Come evitare il pignoramento del conto corrente


 

Facciamo un brevissimo sunto della situazione attuale che si trovano a dover affrontare gli italiani, sempre più in crisi ed indebitati per mancanza di lavoro.

Fino a poco tempo fa, banche, finanziare e fisco avevano gioco facile:pignoravano la casa e la mettevano all’asta, spesso al di sotto del suo valore di mercato, lasciano le persone in mezzo alla strada.

Ma ora, la Corte di cassazione, con la sentenza n. 19270/2014 depositata lo scorso 12 settembre, estende il blocco dei pignoramenti sulla prima casa, introdotto dal decreto del fare, ai procedimenti intrapresi prima dell’entrata in vigore della norma, quindi con effetto retroattivo. Non solo. Recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, la nr. C34-13, sancisce la casa come un diritto inviolabile e quindi impedisce anche alle banche il suo pignoramento.

Cosa possono aggredire quindi banche e fisco nei confronti dei loro creditori?

Sappiamo che il pignoramento all’interno della casa è soggetto a vincoli imprescindibili da tempo, e che raramente si avvarranno su qualcosa che avete nella vostra abitazione, a meno che non possediate opere d’arte o gioielli di valore inestimabili: parliamoci chiaro, un divano magari distrutto costa di più in spese di asta che in recupero di denaro.

 I conti correnti.

Si, una volta scoperti, quelli sono pignorabili ed aggredibili al100%.

Certo, si può fare opposizione al Giudice, dimostrando che sono la tua unica fonte di reddito, dove vengono accreditati stipendio e pensione che, sempre per il Decreto del Fare, se sono al di sotto dei 2000 € ( e chi li vede) possono essere pignorati fino ad un massimo di un quinto.

Ma ci vogliono comunque mesi per ottenere un riconoscimento del genere, un avvocato, occorre spendere soldi che magari non si hanno, per poter riavere quanto è nostro diritto possedere: già, perchè ormai persino i pensionati grazie a Monti sono costretti ad avere l’accredito bancario del proprio emolumento, ed il blocco di scambio monetario in contanti al di sopra dei 1000 € impedisce di fatto ai lavoratori di poter fare in modo diverso.

Ed allora, se avete pendenze con fisco, banche, finanziarie e creditori terzi, esistono dei semplicissimi escamotage da mettere in pratica subito, non ieri, e che vi mettono al sicuro quanto meno per una buona parte della vostra piccola riserva, perchè quando questi “signori” pignorano, lo fanno completamente, sulle cifre presenti e su quelle future.

1 | Chiedi l’apertura di credito e lascia il conto in rosso ma nei limiti del fido   Un conto in cui non c’è niente non può essere pignorato (questo è ovvio). Ma non può neanche essere utilizzato dal titolare. C’è però una via di mezzo che consente di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Con il contratto di apertura di credito (cosiddetto “fido”), il correntista ottiene dalla banca la possibilità di prelevare dal proprio conto, non solo le somme che vi ha depositato, ma anche una somma ulteriore che gli viene prestata di volta in volta dall’istituto di credito. In tal modo, il saldo resta formalmente “negativo”, ma è un debito autorizzato in anticipo dalla banca. L’importante è non sforare il limite concordato in contratto. – Questo però ha un costo: i fidi bancari spesso e volentieri sono usurati, vengono applicati degli interessi che poco per volta si mangiano il capitale, e, sentite bene, persino se non li utilizzate, ma solo perchè vi sono messi a disposizione. Mica male le trovate delle banche, eh? Inoltre in caso di pignoramento il fido verrebbe bloccato e inutilizzabile.

2 | Preleva tutti i giorni dal conto   Nulla vieta di prelevare i soldi dal conto corrente – per esempio, quelli che vengono versati mensilmente dal datore di lavoro per lo stipendio o dall’Inps per la pensione – e poi depositarli in un altro conto, intestato questa volta a un familiare. In tal modo, il primo conto sarà sempre a saldo “0” e il pignoramento non troverà consistenze da pignorare. Dall’altro lato, il secondo conto non potrà mai essere pignorato perché formalmente intestato a un altro soggetto. C’è però da dire che tenere un conto corrente perennemente a zero o poco sopra, non impedirà che i successivi emolumenti verranno lì accreditati, ed in quel caso i falchi aspettano per poter bloccare il tutto.

3 | Cointesta il conto corrente con un familiare   Il conto corrente cointestato non può essere pignorato per intero, ma nei limiti del 50%. E questo è il primo indiscutibile vantaggio.   Inoltre, nel caso di conto cointestato, Equitalia non può attivarsi con la procedura “speciale” che le consente di bloccare il 100% conto senza passare dal tribunale e, quindi, senza l’udienza di assegnazione delle somme. Infatti, il conto bancario o postale cointestato rientra tra i cosiddetti “beni comuni indivisi” la cui espropriazione può avvenire solo davanti a un giudice il quale è tenuto a controllare la regolarità delle operazioni di divisione.   La diversità di disciplina si giustifica per il fatto che, se Equitalia procedesse secondo la normale riscossione esattoriale, finirebbe per pignorare l’intero conto, il cui 50%, però, appartiene a un soggetto diverso, che non è debitore.   Al contrario Equitalia deve provvedere secondo le norme del codice di procedura civile valide per tutti i pignoramenti presso terzi: ossia con citazione a un’udienza davanti al tribunale. La banca, prima dell’udienza, invierà una lettera al creditore in cui gli indicherà le somme presenti in conto. A questo punto solo dopo la divisione del bene comune, ossia il conto corrente, il giudice potrà autorizzare l’assegnazione del 50% del conto (o della somma pignorata).   La Cassazione inoltre ha avuto più volte modo di chiarire che  nel conto corrente bancario cointestato a più persone, le parti di ciascuno dei debitori e creditori solidali si presumono uguali – cioè al 50% – se non risulta diversamente.

4 | Apri un conto di riserva ma con un’altra banca   C’è ancora una via di salvezza. Avere un secondo conto consente, qualora intervenga un pignoramento su quello principale, di far affluire tutti i successivi pagamenti in quest’ultimo deposito, lasciando di fatto all’asciutto quello che è stato bloccato (meglio se, nel frattempo, è usata la precauzione numero 2).   È importante che il conto di emergenza sia instaurato con una seconda banca: infatti il pignoramento del conto viene notificato alla banca come soggetto unitario, invitandola a bloccare le somme presenti sul conto, qualsiasi esso sia, quindi ogni somma di denaro, crediti, corrispettivi, trattenute, conti correnti, depositi azionari ed obbligazioni, titoli di Stato e qualsivoglia altro bene fruttifero e non, intestato al debitore, fino alla concorrenza del credito pignorato.

5 | Dimostra che sul conto depositi solo lo stipendio o la pensione   Il tema è delicato e presuppone una premessa che ormai è a tutti nota. Con l’obbligo, imposto dalla legge, di accreditare le pensioni superiori a mille euro in un conto corrente, il creditore può arrivare a pignorare ben oltre il limite di un quinto (imposto dal codice civile): e ciò perché, secondo la giurisprudenza, una volta che le somme sono depositate in banca, confondendosi con gli altri risparmi e ricavi, possono essere pignorate al 100%. Lo stesso discorso dicasi per gli stipendi, che ormai vanno pagati sempre con strumenti tracciabili e, quindi, di norma con accredito sul conto.   Per evitare, allora, che il creditore – massimamente Equitalia, che sa bene dove depositiamo i soldi – blocchi tutto lo stipendio (perché depositato in conto) e non solo il quinto (come invece dovrebbe essere), si deve evitare di movimentare il conto corrente con versamenti diversi da quelli della pensione o dello stipendio. Stando infatti a una sentenza del tribunale di Savona, si può impedire che Equitalia – o qualsiasi altro creditore – pignori tutto il conto corrente del pensionato o del dipendente qualora questi riesca a dimostrare al giudice che, all’attivo del conto, vi confluiscono solo la pensione o lo stipendio. In tal caso, è possibile far applicare la regola generale in base alla quale la pensione o lo stipendio non possono essere pignorati fino al minimo vitale (525,89 euro) e, per la residua parte, solo nei limiti di un quinto.

Questi sono gli escamotage conosciuti fino ad oggi, che richiedono tra l’altro una buona dose di attenzione continua, perchè basta una semplice svista per vederli annullati in un momento.

Ma le banche, nella loro bramosia di guadagnare sempre di più e di garantirsi la copertura di un mercato vergine che sta purtroppo allargandosi a macchia d’olio, ha creato uno strumento che gli si sta ritorcendo contro: le carte ricaricabili dotate di IBAN.

Inizialmente studiate per i protestati, i falliti o comunque per tutti coloro che non potevano avere un conto corrente, queste carte, che lavorano solo su fondi esistenti in attivo, danno la possibilità grazie all’Iban di ricevere pensioni, stipendi, di fare pagamenti… e … cosa ancora più interessante, non sono vincolate ad alcun conto corrente, non sono segnalate se al di sotto dei 12.500 €  di disponibilità, possono essere intestate a chiunque, ci sono persino banche che le intestano a ragazzi di 14 anni compiuti, e si gestiscono completamente online.

Forse non capite la portata di questa situazione:io ho un problema con diversi creditori, ma devo pur vivere, giusto? So che la casa non me la possono più toccare, ma possono congelarmi stipendio e pensione per mesi, prima che un giudice decida che è possibile farlo solo entro certi limiti.

Ebbene, io intesto una carta con iban ad un famigliare, che non ha alcun tipo di pendenze, mi tengo i codici che mi permettono di continuare ad agire come se fosse il mio conto corrente, ed il gioco è fatto.

Ma attenzione, fatelo subito. In commercio ormai ne esistono a milioni, la cosa importante è farlo prima che ci possa essere un’azione di pignoramento.

Combattiamo il sistema con le sue stesse armi. E’ il nostro cavallo di troia.

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