sarebbe in grado di assolvere a tutte le obbligazioni, e finirebbe in procedura concorsuale, con la grande possibilità di venire nazionalizzata.

A questo punto, l’Italia si troverebbe nella stessa situazione della Germania: possederebbe una banca pubblica ed avrebbe accesso ai finanziamenti BCE da utilizzarsi SOLO per l’economia reale a tassi bassissimi.

Bè, che dire, forse un fallimento non sarebbe poi tanto tragico, perchè si tornerebbe sostanzialmente ad essere uno Stato Sovrano… ma sto solo sognando. Forse.

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2 Risposte a “E se fallisse una banca, cosa succederebbe?”

  1. Direi che la cosa migliore sarebbe quello di NON PAGARE PER I DEBITI CHE UNA BANCA A CONTRATTO…. derivati e cartolarizzazioni… sono a carico di chi li ha contratti o peggio per quelli che loro sono in debito;))))

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