Disobbedienza civile

Quella che vedete qua sopra è una foto che in questi giorni ha fatto il giro del web: la coda dei miei concittadini per avere informazioni su come pagare le tasse.

Siamo ormai a dei livelli di tassazione impensabili, che ci portano a dover fare delle scelte dolorose, soprattutto se si è sempre stati ligi al dovere nei confronti dello Stato fiscale: pago le tasse o mangio? pago le tasse o i dipendenti? pago le tasse o mi curo? Pago le tasse o mi compro un paio di scarpe?

Le statistiche parlano chiaro: a dicembre si parlava di oltre cinque milioni e mezzo di famiglie italiane che hanno rimandato le cure per motivi economici, mentre gli sprechi nella sanità fanno notizia. Per non parlare della qualità del cibo acquistata, più scadente per lo stesso motivo, mancanza di denaro. Consumi contratti e tornati a livelli di oltre 20 anni fa, il tutto al punto che si è parlato di vivere l’effetto distruttivo di una terza guerra mondiale.

Nonostante tutti i paroloni utilizzati dai nostri politici, non da ultimo Letta nella conferenza stampa di ieri, la crisi non molla, ed i politici stanno attuando quello che da molti è stato definito il furto del secolo: la totale privatizzazione della Banca d’Italia, a completo vantaggio delle banche italiane, che grazie a questa manovra intascheranno oltre sette miliardi e mezzo di euro, più le nostre riserve auree. E NESSUNO NE PARLA.

Allora, si è ad un bivio, per poterci salvare come italiani, dal momento che al nostro Governo interessa dare diritti agli extra-comunitari per garantirsi nuovi bacini di voti, calpestano i nostri e violentando la nostra Costituzione e chi è morto per renderci liberi.

O si arriva alla guerra civile, ed è quanto mi auguro tutti vogliano evitare, oppure si fa un altro tipo di guerra, pacifica, ma di assoluto risultato: la disobbedienza civile. Senza aver paura di niente, perchè sono i nostri governanti che si stanno macchiando del reato di alto tradimento nei confronti del nostro Stato. Ricordatevi sempre: uniti si vince.

Cosa si intende per disobbedienza civile?

Secondo l’Enciclopedia Treccani:

disobbedienza civile Il rifiuto da parte di un gruppo di cittadini organizzati di obbedire a una legge giudicata iniqua, attuato attraverso pubbliche manifestazioni. La locuzione (civil disobedience) fu introdotta nel 19° sec., negli USA, dallo scrittore e filosofo H.D. Thoreau, imprigionato per essersi rifiutato di pagare le tasse legate alla guerra contro il Messico. La d. acquistò risonanza politica in India con il movimento di resistenza passiva proclamato su ispirazione di Gandhi dal comitato del congresso panindiano di Delhi (1921); iniziato con la salt tax protest march(marcia dall’interno alla costa per procurarsi il sale contro il monopolio britannico), ebbe fasi sempre più acute (nel 1930 fu estesa a ogni attività in rapporto col governo) e fu rilevante nel processo d’indipendenza dell’India. 

E’ sostanzialmente un mezzo di protesta sociale che si concretizza nel rifiuto di obbedire alle leggi ed ai decreti di un Governo: un mezzo non violento per contrastare normative inique.

Il filosofo americano Thoreau ne scrisse addirittura un trattato “Sul dovere della disobbedienza civile” nel lontano 1849:

«La massa degli uomini serve lo stato in questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i propri corpi […] Uomini del genere non incutono maggior rispetto che se fossero di paglia o di sterco […] Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo essere contenti di obbedirle, o dobbiamo tentare di emendarle, e di obbedirle fino a quando non avremo avuto successo, oppure dobbiamo trasgredirle da subito? […] Se mille uomini non pagassero quest’anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l’esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, “Ma cosa devo fare?” la mia risposta è: “Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni”. Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l’ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico, allora la rivoluzione è compiuta […] Capii che lo Stato era uno stupido, che era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d’argento, e che non sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che m’era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si confronta mai intenzionalmente con il sentimento d’un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato d’intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della mia. Essi mi costringono a diventare come loro…»

Rifletteteci bene. E’ qualcosa assolutamente alla nostra portata e se ben organizzata provoca terremoti in qualsiasi istituzione.

C’è una foto che è rimasta impressa nella mente di tutti, e è proprio il simbolo della disobbedienza civile, uno studente, solo, che blocca l’avanzata dei carri armati cinesi:

Se l’ha fatto lui, da solo, PERCHE’ NON POSSIAMO FARLO NOI UNITI?

Noi italiani siamo un popolo di brontoloni, ci lamentiamo sempre ma non agiamo mai. Ora è il momento di tacere ed agire.

Ghandi prima dell’inizio della marcia non violenta che lo vide vittorioso:

è necessario che non si manifesti neppure una parvenza di violenza anche dopo che noi saremo stati arrestati. Noi abbiamo fermamente deciso di far ricorso a tutte le nostre risorse per portare avanti una lotta esclusivamente nonviolenta. Nessuno deve consentire che l’ira lo faccia deviare da questa via. Questa è la mia speranza e la mia preghiera. […]

Pongo soltanto una condizione, e cioè che il nostro impegno ad attenerci alla verità e alla nonviolenza come gli unici mezzi per il raggiungimento dello Swaraj (l’autogoverno nonviolento, ndr) venga rigorosamente rispettato. Per il resto, ognuno ha piena libertà”.

 

 

 

 

 

 

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