Caro Saviano, la legge è uguale per tutti.

Un eroe: così è giudicato dai più Roberto Saviano, autore di Gomorra, libro con il quale ha avuto il “coraggio” di andare contro la Camorra e soprattutto di diventare milionario.

Vive sotto scorta da anni per le minacce del Clan dei Casalesi, dei quali lui ha parlato abbondantemente e con dovizia di particolari, di fatti già accaduti in passato.

Posto che per me il termine EROE è adeguato solo a personalità come Falcone e Borsellino, in questo articolo eviterò di esprimere ogni opinione personale a riguardo, ma mi atterrò solo ai fatti.

FATTO

21 Settembre 2012

Roberto Saviano e Mondadori sono condannati in solido per plagio per Gomorra e costretti a pagare 60.000 € per risarcimento.

In sua difesa, Saviano dice che sono state copiate solo poche pagine su 331 complessive e che ricorrerà in Cassazione: è come dire che Belsito si difende dicendo che ha rubato solo 13 milioni di euro, contro i miliardi rubati dall’insieme di tutti gli altri.

Un reato è un reato, e con tutte le attenuanti del caso deve essere punito. Strano che proprio chi si è disegnato il ruolo di paladino in difesa della legalità, risponda in questo modo.

FATTO

19 luglio 2012

Nuova accusa di plagio, questa volta da Legambiente, che comunque cerca di difenderlo assumendosi la colpa di essersi dimenticati di inserire le virgolette che indicano la fonte del proprio scritto. Il Fatto Quotidiano prima e Libero poi spiegano l’accaduto:

Questa volta il caso è clamoroso: lo scrittore sotto scorta per le minacce del clan dei Casalesi ha ripreso pari pari, identici, dei passaggi del capitolo scritto nello stesso libro da un altro autore. Nel mirino ci finisce il rapporto Ecomafia 2012 elaborato da Legambiente sulle ecomafie italiane, venduto a 24 euro e presentato una settimana fa a Roma alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e del ministro dell’Ambiente,Corrado Clini. Prefazione e quarta di copertina sono firmate da Saviano. E sulla quarta c’è una frase sulla necessità di denunciare le storture della mafia. Nelle sette pagine, l’autore di Gomorra sottolinea l’importanza del rapporto di Legambiente. Quindi Saviano passa in rassegna gli enti locali azzerati nel nord Italia. Peccato che nel medesimo volume ci sia un capitolo firmato da Giovanni Tizian, anche lui sotto scorta, intitolato Il sacco del nord che affronta lo stesso argomento.

FATTO

18 MAGGIO 2012

 L’autore di Gomorra, già accusato in passato di aver copiato alcuni stralci del suo best seller senza citare le fonti originali, è di nuovo alle prese con un’accusa di “plagio”. A lanciargliela, sulle colonne del Fatto Quotidiano, è Giampiero Rossi, autore di due libri: “La lana della salamandra” e “Amianto. Processo alle fabbriche della morte”. Da entrambi, Saviano avrebbe tratto importanti stralci nel suo monologo, senza citare però Rossi che ha scritto:

“Ho apprezzato che una voce molto ascoltata abbia deciso di affrontare questo argomento al quale, da giornalista e da cittadino, mi sono appassionato al punto da dedicarvi anni di lavoro ininterrotto che finora hanno portato alla pubblicazione di due libri. Di conseguenza mi ha inevitabilmente gratificato il fatto che tu, l’altra sera, abbia scelto di attingere a piene mani dal mio lavoro. Anzi, dai miei lavori, dal momento che i libri dai quali sono stati palesemente tratti diversi passaggi del tuo bel monologo sono due: La lana della salamandra, che proprio il direttore del giornale che oggi ospita questa lettera pubblicò in allegato all’Unità nel 2008 (e che poi è stato tradotto e pubblicato in Spagna, Francia, Brasile e Messico), e il recentissimo Amianto. Processo alle fabbriche della morte che invece racconta tutto il processo Eternit, arricchito dalle emozioni e dai ricordi dei familiari delle vittime. QUELLO CHE ho trovato assai meno piacevole, però, è una certa mancanza di riconoscimento per chi quel lavoro lo ha realizzato. Tu lo sai bene, fare un’inchiesta, una ricostruzione storica, un racconto completo di vicende complicate ed enormi, come questa, comporta davvero tanta pazienza, volontà, tempo, passione. Perché, dunque, non riconoscere a chi ha investito tanto, almeno la paternità di quel suo lavoro?“.

Rossi ha riconosciuto che nello schermo dello studio in cui stava parlando Saviano, sono comparse vere e proprie citazioni dei suoi libri, con tanto di indicazione della fonte. E si è chiesto perché lo scrittore non l’abbia riferita anche a voce.
«Ho notato, tra l’altro, che per i pochi fotogrammi proiettati alle tue spalle, qualcuno ha avuto la premura di citare la fonte. Perché per le immagini sì e per le parole no?»
«Eppure» ha ricordato infine il giornalista «proprio le ‘parole’ sono state il cuore della trasmissione», concludendo: «Sono sicuro che citare chi ha fatto cose che hai trovato interessanti e utili non toglierà assolutamente nulla al tuo valore e al tuo prestigio. Buon lavoro».

http://www.youtube.com/watch?v=gNDqjmtxwgs

Ecco il video tramite cui Giampiero Rossi ha scoperto il plagio nei suoi confronti.

Consiglio l’interessantissimo articolo di Giampiero Rossi apparso su Il Fatto Quotidiano.

FATTO

31 MARZO 2011

Saviano viene accusato di plagio dal settimanale albanese Investigim, rivendicando la titolarità di un’inchiesta che dimostrava i legami tra Camorra e Sigurimi (i servizi segreti albanesi durante la dittatura comunista). “Saviano riconosce il diritto d’autore solo quando si tratta di firmare contratti milionari con aziende di Berlusconi. Mentre il diritto d’autore non si applica ai giornalisti albanesi”, ha scritto nel suo editoriale Alket Aliu, direttore del settimanale Investigim.

 FATTO

25 MARZO 2009

Su un’intervista apparsa sul Corriere della Sera, Saviano tira addirittura in ballo Enzo Biagi per difendersi dalle accuse di plagio: «Lui mi disse – ha ricordato – “sei arrivato davvero quando fanno un falso del tuo libro e ti accusano di plagio” e io ce li ho tutti e due». 

Compreso una condanna per plagio, si arriva a ben tre.

FATTO

18 MARZO 2009

Un cronista napoletano, Simone de Meo, giornalista freelance, accusa Saviano di aver copiato lettera per lettera alcuni suoi articoli, di aver carpito sue inchieste giudiziarie e di averle usate come se fossero farina del suo sacco, senza neppure degnarlo di una citazione a fine pagina.

«Non ci sono parole per esprimere la grande sorpresa avuta nel leggere il contenuto del libro: tutto ciò che avevo scritto per il giornale circa determinati argomenti, tutto ciò che avevo raccontato confidenzialmente, in totale buona fede ed in modo del tutto ignaro dai reali propositi del giovane free lance (quale era all’epoca Saviano, ndr)» a Saviano «era stato lievemente manipolato e, in alcuni casi, trasposto integralmente senza citare la fonte, per dar vita a un libro che da molti veniva salutato come un lavoro inedito». Svariati passaggi del libro, a detta di Di Meo e di altri cronisti napoletani citati, «sembravano essere il risultato di un evidente rimaneggiamento di articoli di cronaca nera di altrui paternità che senza difficoltà Saviano amava attribuirsi (…) sostenendo di essere stato presente a eventi o circostanze che giammai lo hanno visto presente», come nella prima uscita processuale del boss Paolo Di Lauro.

 

In definitiva, molto meglio Goldrake.

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