l’abolizione del P.R.A. con il nuovo Registro dei beni mobili registrati.

Se ne parlava da anni, che sia la volta buona?

Il Pra non è altro che uno spreco pubblico, visto che duplica letteralmente il lavoro fatto dalla Motorizzazione Civile.

La riforma della pubblica amministrazione e il nuovo Registro dei beni mobili registrati.

Va via definitivamente il P.R.A., il pubblico registro automobilistico, e al suo posto l’archivio dei beni mobili registrati (automobili, motocicli, ecc.) sarà gestito dalla Motorizzazione. Inoltre, sarà sufficiente la carta di circolazione ad attestare la proprietà del mezzo.
È questo l’effetto della riforma Madia sulla pubblica amministrazione approvata quest’estate [1].

Dunque, per veicoli e rimorchi ci dovrebbe essere un archivio unico (al netto di quelli tenuti dalle Regioni per il bollo auto, destinati a restare).
Già oggi Pra e Motorizzazione operano congiuntamente nell’ambito dello Sportello telematico dell’automobilista e l’accorpamento delle funzioni potrebbe comportare un grosso risparmio di spesa pubblica su personale e immobili.

La legge non dice molto altro e, sicuramente, ne sapremo di più solo quando usciranno i decreti legislativi che avranno il compito di attuare le nuove disposizioni: decreti che spetterà al Governo adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della riforma.

Cosa cambia con la cancellazione del P.R.A.

In verità, a cambiare è più che altro l’aspetto burocratico della tenuta della documentazione sui beni mobili registrati, ma non la loro qualità (o meglio “status giuridico”), che rimarrà la stessa: dunque, auto e moto saranno ugualmente soggette a ipoteca, al fermo di Equitalia (che si trasferiranno nel caso di passaggio di proprietà), alla dichiarazione di vendita nel caso di veicoli nuovi e all’atto di vendita per quelli invece usati (in questi ultimi due casi, resta anche necessaria l’autentica della firma, che può fare un notaio, qualsiasi altro dipendente pubblico come il personale della Motorizzazione o degli uffici comunali, e persino un privato come i responsabili delle agenzie di pratiche auto).

Con l’abolizione del P.R.A. sparirà anche il documento che tale ente rilasciava, ossia il certificato di proprietà. Già dalla fine del 2013 si parlava di un documento unico.
Dal punto di vista pratico, però, cambia poco: la carta di circolazione (che di fatto sarà il documento unico e continuerà a dover essere tenuta a bordo) certificherà (sempre fino a prova contraria, come il certificato di proprietà) anche la proprietà del mezzo. Stesso discorso (come già accade accade dal 2006) per i ciclomotori, con la differenza che per questi ultimi non ci vuole l’autentica della firma del venditore.

Quanto all’Ipt (Imposta Provinciale di Trascrizione), che attualmente paghiamo sulle nuove immatricolazioni e sui passaggi di proprietà dell’usato, già l’anno scorso il Governo ne aveva promesso l’abolizione, progetto poi abbandonato per mancanza di copertura economica. L’imposta grava in misura differente a seconda del veicolo: si va dai 150 euro delle utilitarie a qualche centinaio per gli autocarri, fino a oltre mille per alcune supercar.

[1] Ddl 3098

fonte: la legge per tutti

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