La banca non risarcisce? Nessun problema. Pignorata.

Una banca viene pignorata perchè non paga.

Scusatemi, ma quando ho letto questa notizia mi sembrava di essere stata catapultata all’istante in un film di Totò, ed invece è tutto vero.

Solo in Italia. Ma ne siamo sicuri?

Succede nel Molise, a Campobasso, dove la succursale di zona di una banca, della quale non è lecito conoscere il nome (e qui si deve aprire una disquisizione importante: perchè nonostante il furto viene tutelato il ladro?), viene citata da un correntista che verifica che il proprio conto corrente bancario è affetto da usura penale ex legge 108/96.

Fino a qua nulla di strano, le citazioni verso le banche sono ormai talmente tante che l’efficientissima Procura di Trani, prima in Italia, ha deciso di vederci chiaro e di mettere sotto inchiesta penale tutti i CDA dei maggiori gruppi bancari italiani, Ufficio di Vigilanza di Banca d’Italia compreso, proprio per il reato di cui sopra.

La banca perde in giudizio e viene condannata al risarcimento di oltre 200.000 €.

Quindi, per chi non l’avesse capito, in parole povere la banca ha RUBATO al correntista 200.000 €, tra spese eccessive, interessi sopra soglia e via discorrendo.

Passa il tempo, arriva il deposito della sentenza e si passa alla sua esecuzione.

Ma ciò nonostante, la  banca non fa il minimo cenno di allargare i cordoni della borsa, e persiste nel suo delirio di onnipotenza: non paga.

Solo che questa volta non si trova di fronte qualcuno che intimorito molla l’osso, ma tutto l’opposto.

E così i legali del correntista, non avendo avuto notizia alcuna dell’intenzione di pagare come da sentenza, notificano l’atto di precetto intimando il pagamento di quanto dovuto entro 10 giorni dalla notifica ,pena il pignoramento delle somme.

In data 31 luglio i legali si sono recati con l’Ufficiale Giudiziario di Campobasso presso la sede dell’istituto di credito, per procedere al pignoramento delle somme intimate con l’atto di precetto.

Cosa questa, di fronte al rifiuto di pagamento, prontamente effettuata dall’Ufficiale Giudiziario al quale la banca consegnava un libretto di deposito a risparmio.

Non so se ridere o piangere, sembra una scena da film eppure è la triste realtà: nonostante tutto quello che ricevono, nonostante tutti gli illeciti di cui si macchiano, le banche hanno la seria convinzione di poter fare ciò che vogliono.

Questo episodio riveste quindi un’importanza notevole poiché nella fattispecie è coinvolta proprio una banca.

“Le banche, ricorda il legale – quando devono avere dai correntisti non perdonano, soffocandoli con decreti ingiuntivi,atti di precetto, pignoramenti mobiliari ed immobiliari, mettendo letteralmente in ginocchio gli stessi. Quando sono loro a dover pagare (o meglio, a restituire quanto illegittimamente percepito) oppongono resistenza e fanno del tutto per ritardare la restituzione”.

Ma l’unico modo per uscire da questo strozzinaggio è usare le armi che utilizzano le banche proprio contro di loro e riportarle al loro compito istituzionale: finanziare l’economia reale.

Questa sarà la loro fine, se saranno fortunate.

Altrimenti il cammino verso la nazionalizzazione per il volere del cittadino è molto più vicino di quanto si possa credere.

P.s. vi rimando ad un mio precedente articolo, rileggetelo ora dopo questa notizia e capirete che non esiste una sola parola che non sia verità. Coraggio, combattiamo il nemico una volta per tutte.

Ah, piccola parentesi.

Questo non è il primo caso di una banca pignorata: la Banca di Campania di Torre Orsaia infatti era già stata condannata a risarcire l’imprenditrice Maria Piscitelli per oltre 500.000 € nel 2012, non ha pagato, ed il tutto si è concluso con un bel pignoramento e un assegno giustamente consegnato alla titolare dell’azienda, che si è potuta salvare da un fallimento certo, con il mantenimento di 20 posti di lavoro.

Allora, caro Renzi, qual’è il male della nostra economia? Non ascoltare il gatto e la volpe, il male sono le banche. Se continuate in questo modo a favorirle in ogni dove, ne pagherete le conseguenze.

Quando arriva la fame a tutti, la rivolta è immediata. E non sarà con secchiate di acqua gelida.

 

 

 

 

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